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Il plagio in musica: i casi più eclatanti

A tutti è capitato almeno una volta di ascoltare una canzone che potesse ricordarne un’altra. Di casi di plagio, nella storia della musica, ce ne sono stati parecchi. Quelli che abbiamo deciso di riportare hanno avuto conseguenze importanti che non sono di certo passate inosservate.
Tecnicamente, il plagio è l’appropriazione indebita di un’opera appartenente a un’altra persona. Questo non si verifica solo in campo musicale ma esistono molti casi anche in campo letterario e artistico.

Se nella letteratura il plagio si può verificare tramite un confronto tra le parole, nella musica il plagio si ha quando chi ascolta il brano nota una certa somiglianza con qualcosa di già sentito in passato, una sorta di déjà vu uditivo. Ovviamente, prima di dichiarare che si tratta di vero e proprio plagio vengono condotti ulteriori studi come, per esempio, la verifica tecnica della linea melodica e delle eventuali battute. Un brano può essere accusato di plagio anche se somiglia solo in parte a un brano già pubblicato in passato da un altro artista.

Secondo la giurisprudenza, non esistono delle regolamentazioni precise quando si tratta di plagio musicale: un artista può essere accusato anche se solo due battute della propria canzone somigliano vagamente a un altro brano già presente sul mercato musicale. Spesso, però, queste somiglianze non sono volontarie ma puramente dettate dal caso. Qualcuno diceva “le note sono sette, è normale che un brano possa somigliare a un altro”, quindi può capitare a qualsiasi artista di scrivere una canzone che, senza volerlo, possa ricordarne un’altra.

Noi de «Lo Sbuffo» abbiamo raccolto alcuni dei plagi più famosi della storia della musica contemporanea. Confronteremo i due brani protagonisti e lasceremo che sia il lettore a giudicare.

Coldplay vs Joe Satriani

Partiamo subito da quello che ha suscitato più scalpore nel primo decennio degli anni Duemila. Viva la Vida dei Coldplay non ha bisogno di presentazioni, tutti la conosciamo e l’abbiamo cantata a qualche karaoke. Il brano fa parte del quarto album in studio dei Coldplay: Viva la vida or Death and All His Friends (2008), rimasto in lavorazione per due anni a causa di alcune divergenze all’interno del gruppo. Diverso da quelli precedenti, è stato accolto positivamente dalla critica. Secondo il «New York Post», Viva la vida or Death and All His Friends è stato il migliore album del 2008.

Critiche positive, ottime vendite, il gruppo si è riappacificato, ma c’è qualcosa che non va. Il problema non riguarda l’album ma uno dei brani che contiene. La canzone in questione è proprio Viva la Vida, quella che ha riscosso più successo in assoluto.

Le accuse

Era l’ottobre del 2008 quando il chitarrista statunitense Joe Satriani ha accusato il gruppo di aver copiato la base musicale del proprio brano, If I Could Fly (2004), pubblicato quattro anni prima di Viva la Vida. Satriani non l’ha presa bene e ha denunciato il gruppo britannico al tribunale di Los Angeles.

I Coldplay, ovviamente, hanno negato in toto l’accaduto. In effetti, i legali del gruppo hanno affermato che il brano di Satriani, oltre a non assomigliare minimamente a Viva la Vida, manca anche di originalità e, per questo, non dovrebbe essere coperto da nessun copyright.

I brani a confronto

Enzo Jannacci diceva che per fare certe cose ci vuole orecchio. Vi inseriamo qui i due brani in modo che possiate giudicate voi stessi. Per quanto riguarda Viva la Vida, potete andare al secondo 0.40 e ascoltare il brano a partire da lì. Fissate bene questa parte del brano e tenetela a mente.

Ecco, invece, il brano rivale, If I Could Fly: anche in questo caso, se non volete ascoltare il brano per intero, andate al secondo 0.49. Lasciamo a voi il giudizio.

