L’impeachment in breve: accuse, conseguenze e precedenti storici

L’anno di Donald Trump non si è concluso nel migliore dei modi. Sul Presidente degli Stati Uniti d’America infatti grava una duplice accusa: abuso di potere e ostruzione all’indagine del Congresso. Queste imputazioni hanno portato all’avvio della procedura di impeachment il 24 settembre 2019 da parte della speaker Nancy Pelosi. La messa in stato d’accusa del Presidente degli Stati Uniti prende il nome di impeachment. Questa è avviata da un voto alla Camera, anche se l’ultima parola spetta al Senato, che però quasi sicuramente lascerà cadere le accuse. Tanto fumo e poco arrosto, insomma.

Ma quali sono le motivazioni alla base di queste imputazioni? Prima di tutto, Trump avrebbe abusato dei suoi poteri chiedendo al leader dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky di riaprire un’inchiesta per corruzione contro il figlio di Joe Biden, Hunter. Il mezzo utilizzato per tentare Zelensky è stata la promessa di aiuti militari per un totale di 400 milioni di dollari, destinati a Kiev. Joe Biden è candidato nelle primarie democratiche, che si terranno nel 2020. Per tale ragione il Presidente degli USA è accusato di aver abusato dei suoi poteri per interessi personali. Questo ha convinto la speaker Nancy Pelosi ad avviare la procedura.

Il secondo capo d’accusa è quello di ostruzione all’indagine del Congresso, in quanto il Trump si è rifiutato di consegnare i documenti, impedendo ogni testimonianza richiesta dai parlamentari nelle loro indagini. Il 20 dicembre ha avuto luogo il voto sull’impeachment alla Camera, che ha visto 230 voti a favore del primo capo d’imputazione contro 197, e 229 a 198 per il secondo. Il processo si concluderà probabilmente il 6 gennaio 2020, con la decisione finale che spetta al Senato: Trump è colpevole oppure no? La condanna dev’essere votata dal quorum di due terzi (67 senatori). Tuttavia, 53 di essi sono repubblicani; ecco perché viene dato quasi per scontato che Trump verrà assolto.

Come abbia reagito il presidente degli USA, conosciuto per il suo temperamento tutt’altro che remissivo? Trump non ha fatto aspettare una sua risposta. Anzi, più di una. Inizialmente ha scritto una lettera di fuoco alla Pelosi, utilizzando l’appellativo “spregevole” e definendola la peggiore speaker della storia. Questa lettera tradisce lo stress psicologico a cui il Presidente è stato sottoposto negli ultimi tempi. Come se non bastasse, ecco anche 45 tweet in meno di 24 ore. Anche da questi messaggi virtuali emerge lo stato di tribolazione in cui si trova il Presidente. Quest’ultimo definisce i democratici pazzi, fannulloni e afferma che infrangono la legge in tanti modi, più di quanto non abbia fatto Trump stesso.

Non è la prima volta che il leader degli Stati Uniti d’America si lascia andare ad insulti e cattiverie gratuite nei confronti di chi gli mette i bastoni tra le ruote. Non risparmia nessuno, neppure i defunti. Un caso emblematico è quello che ha visto sotto tiro John McCain, scomparso da poco. Dopo che la moglie ha votato per l’impeachment, Trump l’ha trattata da ingrata e ha fatto un’allusione infelice sul fatto che McCain fosse andato all’inferno.

Questo non è il primo caso di impeachment nella storia dei Presidenti americani. Infatti, anche Clinton nel 1998 fu messo sotto accusa per aver mentito sulla sua relazione con la Lewinsky e per aver ostruito la giustizia. La Camera avviò la procedura di impeachment e rinviò il Presidente al Senato, che lo assolse.

Con le imminenti elezioni viene anche da chiedersi quanto questo episodio possa influenzare il voto degli elettori. L’impatto sull’opinione pubblica sembrerebbe essere incerto. Infatti, mentre a livello nazionale il 47% degli intervistati si dichiara a favore dell’impeachment e solo il 43% contrario, non è questo che sembra interessare i repubblicani. Il 51% degli intervistati di Stati in bilico tra conservatori e progressisti è contrario all’impeachment, mentre il 44% è a favore. Questi dati sembrano essere più appetibili in vista delle elezioni del 2020, a causa del crescente appoggio a Trump da parte di coloro che inizialmente erano indecisi.

Indipendentemente dalla decisione che prenderà il Senato, che sembrerebbe essere già scritta, di certo questo episodio non fa onore al Presidente degli USA. Nonostante sia ormai conosciuto per il suo essere un po’ fuori dalle righe e tutt’altro che accondiscendente, è inammissibile che una figura tanto rilevante possa abusare in questo modo del suo potere. Come se non bastasse, anche la sua reazione alle critiche ricevute non è degna di un Presidente di Stato. Non resta altro che aspettare il verdetto finale, riponendo fiducia nella giustizia e illudendosi che per una volta questa possa trionfare.

FONTI

Giuseppe Sarcina, “La Camera vota la cacciata di Trump. Lui: ‘È un assalto all’America’”, Il Corriere della Sera, giovedì 19 dicembre 2019 (pag. 2)

Massimo Gaggi, “Donald è puro istinto. Trascinerà i repubblicani nella corsa verso l’abisso”, Il Corriere della Sera, giovedì 19 dicembre 2019 (pag. 3)

Giuseppe Sarcina, “Impeachment, ostacolo al Senato”, Il Corriere della Sera, venerdì 20 dicembre 2019 (pag. 10)

Massimo Gaggi, “45 tweet in meno di 24 ore, Trump furioso ruba lo show”, Il Corriere della Sera, venerdì 20 dicembre 2019 (pag. 11

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