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“Prima Che”: la fine dell’amore secondo Daniele Silvestri

La fine di un rapporto d’amore è definito un po’ come un lutto, e non sempre si torna quelli di prima. Quando qualcosa di grande e bello finisce, è difficile anche vedere le proprie azioni con lucidità, senza farsi offuscare dalla rabbia o dalla tristezza. Prima Che è una canzone di Daniele Silvestri, amatissimo cantautore italiano classe ’68.

La traccia è uscita insieme a L’ultimo desiderio il 12 aprile, come estratto del suo ultimo album La terra sotto i piedi uscito poi il 3 maggio 2019. L’album include Argentovivo con cui Silvestri si è presentato al Festival di Sanremo del 2019 insieme a Rancore, grazie al quale vinse numerosi premi: Premio della Critica Mia MartiniPremio per il Miglior Testo Sergio Bardotti, Premio della Sala Stampa Radio Tv Lucio Dalla.

Le fasi dell’amore

Daniele Silvestri in realtà non ci parla necessariamente della fine dell’amore tra due persone, piuttosto della fine di una fase di questo.

Ma se potessimo scappare
Dall’idea che avrò di te.

L’autore è consapevole che la passione e le tipiche farfalle nello stomaco non dureranno per sempre. Secondo lui è inevitabile, dopo il primo periodo di innamoramento, un appiattimento del rapporto. Non ci sarà più quell’emozione ingenua nel vedersi, quel sentirsi in paradiso a ogni bacio. Sa che gli mancheranno anche i litigi che davano brio al rapporto, che poi si ridurranno a semplici discussioni in cui non è neanche più importante confrontarsi e conoscersi, diventano semplici scambi di battute. La fase di conoscenza è certamente eccitante, ma è inevitabile finisca.

Se riuscissimo a trovare ancora quell’ingenuità

Che ti fa sentire anche a casa anche non avendola

E senza sforzo fingere di non sapere già

Com’è che andrà.

L’amore scorre insieme al tempo e inevitabilmente scema. Più questo passa e più si fanno errori a cui spesso non si può più rimediare, si smette anche di provare gelosia quella sana quella semplice, non si ha neanche più paura che quella persona voglia lasciarci. Non si ha più voglia di darsi le colpe a vicenda, anzi ce le si prende per troncare il litigio. Il rapporto diventa abitudine, monotonia. Silvestri si chiede quindi se si possa tornare alle cose “prima che” o se invece si deve accettare la malinconia e la consapevolezza che non si possa tornare indietro e che gli errori sono nella natura umana, e quindi difficilmente evitabili.

E cercare di stupirsi e poi arrabbiarsi e poi lasciarsi
Senza mai riuscirci e farsi dei discorsi giuro assurdi
Per poi ritrovarsi stretti che non ti lascerò mai
Capisci, mai.

Daniele Silvestri ci parla anche del classico “tira e molla”, in cui due persone scoprono le divergenze dei propri caratteri che sembrano quasi incolmabili. Arriva però il momento in cui l’attrazione reciproca e la dipendenza sana che si forma tra di loro le portano a tornare indietro, e a smussare gli spigoli per cui tanto soffrivano.

La forza della maturità

Forse, alla fine, ciò di cui ci parla è un amore maturo ed equilibrato, che non per forza deve essere visto negativamente. La scintilla non dura per sempre, forse è anche ciò che fa fare pazzie, che fa soffrire a volte per nulla, che fa commettere errori madornali in nome della cecità causata dall’amore. Quando passa il tempo, ci si rende conto dei difetti dell’altra persona, e si impara a conviverci senza vivere continuamente l’up and down di un rapporto agli esordi. Tutto ciò che accade in una relazione serve per renderla più solida e, se così non fosse, probabilmente è la prova che non si è fatti per stare insieme. L’amore quindi forse cambia, ma non diventa meno forte; è fatto di fasi e quando l’innamoramento si conclude, si passa a un qualcosa di diverso.

Comunque, che si tratti della fine di un rapporto o il passaggio da una condizione a un’altra, Silvestri è lucido e consapevole. Prima Che è una canzone commovente, ma fa anche pensare che non si può evitare  il cambiamento. Alla fine, non si rimane con l’amaro bocca, in quanto l’autore ci fa capire – o sperare – che forse, si può davvero tornare al “prima che”.

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