La somiglianza fra le due basi risulta piuttosto evidente. Nonostante ciò, oltre ai Coldplay stessi, anche i loro seguaci hanno sempre affermato il contrario. Infatti, se si scorrono i commenti sotto ai video YouTube dei due brani, si possono notare numerosi dibattiti tra i fan della band e quelli del chitarrista.
Ma come è finita? È stato evidenziato che, in effetti, esistono delle similitudini fra i due brani. Ecco cosa ha affermato Chris Martin, leader della band britannica, in merito alla situazione:

Se ci sono delle similitudini tra le nostre due composizioni queste sono totalmente casuali e noi siamo sorpresi quanto lui. Joe Satriani è un ottimo musicista, ma non è stato lui a scrivere la canzone Viva la Vida. Con rispetto, gli chiediamo di accettare quanto gli assicuriamo e gli facciamo i nostri migliori auguri per tutti i suoi prossimi impegni.

Le parole di Satriani, invece, sono state più dure:

Appena l’ho sentita, ho capito che era la mia If I Could Fly: mi è sembrato di ricevere una pugnalata nel cuore. È una cosa che mi ha fatto davvero male. Praticamente, appena è uscita la canzone dei Coldplay, la mia casella di posta è stata sommersa. Non so quante e-mail ho ricevuto, e tutti a dirmi: “Hai sentito la canzone dei Coldplay? Te l’hanno fregata!”. Tutti hanno notato delle similitudini. Ho fatto di tutto per evitare di andare in tribunale, ma i Coldplay non hanno voluto neanche parlare di questa cosa. Forse speravano che questo piccolo chitarrista, dopo un po’, li lasciasse in pace. Non serbo loro rancore, voglio solo fare quello che deve fare un artista che vuole proteggere la propria arte.

Dopo avere tirato in ballo tribunale, avvocati e chi più ne ha più ne metta, la situazione si è risolta in forma privata. A quanto pare, i Coldplay e Satriani si sarebbero confrontati privatamente e sembra che il gruppo inglese abbia offerto una quota in denaro al chitarrista, in modo da risolvere la questione. Oltre a questo non si sa nulla, il tutto è rimasto nell’ombra.

Michael Jackson vs Al Bano

Sì, fa ridere. Sembra quasi un titolo di «Lercio», ma non lo è. Di primo acchito, verrebbe da pensare che sia stato Al Bano a copiare il re del pop. Invece no. Ebbene sì, pare che Michael Jackson abbia copiato Al Bano. La cosa ha dell’inverosimile. I brani in questione sono Will You be There (1991) e I cigni di Balaka (1987). La prima la conosciamo tutti, la seconda un po’ meno.

Sicuramente qualcuno dirà che è stato un caso ma, rispetto alla diatriba Coldplay-Satriani, qui la somiglianza fra i due brani è molto più evidente.

Le accuse

Il tutto è nato per caso. Il figlio di Al Bano stava ascoltando il brano di Michael Jackson quando si è accorto della somiglianza con la canzone del padre. Da quel momento è partita una guerra tra il re del pop e colui che ha scritto un’evergreen come Felicità.

Rispetto allo scontro Coldplay-Satriani, qui sono state prese decisioni immediate quasi drastiche. Subito dopo la denuncia da parte di Al Bano, la Pretura Civile di Roma ritirò il disco di Michael Jackson dal mercato italiano. Successivamente, la Sony ha dovuto ripubblicare l’album senza Will You be There.

Cosa ha dichiarato Jackson a riguardo? Il cantante americano ha espresso la sua disponibilità per il chiarimento ed è volato direttamente in Italia. Per verificare se i brani fossero o meno uguali, è stato chiamato in causa perfino il grande compositore Ennio Morricone in modo che desse il proprio giudizio. Durante il processo è emersa un’ulteriore accusa: a quanto pare, entrambi i brani somigliano a vecchi blues americani ma, fortunatamente per Al Bano, questi non sono coperti da diritti d’autore.

