Millennials nel post-Covid

Millennials nel post-Covid tra resistenza, resilienza e ripartenza

Millennials nel post-Covid e l’interrogativo più grande in questo momento: come ripartire? Era il 9 marzo 2020, poco meno di due mesi fa, quando il mondo al di fuori si è arrestato. Scuole, musei, teatri, cinema, bar, ristoranti, uffici, aziende, centri culturali e commerciali: tutto in lockdown. Mentre il mondo all’interno ha mutato ritmi, forme e volto. La vita “di prima” appare oggi un miraggio lontano, mentre quella “di adesso” un perpetuarsi infinito di medesimi atti. Quella di domani? Un grande punto di domanda, forse più considerevole rispetto a quarantacinque giorni fa.

Millennials nel post-Covid in una convivenza forzata

Millennials nel post-Covid

Prima della quarantena ognuno, con la sua vita fatta di impegni, orari e scadenze, non poteva immaginare nemmeno lontanamente tutto questo. Trovarsi all’improvviso nel mezzo di una pandemia globale non è stato di certo un evento ordinario. Tutti sulla stessa barca quindi, o meglio nella medesima tempesta, cercando di salvare il salvabile con mezzi e opportunità differenti.

Come sarà la vita di coppia, in una convivenza forzata, tra l’uomo e il virus ? Gli effetti psicologici ed economici? Trovare lavoro sarà utopico quanto, più o meno di prima? Queste e tante altre domande affliggono oggi le giornate di molti, soprattutto Millennials e giovani targati generazione Z, diventati spettatori attenti di un futuro e di una storia tutta da riscrivere.

Forse non è oggi il momento in cui trovare le risposte ai grandi punti di domanda, in cui sperare in un contratto a tempo indeterminato o in una stabilità, se non economica, almeno emotiva. Ma può essere un tempo utile per riflettere e analizzare la nostra attitudine nel tanto atteso post-Covid.

I risultati del Kantar Covid-19 Barometer

Rosie Hawkins, chief offer e innovation officer di Kantar, azienda leader mondiale nelle ricerche di mercato ad hoc e nella consulenza di marketing, ha dichiarato in conferenza stampa telematica:

Centennials (18-24 anni) e Millennials (25-34 anni) stanno subendo in questi giorni l’impatto della pandemia Covid-19 in modo più severo rispetto alle altre generazioni.

In base ai risultati della terza wave del Kantar Covid-19 Barometer la percezione del post è tutt’altro che rosea. La ricerca riassume le risposte di circa 30.000 consumatori attivi in cinquanta paesi del mondo. Lo studio, improntato su scala globale, ha uno scopo ben preciso: comprendere da vicino come il virus stia cambiando comportamenti, attese e modalità comunicative degli individui. Restringendo il campo sul settore giovanile si evince che:

La pandemia sembra avere già impatto consistente su Millennials e Centennials: il 35% dei 18-24enni e il 37% dei 25-34enni dice di essere seriamente preoccupato per la situazione  attuale. Più di metà dei Millennials (52%) e il 49% dei Centennials ha già rilevato conseguenze della pandemia sul proprio reddito. Un ulteriore 26% nella fascia d’età 18-34 anni si aspetta di averne in futuro. Questo è il valore più alto di ogni altra generazione.

L’effetto consapevolezza per i Millennials nel post-Covid

Una buona parte dei Millennials, quasi più della metà, è quindi consapevole che tale situazione porterà a forti e oscure incognite. Come emerge successivamente dallo studio, tale presa di coscienza si denota anche nella fruizione dei consumi:

Mentre i 18-24enni sembrano cercare modi e attività per tenersi occupati, i 25-34enni sembrano più focalizzati sulle attività che riducano lo stress, dal momento che sentono maggiormente il peso delle preoccupazioni finanziarie legate alla pandemia in modo ancor più forte della loro controparte più giovane.”

Attuata l’esistenza globale di una forte consapevolezza, come sarà per i Millennials vivere nel post-Covid, con le spalle cariche di responsabilità, preoccupazioni e scadenze?

Tre parole in aiuto: resistenza, resilienza, ripartenza

In tre semplici parole potrebbe esserci la soluzione, o meglio l’attitudine con la quale affrontare il post-Covid: ripartire e resistere con resilienza.

Resistenza. Non tutti siamo sulla stessa barca: c’è chi ogni giorno resiste, cercando di vivere sopravvivendo, e chi ogni giorno vive pensando di sopravvivere, senza la minima gratitudine e consapevolezza. La parola resistere si impone quindi nel quotidiano come un atto di dignità necessario, che richiede sforzo ed energia sia a livello fisico che mentale.

Resilienza. Poi c’è questa seconda parola, tanto necessaria quanto bella. Resilienza è una parola che racchiude non solo un significato, bensì un concetto di vita: quella capacità di far fronte alle avversità e agli eventi traumatici sfruttando una carta sempre vincente, la positività. Chi è resiliente cerca di riorganizzare le priorità, senza mai alienare gli altri, cavandosela con un sorriso. Di persone così -resilienti, appunto, contro ogni previsione – se ne ha oggi grande necessità.

Ripartenza. Il telegiornale inonda le mura domestiche con parole dal costante e cadenzato prefisso ri-: ritornare, rivedere, rincontrare, riabbracciare, e il più delle volte seguito da un “più forti di prima, più carichi di prima, più determinati di prima”, dando per scontato un più debole, più spento e insicuro passato. Resistere con dignità, agire con resilienza e infine ripartire con tanta forza: saranno queste le tre azioni vitali per i Millennials nel post-Covid. I dubbi e le incognite si tramuteranno in accettazione di ardue sfide e superamento di nuovi limiti. A un costo forse elevato, ma anche con un vantaggio comune: questo è un tempo che, in maniera più o meno evidente, ha tutti segnato e marchiato nel profondo.

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