#iorestoacasa, e i senzatetto?

Di questi tempi, ovunque si guardi, che sia su un giornale o su qualsiasi social, l’appello è sempre lo stesso: restare a casa. È nato anche l’hashtag #iorestoacasa, con il quale si cerca di rendere meno asfissiante l’obbligo di non uscire dalle nostre abitazioni. Le critiche però non mancano mai, così ben presto si è iniziato a puntare il dito persino contro chi invitava le persone a rispettare le regole. Il motivo riguarda il fatto che queste persone (perlopiù personaggi pubblici), abitino in case ampie e spesso dotate di giardino. In pochi però hanno pensato a un problema ancor più grave, ovvero a chi non ha una casa in cui restare. I senzatetto purtroppo sono moltissimi in tutto il mondo. Così dovrebbe venire spontaneo chiedersi in quali condizioni siano costretti a vivere in questo momento tanto delicato.

Il caso dei senzatetto di Las Vegas

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Il caso più eclatante degli ultimi giorni è quello dei senzatetto di Las Vegas, radunati in un parcheggio dopo che uno di loro è risultato positivo al Coronavirus. I clochard si trovavano in un centro della Caritas cattolica, che ne ospitava circa 500. Il centro ha dovuto chiudere inevitabilmente, dopo che uno di essi ha contratto il Covid-19. Come soluzione temporanea si è quindi pensato ad un parcheggio, dove i senzatetto occupano con i loro materassini i rettangoli bianchi dipinti sul cemento. Ovviamente la disposizione consente il rispetto delle norme sulla distanza.

Le immagini postate sui social della sistemazione provvisoria dei clochard hanno suscitato non poca indignazione. Per questo dei volontari hanno ricoperto il suolo con 2500 m2 di tappeti in modo da rendere meno disagevole il dormitorio improvvisato. Ma i tappeti non potevano essere disinfettati, così infine si è optato per dei materassini, più semplici da igienizzare. Bisogna sottolineare che questa sistemazione è stata provvisoria, per consentire la sanificazione del centro in cui i senzatetto sono tornati il 3 aprile. Resta comunque sconvolgente il fatto che delle persone siano state “parcheggiate”, costrette a dormire per terra, perché sprovviste di una casa in cui tornare.

I senzatetto in Italia

Questo non è l’unico caso che ha visto protagonisti i senzatetto. In Italia questi sono circa 55.000, e il problema principale riguarda la mancanza di strutture che li ospitino. Molte infatti hanno chiuso a causa della carenza di volontari o di mascherine e disinfettanti. Inoltre diverse mense, che prima offrivano pasti caldi da consumare al loro interno, adesso servono solo pasti freddi, d’asporto. Questo perché non hanno gli spazi adeguati per rispettare le distanze di sicurezza.

Un altro problema riguarda l’igiene, in particolare l’interruzione di servizi come le docce comunali o la distribuzione di indumenti puliti. Come se non bastasse, anche ripararsi dalle intemperie non è più tanto semplice con bar e biblioteche chiusi. Milano conta circa 2600 senzatetto, di cui 600 vivono per strada. Ci sono poi strutture che si sono adeguate alle norme sanitarie vigenti. Tra queste spicca Casa Jannacci, a Milano, che ospita circa 500 persone. Qui all’ingresso viene misurata la temperatura, e se qualcuno ha la febbre, viene curato nell’ambulatorio apposito. Inoltre, sono state predisposte sei camere per l’isolamento, e vengono trattenute all’interno della struttura le persone più fragili, con problematiche psichiatriche o di dipendenze.

Associazioni per la tutela dei senzatetto

Ciò che stupisce è anche la redazione di verbali a molti clochard per violazione dell’obbligo di restare a casa. L’associazione Avvocato di strada si è fatta carico di questa problematica, denunciando il fatto al presidente Giuseppe Conte. A mobilitarsi non sono state solo associazioni che cercano di far fronte alle condizioni in cui sono costretti a vivere i senzatetto. A Torino, per esempio, Camminare Insieme, CCM, World Friends e altre hanno chiesto all’Unità di Crisi indicazioni su ambulatori, dormitori e mense. Le risposte ricevute sono molte e diverse, nessuna delle quali però propone un modo concreto di risolvere tali questioni.

Anche questo problema, come la mancanza di fondi del sistema sanitario, poteva essere risolto tempo fa, quando l’emergenza non rendeva necessarie delle soluzioni tempestive e incerte. Non è una novità infatti che siano molti i senzatetto che abitano le nostre città, ma di certo trovare loro una sistemazione per molti era, ed è, l’ultimo dei pensieri. Dal punto di vista sanitario, oltre che umano, la circolazione di tanti clochard non fa altro che aumentare il rischio di contagio. Infatti questi, come già detto, non hanno la possibilità di utilizzare saponi o disinfettanti. Sono inoltre in stretto contatto, anche se avvisati del rischio. E ovviamente, come tutti noi dotati di un tetto sopra le nostre teste, sono spaventati.

 

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