Cristina Trivulzio nacque il 28 giugno 1808, a Milano: Palazzo Trivulzio si trova in piazza Sant’Alessandro. Bambina timida, riservata, fortemente colpita dalla scomparsa prematura del padre e legata da un profondo sentimento d’amicizia alla sua maestra di disegno. La sua non fu un’infanzia felice: i mariti della madre si succedevano, man mano che quello precedente moriva o veniva arrestato: fu probabilmente questa mancanza di una figura paterna a spingerla, a soli sedici anni, in un’unione che si rivelerà il suo più grande errore. Il principe Emilio Barbiano di Belgiojoso è giovane e avvenente, molto popolare nell’élite milanese, soprattutto per le sue abitudini libertine: messa in guardia più volte (anche da un epitalamio ricevuto nel giorno delle nozze, in cui si profetizza la sua infelicità coniugale), Cristina lo sposerà comunque, dimostrando intransigenza e forza di carattere, ma dovrà presto fare i conti con le innumerevoli relazioni adulterine del marito, che le passerà la sifilide e tenterà di imporre in casa come sua concubina Paola Ruga, la sua amante più celebre.
Ricca erede, cresciuta nelle costumanze dell’aristocrazia milanese, non conoscevo proprio nulla delle necessità della vita […] non potevo rendermi conto del valore di un pezzo di cinque franchi. […] Potevo dipingere, cantare, suonare il pianoforte, ma non avrei saputo far l’orlo a un fazzoletto, cuocere un uovo sodo.
Il redattore del <<Constitutionnel>> propose a Cristina di collaborare col giornale, scrivendo articoli sulla questione italiana e disegnando il bozzetto dei parlamentari francesi. Il tutto compariva sotto la firma “La principessa rovinata”: fu l’inizio del suo rapporto con la stampa e il giornalismo, un rapporto vivace e intenso che la portò a diventare editrice di giornali politici, quando non riusciva a trovarne altri disposti a pubblicare i suoi scritti audaci. Il suo appartamento in rue d’Anjou cominciò ad attrarre personaggi di spicco, e divenne presto un salotto vivace: La Fayette, Honoré de Balzac, Chopin, Listz, Bellini e Tommaseo corteggiavano e ammiravano la Trivulzio, che restava sempre schiva e sfuggente. Dopo la nascita della figlia Maria, di paternità incerta per gli storici, lasciò Parigi per una vita più tranquilla e, un decennio dopo l’inizio del suo esilio, tornò a Milano.
Col ritorno degli Austriaci a Milano dovette espatriare, ma un anno dopo già partecipava alla difesa della Repubblica Romana: si occupò dell’organizzazione degli ospedali, introducendo la figura dell’infermiera. Seguirono anni di viaggi: Malta, Grecia, Turchia, Asia Minore. Solo con la proclamazione dell’Italia unita, sogno che per tanti anni e con tanto fervore politico aveva sostenuto, poté ritirarsi a una vita più tranquilla. Le sue ultime opere sono un’Histoire de la Maison de Savoie, le Osservazioni sullo stato attuale dell’Italia e sul suo avvenire, e Sulla moderna politica internazionale. Morì nel 1871, nella sua villetta sul lago di Como.