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Canzoni da funerale: la playlist Spotify che parla della morte attraverso la musica

Chi non ha mai detto la frase “questa canzone la voglio al mio funerale”? Forse, effettivamente, non tutti ci hanno pensato. Tuttavia, per alcune persone, la musica è quasi come una religione perciò è molto probabile che abbiano detto o pensato questa affermazione almeno una volta nella vita. In generale, riflettendo un attimo sull’argomento, è facile notare quanto la musica sia parte fondamentale delle funzioni religiose: molte di esse, infatti, sono spesso accompagnate da musica strumentale o vocale (quella caratterizzata dai canti). Insomma, il legame tra religione e musica è abbastanza stretto, perciò che male ci sarebbe nel creare una playlist adatta anche a un funerale?

Buon ascolto.

Una playlist divisa in due

Creare una playlist da far ascoltare durante il proprio funerale non è facile. Per iniziare la divideremo in due parti.

Nella prima ci saranno le canzoni che sembrano essere adatte ad accompagnarci nel viaggio verso l’ignoto e che esprimono i pensieri che, probabilmente, si potrebbero avere in un’occasione di questo tipo. Stiamo quindi parlando di canzoni in grado di farci sentire vulnerabili ma anche capiti, in grado di cullarci e rassicurarci proprio come una ninna nanna (e consentendoci dunque di abbandonarci al riposo eterno) ma anche in grado di darci la giusta carica. Partendo da questa ottica, vi invitiamo ad aggiungere le vostre canzoni immortali: quelle che, sostanzialmente, potreste ascoltare per l’eternità.
Nella seconda parte della playlist, invece, vi proporremo le canzoni che si possono dedicare alle persone che non ci sono più.

La prima parte: Lana del Rey

Iniziamo con la canzone per eccellenza adatta a questa occasione: Born To Die di Lana del Rey. Non suggeriamo questa canzone solo per il titolo (che sottolinea qualcosa che sappiamo molto bene) e la musica quasi ultraterrena, ma anche per il modo in cui si apre, con quei “Why? Who, me?” sussurrati da qualcuno che sembra quasi non accettare il fatto che sia giunta la propria ora. I versi successivi, invece, sembrano suggerire il desiderio di trovare la forza di arrivare fino alla fine per l’ultima volta.

Why? Who me? Why?
Feet don’t fail me now,
Take me to your finish line.

La Del Rey potremmo trascinarcela ancora a lungo in questa playlist, perché è abbastanza risaputo che le sue canzoni siano spesso malinconiche e un po’ oscure, ma ci limiteremo ad aggiungerne solo altre due: Religion e Bel Air. Mentre Religion potrebbe essere riprodotta durante qualsiasi momento della funzione, Bel Air è incredibilmente perfetta per la chiusura. In questo caso non sono tanto le parole ad alludere alla morte, quanto più la base musicale che potrebbe benissimo essere la musica ascoltata in quello che potremmo immaginarci come il paradiso, tema che ricorre anche nel video di Tropico.

La seconda parte: Marilyn Manson

Proseguiamo con un altro maestro del genere: Marilyn Manson con The Nobodies e The Last Day On Earth (ancora meglio se nella versione live).

The Nobodies sottolinea quello che tutti sappiamo ma fingiamo di non considerare, ovvero che la morte di qualcuno sembra magicamente risvegliare l’affetto e l’apprezzamento di tutti coloro che lo circondano. Con il solito tono critico che lo contraddistingue, dunque, Manson punzecchia l’ascoltatore con questi versi:

We are the nobodies,
we wanna be somebodies.
When dead,
They’ll know just who we are.

Nel brano successivo, The Last Day On Earth, invece, l’artista allude a uno scenario post-apocalittico in cui probabilmente non ci sarebbe nemmeno la possibilità di celebrare un funerale. Anche in questo caso, però, la base musicale scelta dall’artista non può che rappresentare una perfetta culla per lasciare questa vita.

I know its the last day on earth.
We’ll be together while the planet dies.
I know it’s the last day on earth.
We’ll never say goodbye.

Anche per quanto riguarda questo cantante, la lista di canzoni adatte all’occasione sarebbe un po’ troppo lunga, ma è comunque giusto citare The Death Song che, dato il titolo, sembrerebbe avvicinarsi di più delle altre all’argomento scelto. La base di questo brano è molto più movimentata, come se, in qualche modo, invitasse gli ascoltatori a fare una canzone sulla morte e a ballarci su.

