Uova Fabergé: la storia dietro al loro design

Il lusso è una necessità che inizia quando la necessità finisce.
Coco Chanel 

La tradizione di donare un uovo in occasione della festività pasquale risale agli albori del cristianesimo. Se nel Medioevo venivano regalate uova vere, decorate con semplicità se indirizzate alla servitù e rivestite in materiali preziosi se destinate alla nobiltà, nella corte degli ultimi zar di Russia vennero create delle opere di gioielleria di inestimabile valore.
L’artefice di queste meraviglie è Peter Carl Fabergé, che dal 1885 al 1917 realizzò ben 52 uova per la corte imperiale e sette per il nobiluomo Alexander Kelch, con l’unica eccezione del biennio 1904-1905, in cui nessun uovo venne prodotto a causa della guerra contro il Giappone. 

Questa costosissima tradizione nacque per scherzo nel 1885, quando lo zar Alessandro III commissionò al giovane orafo Fabergé una sorpresa per la moglie Marija Fëdorovna. La Pasqua di quell’anno, che cadeva in concomitanza al ventesimo anniversario del matrimonio della coppia imperiale, era stata anticipata da una serie di attentati alla famiglia reale e lo Zar voleva distogliere la mente della moglie dalle preoccupazioni. Con queste premesse Fabergé realizzò un uovo d’oro ricoperto di smalto bianco opaco, per risultare simile a un uovo vero, dentro il quale si trovava un tuorlo interamente d’oro, al cui interno era contenuta una gallina d’oro che, a sua volta, si apriva per svelare una miniatura della corona imperiale e un pendente di rubino. La zarina ne fu entusiasta e da quell’anno fino alla prematura morte nel 1894 Alessandro III donerà alla moglie un uovo di Fabergé ogni Pasqua. 

“Uovo con gallina”, Museo Fabergé

Il successore di Alessandro, Nicola II, continuerà la tradizione del padre, commissionando a Fabergé due uova all’anno, una per la madre e una per la moglie, la zarina Alessandra. Il primo uovo donato da Nicola ad Alessandra fu l’Uovo del bocciolo d’oro del 1895. L’uovo smaltato di rosso e tempestato di diamanti conteneva una rosa gialla di petali d’oro smaltati, omaggio alla patria di Alessandra, la Germania, dove le rose gialle erano molto amate. All’interno erano compresi una corona e un pendente di rubino, similmente a quello del 1885. 

“Uovo del bocciolo d’oro”, Museo Fabergé

Fabergé lavorava alle uova per tutto l’anno perché il soggetto doveva essere sempre diverso, spesso legato agli avvenimenti della Russia contemporanea. In occasione delle nascite dei figli dello zar vennero create delle uova per celebrarle, come l’Uovo malva regalato all’imperatrice madre nel 1897, la cui sorpresa  era un portaritratti a forma di trifoglio con le miniature della coppia reale e della primogenita Olga. Per la nascita della secondogenita, Tatiana, Nicola fece costruire per Alessandra l’Uovo dei mughetti, in stile Art Nouveau in smalto rosa, diamanti e perle. Ruotando una perla si innescava un meccanismo che faceva aprire a ventaglio i ritratti dello zar e delle due figlie. 

“Uovo dei mughetti”, Museo Fabergé

Molto ricorrenti erano le uova create per anniversari e commemorazioni. Nel 1897 Alessandra ricevette l’Uovo dell’incoronazione, il cui esterno  richiamava i mantelli indossati dai due sovrani durante la  cerimonia e la sorpresa consisteva in una miniatura della carrozza che aveva trasportato la zarina l’anno precedente per il suo trionfale ingresso a Mosca. La stessa occasione venne celebrata nuovamente nel 1911 con l’Uovo del XV anniversario, composto di sedici pannelli in avorio, sette dei quali occupati dai ritratti della famiglia reale, i restanti nove mostravano momenti significativi del regno di Nicola II. 

“Uovo dell’incoronazione”, Museo Fabergé

Il più famoso è però l’Uovo del tricentenario dei Romanov  del 1913, regalato alla zarina in seguito a un viaggio della coppia reale attraverso il paese, nel corso del quale furono accolti con calore dal popolo russo, forse per l’ultima volta nella loro vita. L’uovo smaltato di bianco e intarsiato d’oro cesellato è decorato con le miniature di diciotto sovrani della dinastia Romanov, partendo da Michele, passando per Pietro il Grande e Caterina la Grande, fino ad arrivare allo stesso Nicola II. Il coperchio dell’uovo svela un globo di smalto blu (gli oceani) e d’oro (le terre emerse), che ruotando mostrava il territorio russo del 1613 e quello del 1913.  

“Uovo del tricentenario dei Romanov”, Palazzo dell’Armeria

Durante la Prima guerra mondiale i palazzi imperiali furono adibiti provvisoriamente a ospedali e la zarina e le due figlie  maggiori decisero di arruolarsi come infermiere, per mostrare la loro vicinanza alla popolazione e ai soldati russi. Per celebrare il supporto di Alessandra e delle figlie alla causa bellica entrambe le uova del 1915 furono dedicate alla Croce Rossa. 

“Uovo della Croce Rossa”, Cleveland Museum of Arts

Con l’avvento della rivoluzione russa nel 1917 e la successiva esecuzione di Nicola e della sua famiglia, Fabergé arrestò la sua produzione. L’Uovo della costellazione del 1917, che doveva rappresentare le posizioni delle stelle al momento della nascita di Nicola II, non venne mai concluso e le uova imperiali vennero disperse.


Attualmente le uova della collezione imperiale si trovano in vari musei e collezioni private di tutto il mondo, sette sono tutt’ora perdute. Le uova Fabergé esercitano ancora oggi un enorme fascino sull’immaginario collettivo, al punto da comparire nell’heist film Ocean’s Twelve (2003), nella terza stagione di Peaky Blinders e perfino  in un episodio de I Simpson. Lo splendore di queste meraviglie rende ancora più netto il contrasto con la condizione delle masse povere e disperate per cui anche un uovo vero era prezioso. 

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