Folies à deux Bonnie e Clyde

“Folies à deux”: l’amore malato tra Bonnie e Clyde

Amore, rispetto, passione, complicità: sono queste le cose che ricerchiamo in una relazione sentimentale e queste relazioni finiscono per diventare una parte essenziale della vita di ognuno di noi, finiscono per scandire ciò che siamo e diventiamo nel tempo.

Si finisce per trovarsi in due e mescolarsi, condizionarsi, trascinarsi nelle proprie follie. A un certo punto l’amore di Romeo e Giulietta o di Tristano e Isotta, quell’amore platonico, idilliaco, pulito, nella storia dell’evoluzione non è più bastato. Serviva il rischio, il pericolo. Serviva l’amore criminale per eccellenza, che ha fatto la storia americana degli anni Trenta.

Lei è una ragazza giovane e bella, dalla vita noiosa in un paese di provincia, una cameriera che sogna di lasciare il locale in cui lavora per diventare una famosa stella del cinema di Hollywood. Lui la vede bambina in una delle sue visioni, un sesto senso che gli permette di vedere gli eventi prima che accadano, è un appassionato di armi e di macchine, con una carriera criminale iniziata rubando galline e tacchini da bambino. Insieme sono diventati i più temuti ladri della Route 66 negli Stati Uniti: i Bonnie e Clyde dell’omonima miniserie, divisa in due puntate, di Bruce Beresford (2013).

Il loro è stato amore a prima vista, Bonnie Parker si era da poco separata dal marito Roy Thorton (dal quale non divorziò mai) e mal sopportava la monotonia e la routine della provincia, la mancanza di divertimenti e di stimoli terminò quando lei aiutò Clyde Barrow a evadere dal carcere in cui era stato rinchiuso dopo un furto con scasso.

E da lì, diventarono leggenda. E ricercati.

Lei, Bonnie, fu accusata di furto e Clyde dell’omicidio di John Bucher. Clyde sostenne sempre di essere innocente, di non essere stato lui il fautore del colpo finale perché, conoscendo di persona la signora Bucher, la negoziante che lo ha riconosciuto e accusato di omicidio, era rimasto nell’auto che avrebbe poi allontanato i rapinatori. Nonostante la sua difesa, venne condannato all’ergastolo. E tra una vita in carcere e una vita in fuga, scelse la seconda. Con Bonnie.

Mentre l’America era in piena depressione tra miseria, proibizionismo, crolli in borsa e crisi politica, i due divennero ladri, criminali e assassini, in un tunnel sempre più profondo, tra illegalità e fughe. Rubavano auto a cui successivamente cambiavano la targa, non sostavano più di un giorno nello stesso posto e, pur rischiando la cattura numerose volte, riuscirono sempre a scappare e salvarsi.

L’America era divisa in due, tra chi li amava e idolatrava, e tra chi li vedeva come i criminali che erano e pertanto li sognava dietro le sbarre. Erano visti come il simbolo di ribellione contro lo Stato. E, più che odiarli, non si può fare a meno di invidiarli. L’adrenalina attira un po’ tutti. Motivo principale dei numerosi libri, film ai quali hanno dato ispirazione nel corso degli anni.

La miniserie è consigliata a chi è sempre rimasto affascinato da questi due criminali, da chi ha sempre voluto saperne un po’ di più e a chi, come tutti, sogna un amore alla Diabolik e Eva, o alla Lupin e Margot. Un amore fuorilegge che aggiunge il sale e il pepe alla vita che finisce per essere anestetizzata dalla routine.

Pochi mesi prima della cattura, Henry Methvin – membro della gang di Bonnie e Clyde – iniziò a collaborare con la polizia per incastrarli. E le loro avventure cambiarono radicalmente…

Il 23 maggio 1934, il camion del padre di Methvin si accostò sul lato di una strada, Bonnie e Clyde si fermarono, riconoscendo il furgone, per controllare cosa fosse successo e se avessero bisogno di aiuto. Non appena Clyde scese dalla Ford, la polizia esplose in una raffica di colpi sui loro corpi.
Quella Ford V8 fu in seguito esposta e venduta come oggetto da collezione. Nel 1988 il Primm Valley Resort & Casino di Las Vegas la acquistò per oltre 250.000 dollari.

Morirono proprio come avevano vissuto: uno accanto all’altro. E furono seppelliti in due cimiteri diversi, a Dallas, a causa delle controversie tra le famiglie. Il loro era considerato un amore malato, gli psichiatri chiamano “follie a due” quel caso in cui due persone prese singolarmente sono perfettamente innocenti, ma messi insieme diventato esplosivi, trovando l’uno nell’altra un complice. Un partner in crime. Fino alla fine della strada.

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