La terza parte: RIP 2 My Youth, If I Die Young

Questa terza parte da “solisti” la possiamo concludere con RIP 2 My Youth dei The Neighbourhood e If I Die Young dei The Band Perry. Il primo brano, in realtà, raccoglie l’idea che ha ispirato questa playlist (e quindi si potrebbe anche mettere al primo posto nell’ordine di ascolto). Si tratta, infatti, di una canzone che, fin dai primi versi, chiarisce in maniera esplicita il sentimento che è alla base di questa playlist, ovvero, il desiderio di volere la propria musica al proprio funerale.

R.I.P. 2 My Youth.
And you could call this the funeral.
I’m just telling the truth
And you can play this at my funeral.
Wrap me up in Chanel inside my coffin,
Might go to Hell and there ain’t no stopping.

Anche nel caso di If I Die Young troviamo le ultime volontà della cantante, delle indicazioni su come vorrebbe che si svolgesse il suo funerale.

If I die young bury me in satin,
Lay me down on a bed of roses,
Sink me in the river at dawn,
Send me away with the words of a love song.

Le canzoni da dedicare a chi non c’è più

Dopo questa prima parte da “solisti”, possiamo iniziare con la parte dedicata, invece, a coloro che sono rimasti in vita. I brani seguenti, dunque, saranno delle lettere dedicate a dei cari che non ci sono più ma che continuano a vivere nei nostri ricordi e che, dunque, potrebbero essere riprodotte durante la funzione con l’obbiettivo di mantenerne vivo il ricordo.

Il classico dei classici : My Immortal

My Immortal degli Evanescence merita uno spazio personale. È, dunque, la prima che vi proponiamo, un classico dei classici. È un tipo di brano in grado di infondere un senso di pace e tranquillità, di cullare e rassicurare chiunque stia soffrendo per l’assenza di una persona cara che è difficile dimenticare.

I’ve tried so hard to tell myself that you’re gone.
But though you’re still with me, I’ve been alone all along.
When you cried, I’d wipe away all of your tears.
When you’d scream, I’d fight away all of your fears.
And I held your hand through all of these years.
You still have all of me.

Dire addio ai propri cari: Joanne, Grigio Girls, Afire Love, If You Say So

Questi brani sono tutti accomunati da chiari riferimenti alla morte di un parente stretto o amico.

Joanne di Lady Gaga (contenuta nell’omonimo album) è dedicata alla zia della cantante che si chiamava proprio Joanne ed è venuta a mancare quando lei non era neanche nata (dunque, nasconde anche un sentimento di nostalgia nei confronti di questa zia che non ha mai avuto l’occasione di conoscere); così come Grigio Girls, contenuta nello stesso album ma dedicata all’amica Sonjia, morta qualche mese prima dell’uscita dell’album.

Proseguiamo poi con Afire Love di Ed Sheeran, dedicata al defunto nonno del cantante (malato di Alzheimer), il quale, oltretutto, ha affermato di averla finita di scrivere proprio durante il funerale del parente. Il brano descrive molto accuratamente i ricordi del piccolo Ed costretto a dover accettare il fatto che suo nonno non fosse in grado di ricordarsi di lui, ma anche quelli del giorno del funerale stesso in cui il cantante ha condiviso il dolore con il resto della sua famiglia.

Things were all good yesterday,
Then the devil took your breath away.
And now we’re left here in the pain.
Black suit, black tie standin’ in the rain.

Dopo i parenti, vediamo le canzoni da dedicare agli amanti scomparsi. Troviamo If You Say So di Lea Michele, cantante ed ex attrice della serie televisiva statunitense Glee, che ha scritto questo brano (contenuto nell’album Louder del 2014) esattamente una settimana dopo la morte del suo fidanzato e collega Cory Monteith, morto a causa di una overdose.

It’s been seven whole days, seven whole days
Since I heard the phone ring.
Seven whole days, seven whole days
Since I heard your voice.
And I can’t get the last words that you said
Can’t get those words out of my head.
It’s been seven whole days, seven whole days of pure hurt.

Concludiamo la nostra playlist con qualche altro brano in tema: ovvero Slipped Away di Avril Lavigne, Thinking Of You di Lenny Krevitz, Dark Paradise della già citata Lana Del Rey e Letters To The Lost dei COUNTERFEIT..
Si tratta si lettere piene di ricordi, paure, insicurezze e rabbia per non aver detto tutto ciò che si desiderava dire a qualcuno quando vi era ancora la possibilità per farlo.

Dunque, vi lasciamo con lo stesso interrogativo che vi avevamo posto all’inizio dell’articolo: quali canzoni vorreste al vostro funerale? Forse ne trovate qualcuna fra quelle proposte?


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