FRANZ

“Dietro a ogni cosa” di Franz: alla ricerca di un’altra realtà

Si è sempre parlato dell’esistenza di una realtà invisibile agli occhi di chiunque. Una realtà che andrebbe cercata ma che non si sa come trovare. Franz, compositore e musicista milanese, ha provato a raccontarla nel suo nuovo album, Dietro a ogni cosa, uscito il 17 aprile 2020. Ha notato come in ogni situazione sia presente anche il suo contrario, come nella banale abitudine si nasconda la bellezza di avere una certezza. Nell’imperfezione terrena si cela l’unica via per giungere alla felicità. Basta saper osservare.

Chi è Franz?

Dietro al nome “Franz” si cela quello di Francesco Riva, diplomato in Composizione al Conservatorio Giuseppe Verdi e in Batteria all’Accademia di Musica Moderna di Milano. Nel 2010 ha iniziato a comporre musica per le immagini, fondando il Greenman Studio. Così, ha cominciato a creare colonne sonore e sound per diversi formati di video, trasmessi sia in Italia che all’estero.

Franz sono io, col mio diploma da compositore e il mio passato da batterista punk, io che di tutto questo capisco poco o niente, ma che quel poco o niente provo a raccontarlo.

La particolarità dietro al progetto “Franz” è la sua ambivalenza. Da una parte, infatti, c’è la carriera da solista di Riva. Dall’altra, invece, c’è l’esecuzione dei vari brani resa possibile grazie all’ensemble classico di nove elementi, tra archi e fiati. Francesco compone i testi e ogni singola parte strumentale. Coordina e dirige, unendo cantautorato e musica per film. Il risultato è sorprendente: sonorità classiche si fondono con ritmi all’avanguardia, dando vita un’opera sinfonica contemporanea

Franz è arrivato secondo al Premio Fabrizio De André 2019 con il brano Settembre, primo singolo dell’album d’esordio Dietro a ogni cosa, uscito il 17 aprile 2020 per l’etichetta PrimalBox.

Dietro a ogni cosa: una sinfonia moderna

Il bello di Dietro a ogni cosa è il continuo gioco di contrapposizioni. È un disco ricco di suoni e ritmi differenti, dai testi profondi e mai banali. È un album intenso ma al tempo stesso anche leggero, fresco, non stagnante. Questa dualità la si riscontra anche nella filosofia che si cela dietro al progetto: Franz vuole mostrare come dietro ogni cosa ci sia il suo contrario.

Dietro alle piccole miserie quotidiane si nasconde la bellezza, nei ricordi il nostro futuro, in una pozzanghera nel fango il riflesso dell’infinito. Dietro a ogni cosa c’è un mondo nascosto, immenso e vario come siamo noi esseri umani.

Franz ricerca quella realtà che sembra nascondersi dietro al velo di Maya di Schopenhauer. Per farlo, parla di quelle cose semplici che rendono la vita di ognuno forse banale ma al tempo stesso perfetta. Racconta di storie d’amore sincere, che non temono l’abitudine dettata dal tempo. Spiega la malinconia e il rimpianto. Sconvolge con un ritratto di un Aldilà perfetto che, però, si scontra con il bisogno umano di imperfezione. Franz narra la semplicità con la poliedricità musicale che lo contraddistingue. Agli arrangiamenti raffinati si aggiunge un’atmosfera a tratti sognante e cinematografica, facendo di Dietro a ogni cosa una sintesi perfetta della sua idea di musica.

Diventando grandi, talvolta si intuisce tutto questo e si impara ad avere compassione, a volersi bene, a trattarsi con riguardo e dolcezza, a guardare con meraviglia questo universo e al contempo sentire la voglia di stringersi un po’, per non sentirsi piccoli, per non sentirsi soli.

Settembre

Violini, contrabbasso e batteria si stagliano nel brano di apertura, uscito nella primavera 2019. Nel comporlo, Franz si è ispirato al capolavoro di Dino Buzzati, Il deserto dei Tartari. Settembre riporta alla mente dell’ascoltatore quella malinconia che quasi tutti sperimentano alla fine dell’estate. Tuttavia, a questo sentimento si mescola il rimpianto per qualcosa che non si è mai fatto, per qualcosa per cui si pensava di avere più tempo a disposizione e che invece è scivolato via tra le proprie dita. Una storia d’amore che è stata ostacolata da una vita calata dall’alto a cui sembrava possibile opporvisi.