Ricapitolando: Michael Jackson ha copiato Al Bano, che ha copiato vecchi brani blues, che al mercato mio padre comprò. Ma, dato che tutti si sono copiati in un certo senso, chi ha vinto? Al Bano ha dovuto pagare le spese processuali anche se, successivamente, gli venne data ragione, dato che il brano di Jackson conteneva ben 37 note consecutive identiche al proprio.
Qual è il responso finale? Michael Jackson ha pagato quattro milioni di lire al cantante salentino, anche se questo aveva chiesto cinque miliardi. Pretenzioso.

I brani a confronto

Milioni a parte, eccovi i due brani. Buon ascolto! Il primo è il videoclip di Will You Be There, mentre, il secondo è il lyric video de I Cigni di Balaka.

 

I Queen e David Bowie vs Vanilla Ice

Anche chi non si intende di musica, quando ascolta Ice Ice Baby di Vanilla Ice (1989) si accorge che la linea di basso è la stessa di Under Pressure dei Queen feat. David Bowie (1981). I brani, seppur molto diversi tra loro, hanno molto in comune. Ma come fanno due brani tanto diversi ad avere lo stesso giro di basso?

Le accuse

Ice, inizialmente, affermava di non aver copiato nulla e diceva che la base del suo brano era completamente diversa, poiché lui aveva aggiunto il beat. Chiunque abbia un udito funzionante e un minimo di buon senso sa che questa è una scusa bella e buona. Successivamente, quando la vicenda diventò più seria, il rapper ammise che era tutto uno scherzo.

Sicuramente, i Queen e David Bowie non la presero tanto alla leggera. Infatti, la linea di basso fu utilizzata consapevolmente e senza permesso. Gli avvocati dei Queen e di David Bowie denunciarono Vanilla Ice, ma non si finì mai in tribunale: il rapper e tutto il suo entourage pagarono una multa molto salata e inserirono gli artisti britannici nei credits della canzone.

I brani a confronto

Sicuramente non c’è bisogno di Nostradamus o di un udito super sviluppato per capire che la linea di basso è quella di Under Pressure dei Queen e David Bowie e che il tentativo di Vanilla Ice di rubare uno dei brani più iconici di sempre è completamente fallito, anzi, non è mai partito. Eccovi, per prima, Under Pressure. Confrontatela con Ice Ice Baby e tirate le somme.

 

Led Zeppelin vs Spirit

I Led Zeppelin sono considerati da sempre come uno dei più importanti gruppi della storia. Accusarli di plagio sembra un’eresia. Purtroppo è così e la canzone chiamata in causa non è una canzonetta qualunque ma la straordinaria Stairway to Heaven (1971). Ebbene sì, il famoso arpeggio di Jimmy Page all’inizio del brano, a quanto pare, non è frutto dell’ingegno della band. La canzone “plagiata” è Taurus (1968) degli Spirit, una band americana rimasta in attività dalla fine degli anni Sessanta fino alla fine degli anni Novanta.

Le accuse

Per capire bene le dinamiche vi facciamo un piccolo riassunto: Stairway to Heaven è contenuta nell’album Led Zeppelin IV del 1971. La canzone non è mai stata pubblicata come singolo ma, nonostante questa scelta, ha raggiunto una popolarità che tutt’oggi la distingue dai brani di quegli anni. Però, gli eredi di Randy California – ex leader degli Spirit, morto nel 1997 – accusarono i Led Zeppelin di aver copiato l’intro di Stairway to Heaven dalla loro Taurus.

Dal punto di vista tecnico, mettendo a confronto i due brani, questi hanno parecchie similitudini. Ma come è stato possibile? Il brano degli Spirit è stato pubblicato nel 1968, quindi tre anni prima di Stairway to Heaven. Gli Spirit, a quanto pare, in quegli anni erano in tour con gli allora neonati Led Zeppelin. Successivamente alla pubblicazione del brano, California, allora chitarrista degli Spirit, disse che il brano era completamente uguale a Taurus.

Per tutti questi anni la band americana ha affermato che la canzone era stata copiata, ma come mai nessuno si è mai accorto di nulla? Certamente il brano dei Led Zeppelin ha riscosso molta più notorietà e forse è stato proprio questa la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Negli anni, sembrava che gli Spirit si fossero rassegnati ma, nel momento in cui è stato ripubblicato Led Zeppelin IV in versione rimasterizzata, il caso è stato riaperto. Randy California, per tutta la vita, ha lottato per questa causa poiché riteneva che il gruppo inglese avesse copiato senza nemmeno offrire una parte del denaro incassato ai “veri” creatori del brano.

