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“Freud” su Netflix: tra misterioso e sovrannaturale

Presentata al recente festival di Berlino, il 23 marzo è approdata su Netflix la serie Freudnome che non ha bisogno di presentazioni. La serie è il primo prodotto austriaco sulla piattaforma californiana. Il fascino del personaggio e il marchio Netflix hanno portato al massimo le aspettative, le avrà mantenute?

Il cinema e Freud

Cinema e Sigmund Freud sono un binomio di antica contraddizione. Tutto inizia con il noto disprezzo del neurologo per la settima arte, col rifiuto di una lauta offerta di Samuel Goldwin per una sceneggiatura, ma prosegue con la sua figura e la sua scienza, che non possono restare lontani dal cinema a lungo. La psicanalisi è attraente, interessante, singolare, è materia per cinema (per romanzi, avrebbe detto Svevo).

Sono quindi tanti i precedenti di Freud che trattano il tema riprendendo il personaggio, da Freud: passioni segrete a A dangerous method. Chi meglio invece è riuscito a rappresentare in un’opera il suo pensiero è Alfred Hitchcock: la sceneggiatura di Psyco sembra essere il compromesso con l’umanità di Freud, in compenso a quella che non ha mai scritto con Goldwin.

Un titolo, per chi si cimenta a guardare il nuovo prodotto di Netflix, salta all’occhio: Sherlock Holmes: soluzione settepercento. Non è una pellicola famosa o più meritevole delle altre, ma racconta dell’incontro tra il geniale detective della fantasia di Conan Doyle e il padre della psicanalisi. È probabile che l’ennesima rivisitazione delle vicende del dottore austriaco sia partita da qui, raccontando un personaggio incastrato in una spirale di delitti da risolvere tra mistico e surreale.

Il giovane Freud

La sequenza d’apertura, scontata quanto apprezzabile, è quella di un pendolo che oscilla, chiaramente nell’intento di chi lo muove, Freud (Robert Finster), di praticare un’ipnosi. A tal proposito l’attore racconta di essersi sottoposto a diverse sedute di ipnosi per calarsi nel personaggio, e di aver scoperto e studiato con passione le prime teorie di Freud. Il protagonista è un giovane ebreo squattrinato, fermo delle proprie convinzioni, e pronto a scardinare le vecchie teorie sui principali aspetti della psiche umana.

Tra questi figura l’isteria che dà proprio il titolo al pilot, come accadrà con gli altri disturbi per ogni episodio della serie. Freud è sottostimato dalla comunità scientifica di riferimento e i suoi tentativi per rimediare sono fallimentari. Il mancato matrimonio con la donna amata, Martha Bernays, non lo aiuta affatto ad affrontare la sua battaglia, anzi lo spinge al consumo di cocaina, droga appena scoperta all’epoca.

Tra medium e omicidi

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Durante una festa Freud finisce coinvolto in una seduta spiritica, tenuta dalla medium Fleur Salomé (Ella Rumpf). Il suo personaggio sembra ispirarsi ad uno realmente esistito: Lou Andreas-Salomé. Pare infatti essere un’amica di Freud, la cui esistenza è nota attraverso una lettera dello psicanalista, nella quale viene descritta come una donna capace di entrare in sintonia con gli altri.

Fleur è lo snodo centrale delle vicende: attraverso di lei si varca il confine tra scienza e metafisica che questa serie non sembra conoscere. La donna con le sue doti scopre di diversi omicidi avvenuti a Vienna, e coinvolge Freud nella ricerca del colpevole. Gli omicidi risultano un buon espediente per approfondire vari disturbi nel corso degli otto episodi: Isteria, Trauma, Sonnambulismo, Totem e tabù, Desiderio, Regressione, Catarsi, Rimozione.

Confronto con le aspettative

La serie è riuscita a raggiungere per un giorno la vetta delle più guardate su Netflix, che in un momento di piena sulla piattaforma è un ottimo risultato, ma non ha ricevuto in generale lo stesso indice di gradimento. Probabilmente in molti speravano in qualcosa di più inerente la vita del padre della psicanalisi, ambientata della Vienna del tempo. Freud non è un documentario, né un biopic, è un thriller.

Precisamente, la serie è un crime-thriller con un leggero gusto dell’orrido, e non è neanche stato girata a Vienna, ma a Praga. Rispondendo alla domanda posta all’inizio: no, questa serie non ha mantenuto le aspettative. Senza di esse non sarebbe stata vista così tanto, ma forse non portandosi dietro la responsabilità di scomodare uno dei nomi più fantasticati del Novecento sarebbe stata apprezzata di più. La figura di Freud è la spada di Damocle che pende sulla testa di questa serie.

 

 

CREDITS

Copertina – Media Center Netflix

Immagine 1 – Media Center Netflix

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