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Plastic tax: cosa prevede e quali sono le sue criticità

Il Documento programmatico di Bilancio 2020 prevede nell’articolo 79 la cosiddetta plastic tax, cioè l’imposta sui prodotti di plastica monouso che secondo i programmi dell’esecutivo dovrebbe entrare in vigore il primo giugno 2020. Questa tassa consisterà in un’aliquota di 1 euro per ogni chilo di plastica, anche se bisognerà aspettare che la legge di bilancio venga approvata per confermare l’ammontare della tassa e il suo ambito di applicazione. Tra i prodotti soggetti all’imposta ci sono quelli usati nella conservazione di prodotti alimentari, come bottiglie, buste e vaschette per alimenti in polietilene, contenitori in tetrapak e contenitori per detersivi, ma anche gli imballaggi in polistirolo. Secondo l’emendamento che sarà presentato a breve in Parlamento, la plastica riciclata non sarà tassata, come anche i dispositivi medici e le siringhe. Il disegno di legge dovrà passare per il voto di Camera e Senato.

L’obiettivo dichiarato dell’imposta è “un’inversione di tendenza nell’utilizzo comune dei prodotti di materiale plastico, promuovendo al contempo la progressiva riduzione della produzione e quindi del consumo di manufatti di plastica monouso“, secondo quanto viene riportato nella relazione illustrativa. Tuttavia, l’Erario ha calcolato di ottenere da questa imposta entrate di 1,1 miliardi di euro nel 2020, che andranno ad aumentare negli anni successivi. La crescita delle entrate sembra dimostrare come già il governo stimi di fare cassa sulla plastica, piuttosto che sperare in una consistente riduzione della produzione. Anche per queste criticità, oltre che per le molte polemiche suscitate, la tassa è stata ridimensionata. Un emendamento alla manovra aveva inizialmente portato l’imposta da 1 euro a 50 centesimi. Tuttavia, dopo un lungo braccio di ferro tra i partiti del governo giallorosso, la plastic tax è slittata a luglio 2020 e sarà di 40 centesimi. Questo provocherà una riduzione notevole del gettito fiscale previsto. A insistere sulla riduzione di questa e altre tasse che fanno parte della manovra economica per il 2020 è stato soprattutto il partito guidato da Matteo Renzi, Italia Viva.

La plastic tax ha suscitato molte polemiche sin dalla sua presentazione, sia tra i vari partiti politici, sia da parte degli operatori del settore. I partiti dell’opposizione si sono dichiarati contrari alla norma per le conseguenze negative che potrebbe avere sulle aziende e i consumatori. Matteo Salvini ha dichiarato il 25 ottobre che questa norma porterà a un raddoppio del costo dell’acqua in bottiglia, ma secondo alcune stime il rincaro si aggirerà tra il 5,5% e il 27%. Anche Confindustria si è dimostrata critica nei confronti della tassa, che andrebbe a pesare sul settore degli imballaggi e a minarne la competitività senza ottenere un’effettiva diminuzione del consumo di plastica. Sulla stessa posizione si pongono Rete Imprese Italia e diverse sigle sindacali, che sottolineano come la norma non aiuti la riconversione del settore e vada a minare i posti di lavoro. A difesa del provvedimento si è schierato il Movimento 5 Stelle: Luigi Di Maio in un post su Facebook ha difeso la plastic tax, affermando che “serve a dare una scossa” e che fa parte del Green New Deal italiano.

Critiche alla plastic tax giungono anche da Stefano Bonaccini, governatore PD dell’Emilia-Romagna, che ha richiesto una correzione della norma. L’Emilia-Romagna è la terza regione italiana con il maggior numero di aziende produttrici di materiale plastico, dopo Lombardia e Veneto, con circa 300 imprese produttrici di packaging. Di recente la giunta regionale ha approvato un piano con l’obiettivo di un passaggio graduale alla produzione di materiali ecosostenibili nel settore degli imballaggi, una strategia condivisa da tutte le parti in causa (imprese, sindacati, enti pubblici, associazioni, comunità scientifica). La questione dell’Emilia-Romagna è particolarmente importante in prospettiva delle elezioni regionali che si terranno nel gennaio 2020. Per il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani, la plastic tax è “sacrosanta“, ma ha bisogno di modifiche: gli imballaggi prodotti con plastica riciclata non possono essere tassati come quelli prodotti da plastica vergine.

La plastic tax fa parte del Piano nazionale plastica sostenibile, annunciato su Twitter dal Ministro dell’economia Roberto Gualtieri, il quale ha affermato che la riduzione dell’uso di plastica rimarrà, nonostante tutto, un obiettivo di governo. Questo piano è caratterizzato da quattro linee guida. La prima è il sostegno fiscale per la conversione della filiera produttiva, in modo che gli impianti siano incentivati a passare a produrre plastiche riciclate o compostabili. Un altro punto del programma è offrire sostegno alla ricerca, collaborando con il mondo imprenditoriale ed accademico, in modo da elaborare prodotti e modelli di produzione sostenibili dal punto di vista ambientale. Un terzo obiettivo del piano consiste in una progressiva riduzione dell’utilizzo di prodotti in plastica monouso utilizzati all’interno delle strutture della pubblica amministrazione. Il quarto e ultimo obiettivo del piano è sensibilizzare i cittadini riguardo alle modalità e alla necessità di ridurre i prodotti in plastica monouso, favorendo anche la raccolta e il riciclaggio.

Il governo italiano è solo uno tra i tanti che, per ragioni di crescente sensibilità ambientale, ha pensato di tassare la plastica, uno tra i materiali ritenuti più inquinanti al mondo. Secondo un rapporto ONU, a partire da luglio 2018 almeno 127 Paesi hanno attuato provvedimenti sulla plastica di diversa natura, che vanno dal divieto assoluto di utilizzo della plastica alla rinuncia graduale incentivando all’uso di materiali alternativi. Nonostante la sensibilizzazione crescente al tema dell’inquinamento e alle tante norme, il problema resta comunque irrisolto e le microplastiche continuano a inquinare i nostri mari. Secondo uno studio della Fondazione Henrich Böll, i provvedimenti contro la plastica hanno un effetto limitato, principalmente perché riguardano la parte di riciclo e non vanno a intaccare direttamente i produttori. Questo aggiunto al fatto che spesso non sono coordinate fra loro. Vi sono tuttavia dei casi in cui la tassa sulla plastica si è dimostrata efficace, come il caso dell’imposta sulle borse di plastica in Irlanda.

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