Politica del C****-19: la gestione Bolsonaro

La crisi sanitaria mondiale si è ormai mostrata nel suo aspetto più completo, quello di una crisi sistemica che potrebbe rivoltare il mondo in tanti modi differenti. Tutti i cittadini del globo, o almeno chi ha accesso a un poco di informazione, hanno avuto la possibilità di osservare la reazione del proprio Paese e di quelli altrui e ora attendono di vedere cosa seguirà. A questo punto, c’è ben poco che possa ancora stupire sia nella politica che nella scienza: tra negazionisti, buffoni, persone coerenti ed “eroi”, si può dire di averle viste tutte.

Chi (non) ha sorpreso sono i leader che già precedentemente al virus erano sempre in prima pagina nei giornali di tutto il mondo. Leader che professano di amare il loro Paese più di ogni cosa (eccetto forse il loro personalissimo Dio) e che, a parole, farebbero qualunque cosa per
salvare i propri concittadini (o forse gli elettori?). Si è già parlato di Trump, Orban e Salvini, ma manca all’appello il generalissimo Jair Bolsonaro.

Il Brasile, infatti, è stato colpito duramente dal Covid-19 e le statistiche mostrano una situazione in evidente crescita a cominciare dalla fine di marzo. Certo con circa 80.000 contagi e più di 5000 morti la situazione non è paragonabile a quella italiana, considerando anche il fatto che la popolazione brasiliana è molto più numerosa. Tuttavia, considerando anche la diffusa povertà e la situazione abitativa degradata delle favelas, ci sono molti fattori che favoriscono un contagio maggiore e più veloce con anche una maggiore letalità.

La situazione, già complicata, è ulteriormente aggravata dall’atteggiamento del presidente stesso e dai continui scontri con i governatori locali. Fortunatamente, infatti, a differenza di Bolsonaro, i governatori sono dichiaratamente all’opera per favorire l’applicazione delle misure necessarie.

Come funziona il covid-19: democrazia in casa, dittatura in piazza

Mentre avvenivano i primi contagi in Brasile, nell’ultima settimana di marzo, numerosi cittadini brasiliani si erano organizzati per protestare contro il loro presidente. Non potendo uscire nelle strade, per le restrizioni ben note, avevano deciso di restare nelle loro case e dichiarare da lì il loro disappunto. Così in quei giorni per le strade delle città brasiliane si poteva sentire una cacofonia di pentole e coperchi che sbattevano.

Qualche settimana dopo, il 19 di aprile, il presidente ha invece deciso che le regole non si applicavano a lui e ai suoi supporters. Per questo motivo si è recato tranquillamente per le strade della capitale brasiliana Brasilia a bordo di un’automobile. Ovviamente, trattandosi di una protesta di massa per le strade, non rispettava il confinamento. Questo è ancora più logico se si pensa che lo scopo della protesta era appunto quello di spingere alla riapertura di tutti i servizi temporaneamente chiusi.

Bolsonaro appare nel video con una maglietta rosa mentre tossicchia senza curarsi di coprire il volto, arringando la folla con frasi da campagna elettorale. Insomma, il solito sputacchio di slogan che caratterizzano personaggi di questa portata. Si parla di “volontà del popolo” e di “Brasile e Dio sopra tutti”, tutto condito da un attacco alla “vecchia politica”.

Poiché infrangere le norme anti-contagio non era sufficiente, la procura generale brasiliana ha aperto un’indagine sulla manifestazione. Come specificato, non si tratta di un’indagine sul presidente ma sulla manifestazione in sé che sembrerebbe essere stata dominata da sentimenti militaristi. In Brasile gli atti contro la democrazia, che siano fattuali o meno, possono essere punti in virtù della legge per la sicurezza nazionale del 1983. Facendo riferimento a questo articolo, il procuratore generale Augusto Aras ha decise di aprire un fascicolo sulla vicenda.

Licenziamenti e dimissioni: il governo di Bolsonaro traballa

Nel bel mezzo della crisi sanitaria, il 16 aprile, arrivano le dimissioni del Ministro della Salute Luiz Henrique Mandetta. La crisi avviene in seguito alle divergenze tra Bolsonaro e il suo ministro in materia di risposta all’emergenza. Infatti, il Ministro della Salute era favorevole all’applicazione di rigide regole di confinamento messe in atto dai governatori locali e dai sindaci delle grandi città. Ovviamente, tutto questo non piaceva per nulla a Bolsonaro, che ancora adesso sembra far fatica ad accettare la gravità della situazione.

Mandetta è stato quindi sostituito da Nelson Teich, che si è proposto subito di organizzare test su vasta scala per identificare le reali dimensioni del problema. Presumibilmente, l’atteggiamento del nuovo Ministro dovrà però essere più adeguato alla corrente di pensiero di Bolsonaro, che è per “riaprire tutto”. Se da una parte è logico licenziare un ministro che si discosta eccessivamente dalla linea ufficiale, dall’altra bisognerebbe forse pensare di rivedere tale linea.

Mandetta tuttavia non è stata l’unica vittima nel governo Bolsonaro. Più recentemente, il 24 aprile, sono arrivate le dimissioni del Ministro della Giustizia Sergio Moro. Si tratta di una perdita importante in quanto si trattava del politico più apprezzato nel governo. In Brasile, Moro è una figura famosa e ambigua perché è stato giudice del processo “Car Wash” che ha portato all’arresto del celebre politico di sinistra Lula da Silva.

Le dimissioni sono però arrivate per un’altra ragione: Moro accusava Bolsonaro di aver falsificato una sua firma su un documento per sostituire il capo della polizia, scelto a inizio mandato da Moro, con uno più vicino al presidente. Nonostante sia diritto del presidente scegliere il capo della polizia, rimane il fatto che le accuse di falsificazione, se provate, sarebbero molto gravi. A differenza del licenziamento di Mandetta dunque, le dimissioni di Moro potrebbero avere un certo peso su Bolsonaro.

Tale padre….

Come se le grane non fossero abbastanza, Bolsonaro ha anche dei seri problemi famigliari che potrebbero danneggiare ulteriormente la sua posizione. Infatti, oltre ai danni provocati dalle sue stesse azione di cui si è parlato in precedenza, ci sono le vicende giudiziarie dei figli.

Flavio Bolsonaro è sotto indagine per aver dato vita a un sistema di riciclaggio di denaro e sta tentando in ogni modo di divertere l’attenzione della Corte Suprema. Inoltre, ci sono prove che lo legherebbero a un gangster implicato nell’omicidio di Marielle Franco, membro del consiglio comunale di Rio.

Carlos Bolsonaro invece è sotto accusa per aver costruito uno schema criminale che diffondeva fake news con intento anche intimidatorio. L’indagine è anche in questo caso condotta dalla Corte Suprema del Brasile.

Viste queste notizie, non sembra improbabile che Bolsonaro abbia voluto stringere il controllo sulla giustizia cambiando il capo della polizia, forse per avere maggiori possibilità di “intervento”.

Insomma, la presidenza Bolsonaro non sta risultando tra le migliori e la parola “impeachment”, ben conosciuta in Brasile, aleggia nell’aria. Tuttavia, è bene anche considerare che in caso di impeachment Bolsonaro verrebbe sostituito dal suo vice: un militare degli otto che compongono il governo. La storia brasiliana è strettamentelegata all’esercito, come dimostra il presidente ex-militare, ma soprattutto per eventi negativi e certamente poco democratici.

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