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L’evoluzione della figura dell’uomo nei film

Se c’è una cosa che il mondo del cinema e dei cinefili finisce spesso per approfondire è il cambiamento del ruolo della donna nello schermo; l’evoluzione della donna nel cinema non è certo una novità. Il potere del femminismo, negli ultimi anni, ne ha completamente stravolto il ruolo. Eppure, anche la figura dell’uomo è cambiata.

Sicuramente è più difficile notarlo, ma dagli anni Quaranta a oggi la mascolinità è mutata, adeguandosi alla società del periodo. Considerando un arco temporale che parte, appunto, dagli anni Quaranta, attraverso differenti attori maschili, possiamo analizzare come le diverse epoche storiche finiscano per influire sul carattere del personaggio in diverse pellicole tra le più celebri.

Humphrey Bogart

Humphrey Bogart, il fascino maturo dell’uomo serioso, autorevole, morto a soli 57 anni. Lo ritroviamo in film come Gli angeli con la faccia sporca (1938), Il mistero del falco (1941), Casablanca (1942), Acque del sud (1944), Il grande sonno (1946), Il tesoro della Sierra Madre (1948), Sabrina (1954), La regina d’Africa (1951) e altri.

La virilità in bianco e nero, lo sguardo pietrificante e quel carattere ruvido, sempre così ombroso e malinconico. Il duro dal cuore tenero, capace di dare uno schiaffo per rimettere al posto una donna difficile e di amare profondamente come in Casablanca.

In un’epoca di conflitti mondiali, il disilluso Rick Blane gestisce un lussuoso bar, con attività clandestine, nel Marocco controllato dalla Francia. Le donne che si lasciano incantare dal suo animo cupo non mancano, ma evidentemente Rick è ancora altrove, in un passato lontano lasciato alle spalle. 

A ridare vigore alla sua esistenza è l’arrivo di Isla Lund, la moglie del leader della resistenza antinazista Victor Laszlo. Isla è l’ultimo amore di Rick, quello che lo ha condannato a una vita inquieta. Un caso o un destino ritrovarsi a Casablanca, non importa, lui è un uomo forte sempre disposto a fare unicamente la cosa giusta. Lei deve scappare dal Marocco con suo marito e …

Se questo aereo decollerà e tu non sarai con lui, te ne pentirai. Forse non oggi, forse non domani, ma presto… e per il resto della tua vita.

George Peppard

George Peppard, occhi azzurri e sguardo rassicurante. Adorato dal pubblico femminile degli anni Cinquanta, debutta nel cinema in Un uomo sbagliato, lo ritroviamo in film come The Pleasure of His Company, Colazione da Tiffany (1961), L’uomo che non sapeva amare (1964), La caduta delle aquile (1966), in Five Days From Home (1978) ha tentato la strada della regia anche se la pellicola non ha ottenuto il successo che Peppard si prefigurava. Uno degli ultimi ruoli, lo ritroviamo nella serie A-Team (1983-’87).

Il film che lo ha reso noto, tra tutti questi, è sicuramente Colazione da Tiffany, un film che ha fatto la storia del cinema diventando un modello per tanti altri venuti dopo, anticipando diverse mode. Dal rossetto al tubino nero di Holly (Audrey Hepburn). Ad ogni modo, Paul (George Peppard) grazie alla sua aria da bravo ragazzo che non farebbe mai nulla per ferire ma che si lascia trasportare dalla situazione, è riuscito a smuovere anche il più duro dei cuori.

Vuoi sapere qual è la verità sul tuo conto? Sei una fifona, non hai un briciolo di coraggio, neanche quello semplice e istintivo di riconoscere che a questo mondo ci si innamora, che si deve appartenere a qualcuno, perché questa è la sola maniera di poter essere felici. Tu ti consideri uno spirito libero, un essere selvaggio e temi che qualcuno voglia rinchiuderti in una gabbia. E sai che ti dico? Che la gabbia te la sei già costruita con le tue mani ed è una gabbia dalla quale non uscirai, in qualunque parte del mondo tu cerchi di fuggire, perché non importa dove tu corra, finirai sempre per imbatterti in te stessa.

