Il discorso di Conte: un crono-programma degli impegni

Il 28 dicembre 2019 il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha tenuto una conferenza di fronte a una platea di giornalisti. La conferenza era stata organizzata dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, in collaborazione con l’Associazione della Stampa Parlamentare, per la fine dell’anno 2019. L’evento era diviso in due sezioni: un monologo del Premier e delle domande poste dai giornalisti.

Uno sguardo generale

La conferenza, durata circa tre ore, ha visto affrontata un’ampia varietà di temi. La maggior parte delle domande vertevano su argomenti come la riforma della giustizia, l’immigrazione, la guerra in Libia, i cambiamenti climatici e varie problematiche economiche. Altro tema molto toccato è stato quello dell’apparente instabilità della maggioranza parlamentare, fattore che eccita molti giornalisti di ogni colore politico.

Alcuni giornalisti hanno invece chiesto al Presidente quale fosse la sua opinione su Mattarella e cosa ne pensasse di una sua possibile ricandidatura. Ovviamente, non pare nemmeno necessario sottolineare come qualsiasi esponente politico, anche solo per protocollo, debba sempre portare rispetto alla massima carica dello Stato.

Alcune domande più personali invece hanno messo, giustamente, in questione l’affidabilità delle dichiarazioni del Presidente. Egli infatti, ricordavano alcuni giornalisti, aveva detto che il Conte I sarebbe stato il suo unico governo. La storia ha dimostrato il contrario. Questo ha portato il premier Conte a ribadire una (quasi) totale dissociazione da un possibile Conte III.

Alla fine della conferenza inoltre sono stati annunciati i due nuovi ministri Azzolina e Manfredi. Le dimissioni natalizie del Ministro del Miur Fioramonti, infatti, hanno visto la separazione della Scuola dall’Università e Ricerca.

Il discorso del Presidente del Consiglio

Dopo un primo intervento del Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, la parola è stata ceduta a Conte. I punti toccati dal Presidente sono stati all’incirca sette; si può dunque dare quasi per certo che questi siano i punti prioritari del 2020.

La burocrazia

La prima misura citata è stata quella dello snellimento dell’apparato burocratico. Il Capo di Governo si è dichiarato consapevole della difficoltà della riforma. Infatti, lo sviluppo della burocrazia ha visto una forte separazione delle competenze che ora dovrebbero essere riaccorpate o comunque snellite. La manovra, però, di forte impatto sociale e con spesa ridotta, scontenterebbe molti che vedrebbero mutare il loro ruolo. Se prima un compito andava svolto in sessanta minuti, ha esemplificato Conte, dopo la riforma andrà svolto in trenta.

La giustizia

Dopo un breve accenno alla digitalizzazione come fattore fondamentale della riforma burocratica, il discorso si è mosso in direzione della riforma della giustizia. L’attenta scelta delle parole ha evitato al Presidente di soffermarsi sulle opposizioni diffuse alla riforma Bonafede della prescrizione, in vigore dall’1 gennaio. Ha inoltre ricordato la legge delega che riforma il processo civile; il governo, aggiunge Conte, si impegnerà anche per riformare il diritto penale e tributario. In particolare, l’obiettivo è quello di ridurre di un grado di giudizio il processo tributario.

Il fisco

In ambito fiscale ha sottolineato la necessità di rimodulare le aliquote o ridurle, insomma, abbassare le tasse. Ben consapevole però del fatto che già molti prima di lui avevano fatto queste dichiarazioni, ha ricordato l’impegno passato e futuro del governo nella lotta all’evasione fiscale come via maestra. Infine, ha rimproverato indirettamente gli ItalianiVivi di Renzi, che si dichiarano No Tax, ricordando che la costituzione richiede a tutti di contribuire in base alla propria possibilità.

Le infrastrutture

Come ultimo punto, Conte ha scelto le infrastrutture, un tema annoso visti i recenti problemi alla rete autostradale successivi al suo discorso. Finalmente è stata posta l’enfasi sulla modernizzazione e manutenzione delle infrastrutture piuttosto che sulla costruzione di nuove. In particolar modo il Presidente ha ricordato l’importanza di investire sul Sud, anche nel sistema viario, per rilanciare l’intera nazione. A questo scopo, in seguito all’iniziativa del Ministro del Sud Provenzano, il 34% della spesa pubblica verrà a priori stanziato per lo sviluppo del Sud.