Le accuse successive alla pubblicazione della versione rimasterizzata, portarono i Led Zeppelin in tribunale, ma la band venne assolta poiché fu constatato che l’arpeggio di Page non era uguale a Taurus. Sembra tutto risolto. Invece no. Il tribunale di Los Angeles ha riscontrato delle irregolarità poiché, durante la prima sentenza, non era stata ascoltata la versione originale di Taurus ma quella live.

Successivamente, oltre all’arpeggio, è subentrata anche la questione del copyright. Secondo il giudice, questo non ricopre le sequenze tra note e arpeggi. Secondo la corte di Los Angeles tutto ciò è falso poiché, per verificare se un brano è stato plagiato o meno, bisogna tenere conto anche di questo aspetto. Quindi, alle fine di tutto, i Led Zeppelin non hanno potuto tirare nessun respiro di sollievo. È il 2018 e il processo dovrà ripetersi.

Dopo queste mille peripezie, non si è trovata ancora nessuna soluzione. Non si sa se Stairway to Heaven sia stata copiata o meno. Sta di fatto che l’arpeggio iniziale ricorda molto la canzone degli Spirit. Lo stesso Page ha affermato in tribunale di avere nella sua collezione personale di vinili un album degli Spirit, proprio quello contenente il brano incriminato, anche se non sa come possa esserci finito. Che questo possa essere un indizio?

I brani a confronto

Sicuramente questo è uno dei casi più eclatanti della storia della musica contemporanea, una battaglia che va avanti da quarant’anni. Non si sa ancora se i Led Zeppelin possano dormire sonni tranquilli. Qui vi inseriamo i due brani, Stairway to Heaven e Taurus. A voi il giudizio.

The Rolling Stones vs The Verve

Bitter Sweet Symphony è la classica canzone della quale, oltre alle parole, si canticchia anche il motivetto iniziale. Sicuramente questo è stato il brano che ha portato i The Verve all’apice della propria carriera. Il brano è contenuto nell’album Urban Hymns (1997), uno dei maggiori successi di quell’anno. Sicuramente, il merito lo si deve soprattutto a Bitter Sweet Symphony e ai suoi archi riconoscibilissimi, che possiamo ascoltare durante l’intro. Così riconoscibili da ricordare un’altra canzone: The Last Time (1965) dei The Rolling Stones.

Le accuse

Chi ha copiato da chi? Cronologicamente parlando, gli Stones hanno pubblicato il brano nel lontano 1965 quindi quelli che “hanno copiato” sono proprio i giovani The Verve. A quanto pare, però, gli archi iniziali non sono stati rubati di nascosto. Si dice che Richard Ashcroft, leader dei The Verve, scrisse di proposito la canzone sulla base di The Last Time.

Fu fatto un accordo tra le due band: i The Verve potevano usare l’intro della canzone ma, in cambio, questi dovevano dare agli Stones almeno la metà delle royalties. Fin qui tutto bene, se non fosse per il fatto che i The Verve hanno utilizzato una porzione del brano maggiore di quella concordata. Subito dopo la pubblicazione della canzone, il manager dei Rolling Stones accusò i The Verve di non aver rispettato gli accordi. Successivamente, la band venne chiamata in giudizio, anche se il tutto fu risolto in sede extragiudiziale.

I The Verve avevano contro una delle più grandi band della storia. Gli Stones li accusarono pesantemente e chiesero non più il 50% delle royalties ma il 100%. Dopo varie minacce i The Verve persero il controllo totale del brano: nei diritti non comparvero più loro ma Mick Jagger e Keith Richards. Il brano vendette molto e lo si poteva sentiva dappertutto, tanto da ricevere una nomination ai Grammy. Ovviamente, tra gli autori non comparvero i The Verve ma gli Stones. Un bel colpo basso.