Woody Allen

Woody Allen, il degno ammiratore di Humphrey Bogart. Iniziò scrivendo gag per le rubriche di gossip della città, lavorando come presentatore comico o scrivendo testi comici per i programmi televisivi. Negli anni Sessanta arriva l’esordio come regista del film Prendi i soldi e scappa. In pochi anni realizza film che lo porteranno alla fama, come regista e come attore, di lui ricordiamo film come Amore e guerra (1975), Io e Annie (1977), Crimini e misfatti (1989), Match Point (2005), Midnight in Paris (2011), Café Society (2015), l’ultimo Un giorno di pioggia a New York (2019) e molti altri ancora. Ma il suo più grande capolavoro resta Manhattan (1979). 

Lo skyline di New York, con il ponte di Brooklyn, fa da sfondo a quest’ultimo film, come in molti altri. Una commedia romantica, una storia d’amore nei confronti di questa città.

New York era la sua città, e lo sarebbe sempre stata.

Ike, il protagonista interpretato dallo stesso Allen, è un autore televisivo con due divorzi alle spalle. Odia il suo lavoro e lo abbandona per scrivere il suo romanzo su New York. Dopo essere stato lasciato dalla moglie Jill (Meryl Streep) per un’altra donna, ha iniziato a frequentarsi con Tracy, una studentessa di 17 anni. Non crede molto in questa relazione proprio a causa della differenza di età. A smuoverlo, sarà l’incontro con Mary (Diane Keaton), una giornalista così intelligente e sofistica da essergli inizialmente antipatica, ma finiranno per innamorarsi. 

Tracy non sa se frequentare gli studi a Londra, non se ne convince perché vorrebbe dire andare troppo lontano, ma Ike prova a convincerla, perché tanto la loro relazione non può funzionare, perché tanto è innamorato di un’altra. Inizia una relazione con Mary, ma è destinata a finire proprio perché lei tornerà con il suo ex amante Yale che nel frattempo ha lasciato la moglie. Tuttavia, quest’ultima rottura gli farà capire che ha sempre amato Tracy, di esserne ancora innamorato. E allora, di corsa, la raggiunge. Sono gli ultimi secondi di Tracy a New York: è in partenza. Nonostante la richiesta di Ike di rimanere a New York con lui, la ragazza è irremovibile. Partirà per Londra, ma con la promessa di rincontrarlo al suo ritorno.

Unico nel suo sottile umorismo, i suoi film sembrano interminabili sedute di psicanalisi, con un sottofondo di musica jazz, sesso e continui riferimenti cinematografici e letterali. È l’uomo degli anni Settanta, quello che non deve essere per forza affascinante se sa travolgerti con le parole e riesce a farti ridere come nessuno mai. La rivincita dell’intelligenza, diciamo.

Will Smith

Will Smith, artista a 360 gradi. Attore, comico, rapper e produttore cinematografico. Arriva negli anni Ottanta come protagonista nella sitcom Willy, il principe di Bel Air. La serie è basata sulla stessa vita di Will dopo il suo trasferimento a Beverly Hills. La carriera cinematografica, invece, esplode negli anni Novanta e Duemila con Men in Black (1997), Io, Robot (2004), La ricerca della felicità (2006), Collateral Beauty (2017), Aladdin (2019) e tanti altri. 

Sicuramente, il suo film più apprezzato è Io sono Leggenda (2007). Siamo in una desolata New York del 2012, dove Robert sta cercando di creare un vaccino. La città è stata invasa da una strana epidemia, nata da un virus geneticamente modificato, che ha trasformato tutti gli essere umani in mutanti simili a vampiri. I mutanti non sopportano la luce del giorno perciò l’uomo esce di giorno, vive cercando di creare un antidoto.

Sto trasmettendo su tutte le frequenze in onde medie. Sarò al porto di South Street tutti i giorni, a mezzogiorno quando il sole è più alto nel cielo. Se ci siete, se c’è qualcuno da qualche parte, posso offrire cibo, posso offrire riparo, posso offrire protezione. Se c’è qualcuno, chiunque sia, ti prego non sei solo.

Uno degli attori più pagati di Hollywood riesce a essere allegro ed eccentrico, forte e avventuroso. 

Leonardo DiCaprio

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Leonardo DiCaprio, il dolcissimo ragazzo dagli occhi azzurri che ha conquistato il pubblico femminile negli anni Novanta. Arriva sullo schermo quando è ancora un ragazzino, in Romeo + Giulietta. A segnare la sua carriera è il film Titanic nel 1997, diventando l’ideale romantico in grado di far battere il cuore a migliaia di donne. Ricordato per film come The Aviator (2005), Shutter Island (2010), Inception (2010), Il grande Gatsby (2013), The wolf of Wall Street (2013) e altri.