La morale Contiana

Oltre agli argomenti strettamente tecnici, Conte si è fermato a riflettere sul modo di operare del suo governo. In particolare ha criticato le posizioni di principio, ricordando che un attento studio dei dossier è necessario per poter confrontarsi chiaramente nel Consiglio dei Ministri. Ha inoltre rivendicato il metodo del confronto tra le forze politiche, confronto che può essere acceso ma non litigioso. In questo modo, infatti, il governo può trattare anche i temi più spinosi con coerenza e professionalità.

Conte ha poi parlato di Sistema Italia, intendendo l’unione di cittadini, politica, parti sociali e privati che si uniscono per il bene del Paese. L’esempio più eclatante di Sistema Italia è stato, a parere del Presidente, la vicenda della ricostruzione dopo il crollo del ponte Morandi a Genova. L’auspicio del Premier è che questo sistema possa essere riedito in occasioni importanti per il Paese come il caso ILVA, Popolare di Bari e Alitalia.

Alcune tra le domande più rilevanti fatte al Premier

Al monologo di Conte sono seguite numerose domande dei giornalisti. Uno dei primi è stato Nicola Porro dell’agenzia DIRE che ha chiesto se esista una soluzione alla questione della disoccupazione giovanile. La soluzione, ha risposto il Premier, deve essere strutturale; se l’Italia riparte nel suo intero ripartiranno anche i giovani. Tuttavia, ha ricordato le misure messe in atto finora come le agevolazione per giovani imprenditori fino ai quarantacinque anni.

Nell’ambito economico, invece, le domande si soffermano sulla soluzione ai tre grandi problemi italiani ovvero ILVA, Popolare di Bari ed Alitalia. Interrogato sulla possibilità di intervento statale in queste situazioni, Conte ha risposto affermativamente. Tuttavia, ha rimarcato come l’opzione di mercato sia sempre quella preferibile e che non ci sarà mai una nazionalizzazione completa di una qualsiasi azienda. Non sono però da escludere aiuti strategici da parte dello Stato per permettere al’Italia di competere a livello globale. Alla domanda sul debito pubblico e su come ristrutturarlo, il premier ha faticato a rispondere, tentando di dipingere una situazione sotto controllo.

Per quanto riguarda i cambiamenti climatici, la risposta di Conte ha posto l’accento sull’impotenza in sé dell’Italia e della UE. Allo stesso tempo, però, vi è l’auspicio che l’Unione Europea possa giocare un ruolo di leadership politica nel contenimento e nella risoluzione del problema.

Immigrazione & Questione Libica

Il tema che ha visto più domande è stato quello dell’immigrazione. Se il Presidente infatti lo aveva evitato nel discorso, preferendo spostare il centro dell’attenzione, le domande dei giornalisti lo hanno riportato sotto la lente di ingrandimento. Interrogato sui Decreti Sicurezza, ha fatto sapere che il governo agirà sulle segnalazioni della Presidenza della Repubblica. Mentre riguardo gli SPRAR, i piccoli centri d’accoglienza, la risposta data non permette di capire se verranno riproposti, anche con formula diversa, oppure no.

La questione libica, molto delicata, è sull’orlo del declino e la soluzione diplomatica auspicata sembra lontana; perciò il fatto che Conte ritenga il Paese nordafricano un porto sicuro inquieta molti. Infatti, come hanno ricordato alcuni giornalisti, la Turchia rischia di entrare direttamente nel conflitto (proprio il 2 gennaio il Parlamento Turco ha approvato la mozione). La cosa più incomprensibile di tutto questo groviglio geopolitico resta però la definizione di Libia come porto sicuro. Proprio le dichiarazioni del Presidente infatti hanno mostrato come la situazione sia terribilmente instabile: nel Paese è in atto una guerra tra svariate milizie e gruppi paramilitari internazionali. La domanda che sorge è: come può un Paese, in guerra civile e con truppe straniere sul suolo, essere sicuro per i migranti?

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