Per colmare le distanze stiamo mettendo internet a dura prova

Le misure di sicurezza

Il cosiddetto “distanziamento sociale” adottato in Italia e in molti altri paesi per combattere la diffusione del COVID-19 comprende una serie di norme per evitare assembramenti e spostamenti non strettamente necessari, questa situazione ha dato un ruolo centrale all’uso di internet.
Le scuole sono chiuse e così tutti gli spazi pubblici, chi può lavora da casa e si esce solo per comprare l’indispensabile, con file lente e ben distanziate davanti al supermercato. Chi trasgredisce i divieti di circolazione rischia multe salate e sono previste sanzioni penali per i positivi al coronavirus che non rispettano l’obbligo di quarantena.
Le misure di distanziamento servono a rallentare la diffusione del nuovo coronavirus pandemico, in modo da evitare picchi di contagi che rischiano di mandare al collasso il sistema sanitario, in attesa che venga sviluppato un vaccino o una terapia efficace.

Tra chi si ritrova improvvisamente in una relazione a distanza, tra studenti fuorisede lontani dalla propria famiglia, chi alle prese con lo smartworking, in questo clima del tutto nuovo, e senza dubbio straniante, è facile sentirsi soli.

Non sappiamo con certezza quali siano le conseguenze sulla salute del distanziamento sociale quando si tratta di periodi brevi, ma diversi studi hanno evidenziato che, a lungo termine, l’isolamento possa favorire l’incidenza di depressione, demenza e malattie cardiovascolari, e c’è chi accusa i suoi effetti sull’umore in pochissimo tempo.
I contatti sociali sono un nostro bisogno naturale e perciò non dovrebbe sorprenderci che, da ogni parte del mondo, si stia ripiegando sulle tecnologie che permettono di rimanere in contatto con i propri cari e con i colleghi, sfruttando chat, videogiochi online, videochiamate ed internet.

La risposta tecnologica

In Cina, nelle settimane successive al 20 gennaio, quando le autorità sanitarie hanno confermato che il COVID-19 si trasmettesse tra le persone, è stato registrato un aumento dei download nell’App Store iOS di giochi, con particolare predisposizione per quelli giocabili online. Puzzle, rifacimenti virtuali di famosi giochi di società, giochi di ruolo comodamente fruibili dal proprio smartphone, per divertirsi con amici, famigliari e colleghi stando ognuno a casa propria.

Allo stesso modo, la chiusura delle scuole e degli uffici ha comportato il ripiego su strumenti per fare video-conferenze, come Skype, Zoom e Google Meet, per permettere il proseguo delle lezioni a distanza e degli impegni di lavoro da remoto.
A questo si aggiungono le piattaforme di streaming, già normalmente usatissime e, col tempo libero ritrovato non potendo uscire di casa, praticamente prese d’assalto.
Se già regolarmente i videogiochi online hanno un peso non da poco sul traffico dati, è facile immaginare le conseguenze di questo boom di connessioni: gli operatori di rete hanno registrato picchi impensabili in condizioni normali, tanto da arrivare a chiedersi se Whatsapp sia in grado di affrontare un aumento delle connessioni tale da superare esponenzialmente persino il traffico di messaggi e chiamate che provochiamo a Capodanno.

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I picchi peggiori avvengono in particolare la sera, complice il fatto che alcune piattaforme di streaming, come Amazon e persino Pornhub, abbiano regalato periodi di abbonamento alle zone maggiormente colpite dai contagi.
Idee accolte con entusiasmo, certo, da contrapporre però al fatto che Netflix e Youtube abbiano dovuto ridurre la qualità dello streaming in Europa, seguite da Facebook, Instagram e da altri servizi di streaming, come il nuovo Disney+.
Abbassando il bitrate dei video si auspica di diminuire l’impatto dell’emergenza coronavirus sulle linee affaticate da troppi traffici, per evitare che a lungo termine si possa arrivare a un sovraccarico dell’internet (proprio come rischiamo il collasso degli ospedali).

Nonostante gli operatori di rete escludano un blackout informatico, è molto difficile calcolare fino a che punto si possa sfruttare il traffico dati prima che esso inizi a comportarsi un po’ come il traffico stradale, congestionandosi e privando eventualmente i paesi in via di sviluppo, quelli dove solo il 40% della popolazione è in grado di navigare (contro il nostro 87%, secondo l’International Telecommunications Union), di servizi essenziali, educazione, informazione.

Tiriamo le somme

Se l’isolamento è un buon momento, nonostante le circostanze sfortunate, per riflettere sul proprio stile di vita, rivalutare le abitudini e ridimensionare i problemi, è anche un’occasione importante per ricordarci che internet è una risorsa fondamentale, ma esauribile, proprio come acqua, gas ed elettricità.

Per colmare le distanze, rischiamo di sprecare una risorsa che ci è cara, ci migliora la vita e ci permette di non stravolgerla completamente in questo periodo di quarantena.

Si è sentito parlare molto di altruismo e consapevolezza, ultimamente, ma non siamo né altruisti né consapevoli se diamo per scontato che internet sia un mezzo etereo, infinito e tutto per noi.
Forse allora è il caso di ristabilire qualche vecchia consuetudine, imparare a contare meno sulla compagnia degli altri per il proprio benessere quotidiano, o ancora meglio giocare sulla qualità delle interazioni piuttosto che sulla quantità, facendo sentire il calore ai nostri cari anche da lontano ma riuscendo a mantenerci in piedi anche quando siamo offline.
Ricordiamoci inoltre che facciamo parte dei fortunati, e se la rete dovesse faticare a bastare a tutti forse noi potremmo rinunciare a qualche sfizio per garantire ai paesi in via di sviluppo la connessione necessaria a favorire l’informazione e i servizi primari. Noi, nel frattempo, possiamo rispolverare DVD e videogiochi offline, leggere qualche libro in più, riscoprire la bellezza dei momenti condivisi solo con noi stessi.

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