DreamLab: smartphone al servizio della ricerca

Aprendo Instagram ormai è facilissimo incappare in sponsorizzazioni di creme, abbigliamento sportivo e tè miracolosi. Questi vengono venduti come prodotti che migliorano il fisico in poco tempo, senza necessariamente seguire una corretta alimentazione o praticare sport regolarmente. Giocano molto su quella che è ormai diventata una fissazione per molte persone, dai teenagers agli adulti: un fisico asciutto e sano. Ciò che stupisce è che un aspetto tanto superficiale abbia una così vasta risonanza nella società odierna. Purtroppo infatti, non capita quasi mai di imbattersi in sponsorizzazioni che abbiano un obiettivo più alto. Ecco quindi che, in un’epoca in cui i social sono il principale mezzo di comunicazione, applicazioni come DreamLab sono poco conosciute.

Quest’app consente a chiunque dotato di uno smartphone di contribuire nel proprio piccolo alla ricerca contro il cancro. L’applicazione è disponibile sia per iOS che per Android, ed è necessario aprirla, ad esempio, la sera prima di andare a letto, con il cellulare rigorosamente in carica. Semplicemente appoggiato sul comodino, senza bloccarlo né spegnerlo, lo smartphone elabora dei pacchetti di ricerca attraverso la potenza di calcolo che poi restituisce ai ricercatori. Durante la notte infatti, la potenza degli smartphone in carica resta inutilizzata, quindi, quale migliore impiego se non l’aiuto alla scienza?

DreamLab è stata sviluppata da Fondazione Vodafone in collaborazione con AIRC per la ricerca sul cancro, ed è scaricabile da chiunque. Il progetto vigente in Italia è denominato Genoma in 3D, con cui si punta a caratterizzare in modo accurato la struttura tridimensionale del DNA. A capo di questo progetto c’è Francesco Ferrari, responsabile del laboratorio di genomica computazionale di IFOM.

“Finora la maggior parte della ricerca molecolare sul cancro si è concentrata sulle mutazioni che riguardano la porzione di DNA codificante per le proteine. Questa porzione, però, rappresenta solo una piccolissima parte del nostro DNA, circa il 2 per cento. Il restante 98 per cento contiene, tra le altre cose, istruzioni che servono a regolare se e quando i geni codificanti devono essere attivati per fabbricare le rispettive proteine, e in che misura lo devono fare”

Capire cosa succede in queste regioni e come i loro possibili cambiamenti possano influire sull’insorgere del cancro è uno degli obiettivi principali del team di ricerca. Per svolgere questo tipo di analisi sono necessari strumenti statistici e bioinformatici molto potenti. Ecco perché nasce DreamLab: per permettere a quante più persone possibili di mettere a disposizione la potenza di calcolo del proprio smartphone.

Ferrari ha inoltre specificato che inizialmente il progetto si concentrerà sul tumore al seno, uno dei più diffusi, per poi focalizzarsi altri tipi di neoplasie. Nella sezione “Progetti” dell’app è possibile scegliere per quale tipo di ricerca mettere a disposizione il proprio smartphone. Genoma in 3D, infatti, è il progetto italiano, che al momento è al 16,62%, ma è possibile selezionare anche il progetto australiano Demystify (al 48,23%) o quelli inglesi, DRUGS Fase 3 o 4. Di lavoro di certo ce n’è per i nostri smartphone! Ma come si possono accelerare i tempi se in pochissimi conoscono l’esistenza di quest’app? Non sarebbe forse meglio pubblicizzare anche queste iniziative?

Nella sezione “Il tuo contributo” viene mostrato il numero di calcoli compiuti e il numero di ore dedicate al supporto della ricerca. È possibile anche avere informazioni in più circa la natura del progetto e sui suoi progressi. Si viene a conoscenza anche del numero di “dreamer”, gli utenti, che al momento sono appena 31.517 contro i 77.667 dell’Australia.

Per quanto riguarda aspetti più pratici, è possibile attivare un promemoria che ci ricordi a una determinata ora di attivare DreamLab. Si può anche limitare il consumo del traffico dati ma, se si è clienti Vodafone, l’utilizzo dell’app non comporta il consumo del traffico dati sul territorio nazionale. Nella sezione “Informazioni”, inoltre, si possono trovare le spiegazioni per un corretto utilizzo dell’applicazione.

I progetti di citizen science, di cui fa parte anche Genoma in 3D, permettono a chiunque di prendere parte attivamente al progresso scientifico. Questo è un modo alla portata di tutti per sostenere nel proprio piccolo un progetto tanto importante. Il suo completamento costituirebbe probabilmente uno dei più grandi passi avanti nella storia della ricerca scientifica.

Non è necessario avere un seguito di milioni di persone per far conoscere quest’applicazione a coloro che ci stanno intorno. Così facendo si creerebbe una catena di influenza che non farebbe spendere soldi in inutili beveroni “magici”, ma che apporterebbe un importante contributo alla scienza.

 

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Immagine 1 by Elisa Cattaneo

Immagine 2 by Elisa Cattaneo

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