Decifrare l’adolescenza (seconda parte)

L’adolescenza (come visto nella prima parte) ha una serie di caratteristiche distintive che rendono questo periodo unico, difficile da decifrare e avente delle logiche specifiche. Ricerca di nuove esperienze e più interesse a stare con i coetanei che con gli adulti sono aspetti normali.

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Gli adolescenti, e questa è una terza caratteristica distintiva, vivono le emozioni più intensamente. Ciò li rende particolarmente energici e vitali. Il prezzo da pagare però è una maggiore tendenza agli sbalzi di umore e all’impulsività, nonché una reattività che in alcuni casi potrebbe metterli nei guai.

Infine gli adolescenti, pienamente maturati dal punto di vista cognitivo, si dedicano a una maggiore esplorazione creativa attraverso il pensiero astratto, l’autoconsapevolezza, la creatività. Ciò permette loro spesso di essere brillanti, escogitare soluzioni originali, spendere grandi energie nello studio di ciò che li appassiona di più. Ma anche interrogarsi sul senso della vita e sulla costruzione di uno scopo personale, esperienza quest’ultima che può essere tanto affascinante quanto disorientante.

Certamente gli anni dell’adolescenza sono caratterizzati da una grande incertezza. Si iniziano a mettere in discussione i punti di riferimento familiari avuti durante l’infanzia e si inizia a percepire il fatto di dover fronteggiare l’ignoto insito nel proprio futuro.
Ecco quindi un ulteriore motivo di vicinanza ai propri pari: si condivide insieme il cammino per diventare grandi.

Il grande valore dell’amicizia si lega al bisogno di esplorazione nel determinare una maggiore tendenza degli adolescenti a correre dei rischi.

L’attitudine al rischio nell’adolescenza

Una ricerca riportata dalla già citata Blakemore, ha infatti evidenziato che adolescenti, adulti e giovani adulti hanno pressoché la stessa attitudine al rischio quando sono da soli e in buone condizioni di funzionamento. Una delle differenze significative tra adolescenti ed adulti sta però nel fatto che gli adolescenti corrono molti più rischi quando sanno di essere osservati dai propri coetanei. Lo sanno anche, prosegue la ricercatrice, le compagnie assicurative, che non solo hanno notato come gli incidenti sono di più nell’età compresa tra i 16 e i 25 anni (e quindi fanno pagare di più le assicurazioni per questa fascia), ma anche che sono di più quando l’adolescente alla guida non è solo in macchina ma con un coetaneo.

Il perché di questo secondo dato interessa probabilmente di più gli psicologi che cercano di decifrare il comportamento adolescenziale.

Un’ipotesi verosimile è la ricerca di approvazione sociale. Guidare in modo più spericolato potrebbe essere visto come un comportamento cool, e in quanto tale apprezzato dagli altri passeggeri, coetanei. Così, per un adolescente, il rischio di incolumità passa in secondo piano rispetto al rischio di essere considerato uno sfigato.
Il rischio sociale avrebbe più importanza del rischio di farsi male, quindi. Potrebbe essere lo stesso motivo per il quale un ragazzo a cui non piace bere sceglie di ubriacarsi a una festa. Se gli altri lo fanno, non farlo potrebbe portare a isolarlo o disapprovarlo socialmente.

Insomma, come si vede, anche un comportamento del genere ha una sua logica.

E probabilmente, la propensione al rischio maggiore nell’adolescenza dipende anche da alcune caratteristiche cerebrali tipiche di questa fase di vita. Ancora Blakemore afferma:

“Alla fine del 2000 Steinberg e alcuni ricercatori (…) hanno proposto una teoria per spiegare perché la propensione al rischio raggiunge il suo apice nel corso dell’adolescenza. Gli studi di Steinberg e Casey si sono concentrati sul sistema limbico, la parte del cervello che (oltre ad altri compiti) produce la sensazione gratificante, l’eccitazione, che si prova quando si corrono rischi.

L’idea fondamentale è che nei giovani teenager il sistema limbico sia già maturo e particolarmente sensibile al meccanismo di ricompensa talvolta stimolato dal rischio che si corre. Allo stesso tempo il sistema della corteccia prefrontale, che ci impedisce di agire d’impulso e inibisce la propensione al rischio, non è ancora maturo e continua infatti a svilupparsi nel corso dell’intera adolescenza e nei giovani adulti”.

In altre parole, l’adolescente è in parte governato da un funzionamento cerebrale che spinge più all’eccitazione che alla prudenza.

Idealmente, un adulto raggiunge un equilibrio tra le due. Sebbene acquisti in “saggezza” dovrebbe comunque mantenere, almeno in parte, le caratteristiche adolescenziali di apertura all’esperienza, coinvolgimento sociale, emotività, e potenziale creativo, che danno linfa alla vitalità.

Se tu che leggi sei un adolescente, puoi chiederti quanto ti rivedi nelle caratteristiche di cui si è parlato in questi due articoli. Hai voglia di fare molte nuove esperienze? Ricerchi più intimità con i tuoi coetanei che con gli adulti? Ti emozioni in modo molto intenso e hai sbalzi d’umore? Ti perdi in ragionamenti creativi, astratti? Se sì, allora la tua crescita probabilmente sta andando come dovrebbe.

Allo stesso modo, questi parametri li può utilizzare, per un primo superficiale check del funzionamento adolescenziale, un genitore o chiunque si dedichi alla crescita di un adolescente.


FONTI
Blakemore S.J.(2018), Inventare se stessi – Cosa succede nel cervello degli adolescenti, Torino, Bollati.

Boringhieri Siegel D.J. (2014), La mente adolescente, Milano, Raffaello Cortina.


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