E ti penserò
Quando arriverà settembre
E il vento da sudest
Profumerà di mare
E immaginerò
La nostra vita insieme
Prima di tornare
A fare il mio dovere.

Settembre è il manifesto perfetto dell’idea musicale di Franz. La potente orchestrazione degli strumenti acustici ricorda la forza del rock degli anni Settanta e Ottanta. La musica classica si scontra con quella più moderna, per delle sonorità uniche e originali.

Il videoclip della canzone è un cortometraggio, scritto dallo stesso Franz e dal regista Andrea Brunetti. È un racconto in immagini e musica di un’occasione gettata via per sempre e di un presente che non perdona gli sbagli passati. Resta solo la fine dell’estate a ricordare un passato che non può più tornare e che non si può cambiare.

L’America

La nostalgia è un tema che si trova anche nel secondo singolo estratto, ma questa volta manca la nozione del rimpianto. Quella di L’America è una storia d’amore che dura nel tempo. Una relazione tra due persone che si conoscono bene e che hanno imparato con il tempo i passi dell’altro, fino quasi a non inciampare più, o sapendo come risollevarsi dopo ogni caduta. Talvolta, la mancanza dei momenti del passato si fa sentire, come prelude il suono del corno che apre il brano. Tuttavia, c’è sempre la voglia di ritrovarsi e ricominciare a danzare.

Quando ho scritto “L’America” avevo in mente delle immagini, delle atmosfere alla “Nuovo Cinema Paradiso” con le meravigliose musiche di Morricone, o certe milonghe di Paolo Conte. Volevo che fosse una danza, così come lo è qualsiasi storia d’amore.

Il videoclip, sempre ideato da Franz per la regia di Andrea Brunetti, mette in scena questo concetto di amore inteso come danza. La coppia protagonista balla un tango che rappresenta le varie fasi del loro rapporto. Nonostante le difficoltà, i due amanti riprendono sempre a seguire la musica con i loro movimenti, unendosi in un’unica entità.

Il lungo addio

Chissà che cosa penserebbe Dante se sapesse che, in realtà, gli uomini rimpiangono il caos e l’imperfezione terreni una volta giunti nell’Aldilà? Il lungo addio è un brano irriverente ed estremo nella sua classicità. Il richiamo al repertorio musicale italiano è lampante. Da una parte si omaggia Paolo Conte, dall’altra si rifà alle melodie eteree di Max Gazzè. Il protagonista della canzone giunge in Paradiso, dove tutto è perfetto. Non ci sono rabbia e sofferenza, non esistono né dolore né affanno. Si rincontrano le persone amate, in una bellezza eterna. Ma questa continua armonia fa rimpiangere il mondo terreno, con i suoi vizi e difetti. Si rimpiange la vita da mortali, perché è l’unica strada per conoscere la vera felicità.

Che meraviglia l’Aldilà
Abbiamo tutto proprio tutto, da qui all’eternità
Ma ti confiderò
Che vorrei indietro la mia sporca, vilipesa, maledetta e imperfetta Umanità.

Gli Specchi

L’ultima traccia dell’album è un autentico inno alla vita. Franz chiude il disco mostrando la fragilità umana nei suoi diversi aspetti. Ogni persona soffre. Ognuno ha paura di qualcosa. Tuttavia, nonostante i vari timori che possono influenzare l’esistenza, è sufficiente alzare lo sguardo e osservare ciò che ci circonda. Il soffio del vento, lo stagliarsi delle onde del mare, il provare un desiderio profondo: ancora una volta, sono ancora le piccole cose che ricordano quanto la tempesta sia necessaria per godersi la quiete e saperla apprezzare.

FONTI

Materiale gentilmente fornito da Fleisch Agency

CREDITS

Copertina e immagine gentilmente fornite da Fleisch Agency

 

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