La sua è una lunga lotta all’ultimo Oscar come migliore attore protagonista, premio che arriva sono nel 2016 con Revenant. Per rivederlo di nuovo sul grande schermo, il pubblico ha aspettato il 2019 con C’era una volta a … Hollywood.

Titanic è un film tratto da una storia vera. Il famoso transatlantico era stato pubblicizzato come la nave più sicura mai realizzata, inaffondabile. A bordo tra i passeggeri del primo viaggio verso New York, in prima classe troviamo Rose, giovane ragazza di buona famiglia, e Jack, un artista salito sul Titanic grazie ad una vincita a poker. 

I due si incontrano per caso sul ponte della nave. Rose è promessa sposa a un uomo che non ama soltanto per salvare la famiglia dalla bancarotta. Lei non sopporta tutta questa pressione, vuole togliersi la vita gettandosi nell’oceano. Jack cerca di farla ragionare. Vite diverse,  famiglie di classi opposte. Nonostante questo i giovani Jack e Rose finiscono per innamorarsi e col passare ogni attimo su quella nave insieme. Eppure la tragedia è proprio dietro l’angolo, e di enormi proporzioni si direbbe.

Sul finale, è la stessa Rose, ormai anziana, a terminare il racconto della storia. In una scena sotto forma di flashback, capiamo che la donna è una delle poche sopravvissute all’incidente.

Il cuore di una donna è un profondo oceano di segreti. Ma ora sapete che c’era un uomo di nome Jack Dawson, e che lui mi ha salvata, in tutti i modi in cui una persona può essere salvata.non ho neanche una sua foto, non ho niente di lui… vive solo nei miei ricordi.

Nell’ideale femminile, DiCaprio diventa l’uomo disposto a tutto, l’eroe dei sogni. Il biondo sex symbol sui poster appesi in camera.

Timothée Chalamet

Timothée Chalamet, il giovanissimo attore amato dalla nuova generazione Millennials. Classe 1995, pelle chiara e labbra rosa. Riccioli da sogno. Compare nel film Interstellar nel 2014, ma il grande successo arriva nel 2017 con Chiamami col tuo nome, il film di Luca Guadagnino. 

Soffochiamo così tanto di noi per guarire più in fretta, così tanto che a 30 anni siamo già prosciugati e ogni volta che ricominciamo una nuova storia con qualcuno diamo sempre di meno, ma renderti insensibile così da non provare nulla, è uno sbaglio.

Da allora, un film e un successo dietro l’altro, Beautiful Boy (2019), Lady Bird (2019), Un giorno di pioggia a New York (2019), Piccole donne (2020). 

Attualmente al lavoro in The French Dispatch, diretto da Wes Anderson, è stato definito una “lettera d’amore al giornalismo e ai giornalisti”. La storia descrive le vicende legate alla redazione parigina del quotidiano French Dispatch, seguendo tre distinte linee narrative basate sui racconti pubblicati dal magazine. 

Quando il direttore del giornale (interpretato da Bill Murray) muore, i redattori decidono di pubblicare un numero commemorativo contenente tutti gli articoli di successo degli ultimi anni. I tre momenti su cui si sofferma la narrazione del film sono: il rapimento di uno chef, un artista condannato al carcere a vita per un duplice omicidio e un reportage sui moti studenteschi del Sessantotto, periodo in cui è ambientato il film.

Il baffuto Timothée interpreterà il ruolo di Zeffirelli, lo studente rivoluzionario in una Francia del maggio Sessantottino. Come si è potuto vedere nel trailer, ci sarà una scena di lui nudo in una vasca da bagno. E allora, quale migliore invito a non perdersi l’uscita del film il 16 ottobre!

Sguardo da ragazzino indifeso, riesce a essere incredibile e struggente allo stesso tempo, un ragazzo duro dal cuore d’oro. Un po’ vintage e un po’ bohémien. Dall’uomo virile siamo passati al giovane sognatore. Il tempo e l’epoca storica sono riusciti a modificare la percezione del ruolo femminile nel cinema, non è solo l’uomo ad esserne la parte dominante. Dalla mascolinità di Humprey Bogart, uomo in grado di rimettere tutto al proprio posto, siamo passati a Timothée Chalamet che, il pubblico femminile, un po’ a pezzi lo lascia. 

Ad ogni modo, se c’è una cosa che non è mai cambiata è proprio il fatto che, nei film d’amore, la parte del duro dal cuore tenero non passa di moda, in una società che è riuscita a trasformare anche quello.

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