Sicuramente, dopo tutta questa vicenda, ai The Verve Bitter Sweet Symphony non piacerà come piace a noi. Soprattutto se, dopo anni di battaglie, i Rolling Stones rinunciano ai diritti. A quanto pare nell’aprile del 2019 Keith Richards e Mick Jagger hanno rinunciato ai diritti sulla canzone.
In seguito fu lo stesso Ashcroft a dichiarare:

Mi fa molto piacere annunciare che il mese scorso Mick Jagger e Keith Richards hanno accettato di darmi la loro parte della canzone Bitter Sweet Symphony. Questa straordinaria svolta degli eventi è stata resa possibile da un gesto gentile e magnanimo di Mick e Keith, che hanno anche accettato di escludere i loro nomi dai crediti e le loro royalties derivanti dalla canzone ora passeranno a me. Vorrei ringraziare i protagonisti di tutto ciò, i miei manager Steve Kutner e John Kennedy, i manager degli Stones Joyce Smyth e Jody Klein. Infine, un immenso ringraziamento di cuore e rispetto senza riserve a Mick e Keith. La musica è potere.

I brani a confronto

Senza ombra di dubbio l’intro è la stessa. Ovviamente, la versione dei The Verve è stata fatta in chiave più britpop e aggiornata ai tempi, mentre quella degli Stones rispecchia quelli che erano gli anni Sessanta. Ecco la celeberrima e controversa Bitter Sweet Symphony a fianco della sua fonte di ispirazione, The Last Time.

Marvin Gaye vs Robin Thicke

Blurred Lines è una di quelle canzoni che, nell’estate del 2013, sentivamo dappertutto. Quel motivetto in sottofondo entrava in testa e non ne usciva più. Si dice che quando una canzone suona troppo bene c’è sempre qualcosa che non va. Un pensiero un po’ esagerato, non c’è dubbio, ma in questa circostanza è così. Il brano scritto dallo stesso Robin Thicke in collaborazione con Pharrell Williams e T.I., a quanto pare ,somiglia parecchio alla canzone Got to Give It Up (1977) del cantautore soul Marvin Gaye.

Le accuse

Marvin Gaye è deceduto nel 1984. I primi ad accorgersi della somiglianza tra i brani sono stati i familiari di Gaye, i quali denunciarono gli autori di Blurred Lines per aver violato il copyright del brano.

Al primo ascolto le canzoni non si somigliano granché. Dato che non si può accusare un artista senza delle basi solide e dato che, per verificare che sussista effettivamente un plagio bisogna studiare a fondo il brano, sono stati fatti degli accertamenti: alla fine dei conti, gli arrangiamenti sono risultati essere gli stessi in entrambi i pezzi. Così, alla fine di tutto, Robin Thicke e Pharrell Williams sono stati accusati di plagio e hanno dovuto pagare cinque milioni di dollari alla famiglia di Marvin Gaye. E T.I.? A quanto pare lui non ha dovuto pagare nulla poiché è riuscito a uscirne nel 2015.

I brani a confronto 

Eccovi, ancora una volta, i due brani: Blurred Lines e Got to Give it Up.

Questi brani che vi abbiamo elencato sono, secondo noi, i casi di plagio (più o meno accertato) più significativi ed evidenti della storia della musica contemporanea. Certo, non è stato facile poiché nel tempo si sono verificati molti plagi che hanno portato a molteplici conseguenze. Queste situazioni incuriosiscono diversi spettatori mentre, ad altri, fanno rabbia. Provate a pensare come si è sentito un fan dei Led Zeppelin quando ha scoperto che il brano più iconico della band non è frutto del loro genio ma della mente di un altro artista. Sicuramente, un artista accusato di plagio non è ben visto, e non solo dal punto di vista lavorativo ma anche da quello morale. Inoltre, un’accusa di plagio non fondata, può portare grossi problemi a un artista che non vede riconosciuto il suo duro lavoro.

Insomma, la questione è sicuramente controversa e di difficile risoluzione. E voi? Cosa ne pensate dei casi proposti in questo dossier?

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