“After Life”: sopravvivere a un lutto, istruzioni per l’uso

After Life è una serie televisiva diretta e interpretata da Ricky Gervais, interprete del personaggio principale, intorno al quale si muove la storia, Tony. La vita di Tony è invasa da pensieri suicidi, è entrato in una profonda depressione dopo la morte della moglie Lisa. Un quarantenne antisociale che, tuttavia, decide di non togliersi la vita perché ancora legato al cane.

Quando inizia la prima stagione, la sua tecnica di sopravvivenza è fare tutto quello che gli passa per la testa senza preoccuparsi di nulla. Lo considera quasi un superpotere. Nella seconda stagione, invece, capisce di essere pronto per andare avanti ma è come se fosse ancorato al passato. È un uomo che ha perso la persona che amava e che si ritrova divorato da una spirale di sofferenza, circondato da amici che, comunque vada, non lo abbandoneranno mai. Una serie tv in cui le scene sono, in ogni episodio, sempre le stesse. Al mattino, colazione con il cane. Arriva Pat a consegnare la posta, un individuo strambo e sfaticato su cui Tony sfoga qualche frustrazione, dall’odio per la posta consegnata in mano e la fastidiosa abitudine del postino di leggere le cartoline degli altri.

Arriva in ufficio e stuzzica un po’ i suoi colleghi, a cominciare dal cognato. Matt è il fratello di Lisa, continua a preoccuparsi lui e della sua vita, lo considererà sempre parte della famiglia. I suoi vicini di scrivania sono la nuova arrivata Sandy e il goloso Lenny, senza dimenticare Kath, tutti parte di un giornale della fittizia cittadina di Tambury. Nonostante il dolore che si porta dietro come un bagaglio a mano, Tony riesce a riconoscere quando un amico soffre, non smetterà mai di avere una parola di conforto per tutte le persone che lo circondano. Non è l’unico ad attraversare momenti difficili, questo lo sa.

A questo, segue una delle tante uscite con Lenny alla ricerca del nuovo soggetto da intervistare per la

prima pagina, si incontrano i personaggi più strani: dal ragazzino che riesce a suonare due flauti con il naso, Bian l’accumulatore di oggetti e improbabile burattinaio, un signore che per anni ha imbucato lettere nella cassetta dei bisogni per cani. Una volta al giorno, anche due, va a trovare il padre. Avanti con l’età, vive in una casa di riposo, confuso tra presente e passato, la realtà è fusa ai ricordi e Tony non sempre lo sopporta. Nei minuti che trascorre dal padre incontra l’infermiera Emma, prova qualcosa per lei ma non smette di pensarlo come un tradimento nei confronti della moglie.

Quando va al cimitero, sulla panchina davanti alla tomba della moglie, incontra l’adorabile Anne. Un’anziana vedova che, nel corso degli episodi, è diventata una cara amica e confidente, un forte sostegno per Tony. Anne con la sua camicia di fiori blu, sempre lì per lui. E, alla fine, ritorna a casa. Una routine che si porta dalla prima stagione, quella malinconica ironia di una vita fatta di cinismo e nostalgia. Non fa che guardare e riguardare vecchi filmati di momenti passati con la moglie e quel video testamento che poco prima di morire la moglie, a causa di cancro, ha registrato. Come le cinque fasi dell’accettazione, queste sono le sue cinque fasi della giornata, tralasciando lo psichiatra e l’amica Daphne, la professionista del sesso.

Ricky Gervais mescola comicità e dramma per condurre Tony verso un solo obiettivo: la liberazione dalla sofferenza e il raggiungimento di un’ormai insperata serenità. After Life, disponibile su Netflix dal 24 aprile, è composta da brevi episodi di black humor, risate e lacrime in egual dose per insegnare che nessuno, a questo mondo, si salva da solo. Personaggi resi umani attraverso tutte quelle imperfezioni magistralmente delineate, messi insieme per celebrare, a modo loro, un inno alla vita. Una sorta di mappa per chi si sente a metà, per ricordare quali sono le cose che nella vita contano. Forse Tony non supererà mai la morte di Lisa, ma sicuramente sta trovando il modo per sopravvivere, e queste sono le sue istruzioni per l’uso.

After Life è consigliato a chi ha bisogno di quella comicità inglese. Non c’è niente di più bello che saper ridere della normalità, di se stessi, e a chi non dimentica mai che anche la tristezza fa parte della vita, sempre nascosta dietro una cattiveria o una pessima battuta.

CREDITS

Copertina – Media Center Netflix

Immagine 1 – Media Center Netflix

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