Sulla fune della creatività: essere originali

Essere originali: che cosa significa?

Essere originali significa innanzitutto avere la tendenza a rifiutare uno standard predefinito, e cercare di scoprire se esiste un’alternativa migliore. Ne parla Adam Grant, autore del saggio Essere Originali.

Grant è psicologo delle organizzazioni. Ha svolto consulenze in realtà come Nazioni Unite, Disney, Google, occupandosi a lungo di come rendere i contesti lavorativi più creativi attraverso la valorizzazione dell’originalità. Originalità intesa in senso pragmatico come generatrice di nuove soluzioni ai problemi.

Sostiene Grant che l’originalità parta dalla curiosità, dalla sensazione di vuja de e dal:

domandarsi perché lo standard esiste. Siamo spinti a mettere in questione le condizioni predefinite quando sperimentiamo il vuja de, cioè l’opposto del déjà vu. Il déjà vu si manifesta quando incontriamo qualcosa di nuovo, ma ci sembra di averlo già visto. Il vuja de funziona al contrario. Ci troviamo davanti qualcosa di familiare ma lo vediamo con occhi nuovi e riusciamo a ideare nuove soluzioni a problemi vecchi.

In modo forse controintutivo, Grant spiega come la spinta all’originalità sia influenzata negativamente da alti livelli di motivazione al successo. In effetti, più valore attribuiamo al successo, più abbiamo paura di fallire. E più abbiamo paura di fallire, meno siamo disposti ad esporci ai rischi di andare controcorrente per paura di essere disapprovati.

I miti da sfatare

Mito da sfatare: le persone originali hanno più delle altre una propensione al rischio e a sopportarne le conseguenze in termini di stress. Non è vero! Sotto la superficie, le persone originali soffrono le ansie associate all’incertezza di rischiare tanto quanto le altre e hanno una propensione al rischio variabile (in parte come abbiamo visto essa dipende dalla motivazione al successo). Spesso però riescono a bilanciare il rischio in un’area di vita mantenendo invece un atteggiamento cauto negli altri contesti.

Grant fa l’esempio del portafogli azionario. Così come chi vuole fare un investimento rischioso nel mercato azionario si tutela bilanciandolo con investimenti dai rendimenti inferiori ma sicuri, molti imprenditori conservano un impiego a tempo pieno finché la loro start-up non è decollata. Stephen King, ad esempio, continuò a svolgere vari lavori (come custode, benzinaio) dopo che uscirono i suoi primi racconti, finché non fu consacrato dal primo romanzo, Carrie.

Insomma, le persone originali non amano le sensazioni associate al rischio, ma:

“procedono controvoglia fino all’orlo del precipizio, calcolano la velocità di caduta, ricontrollano tre volte il paracadute e predispongono una rete di sicurezza, perché non si sa mai”.

Inoltre il fascino e piacere dell’innovazione occupano più spazio attentivo di paure e dubbi, almeno in alcuni momenti.

Originali si nasce o si diventa?

Grant propende più per la seconda. L’educazione può favorire la creatività, in particolare se gli stimoli educativi sono caratterizzati da poche regole spiegate in modo chiaro, illustrando le conseguenze concrete delle stesse e legandole a dei principi.

Oltre all’educazione ricevuta, secondo Grant a favorire lo sviluppo di una mente creativa (e il suo mantenimento nel tempo) sono soprattutto altre due abitudini: quella di fare molte esperienze diverse e quella di coltivare hobby creativi. Alcune ricerche hanno in effetti dimostrato che le persone che depositano brevetti e fondano nuove aziende hanno più probabilità di praticare hobby creativi (come ad esempio: disegnare, scolpire, scrivere, recitare, danzare) e che la stessa cosa vale per i premi nobel rispetto agli altri scienziati (cioè i primi hanno più probabilità di praticare hobby artistici).

Originalità, emozioni, atteggiamenti

Le persone originali sono o dovrebbero essere tendenzialmente sempre ottimiste? La risposta ricavata da Grant è sfumata e tiene conto di due diversi momenti dell’esperienza della persona originale: quella dell’elaborazione visionaria e quella della messa alla prova dei fatti. L’ottimismo serve a liberare energie creative, ma nel passaggio dall’idea alla sua attuazione scegliere un moderato pessimismo ha la sua utilità. L’atteggiamento pessimista infatti orienta l’attenzione verso problemi, criticità, ostacoli che un atteggiamento ottimista rischierebbe di oscurare, impedendo di prendere in considerazione le contromisure per affrontarli.

Nella fase di realizzazione di un’idea originale, una persona può spesso sperimentare emozioni negative intense come ansia o rabbia. Che fare con queste emozioni? Innanzitutto validarle. Riconoscere loro diritto di manifestarsi come informazioni potenzialmente utili rispetto a una data situazione, e come risultato del nostro modo di interpretare il mondo alla luce delle nostre esperienze pregresse.

Nel caso di ansia per la realizzazione di un’idea, inoltre, se essa subentra in una situazione calda (con collaboratori, clienti, durante una presentazione), limitarsi a validarla e accettarne la presenza è la strategia migliore. Nel caso invece si manifesti in situazioni più tranquille possiamo provare (sempre dopo averla validata) a visualizzare tutti gli esiti peggiori temuti, amplificando per scelta momentaneamente il disagio, perché il nostro cervello teme l’ignoto più del negativo. Una volta che abbiamo sperimentato in pieno, attraverso l’immaginazione, i possibili esiti catastrofici di una scelta, è probabile che l’ansia si plachi o che sia più facile accettarla.


FONTI

Grant A. (2106), Essere Originali, Milano, Hoepli.


 

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