Moda hi-tech e abiti digitali

La tecnologia ormai fa parte della quotidianità di tutti: dagli smartphone agli accessori per la casa, al giorno d’oggi il progresso tecnologico ha “intaccato” qualsiasi campo, influenzando persino il mondo dell’alta moda, con la cosiddetta “moda hi-tech”. Diversi stilisti si sono cimentati nella creazione di abiti “intelligenti”, capaci di soddisfare le esigenze dei compratori, che non puntano tanto sull’estetica, quanto piuttosto sull’impiego del capo. L’azienda italiana Nemen, ad esempio, ha creato una giacca a LED con un tipo di tessuto in fibre ottiche, in modo da garantire la massima visibilità durante la notte. Sempre per quanto riguarda la creazione di giacche all’avanguardia, anche Zegna Sport e Tommy Hilfiger (rispettivamente con l’Ecotech solar jacket e il Solar powered jacket ) si sono cimentati nella realizzazione di due capi, muniti di pannelli fotovoltaici, che permettono di ricaricare il telefono e altri dispositivi in qualsiasi luogo e in ogni momento.

Quando si parla di moda hi-tech s’intende arte, progresso, tecnologia e design che cooperano nella creazione di tessuti e sono impiegati nella realizzazione di abiti adatti tanto alle circostanze in cui devono essere indossati, quanto allo stile che si vuole dare al capo realizzato. Scarpe che cambiano colore a seconda della luce o sono in grado di allacciarsi da sole, camici per il personale sanitario che proteggono dall’esposizione ai raggi X, abiti riscaldanti e così via… queste sono solo alcune delle tante innovazioni apportate nel mondo della moda.

Un importante contributo sotto questo punto di vista l’hanno dato le nanotecnologie. Queste ultime sono in grado di apportare modifiche ai tessuti, tali per cui le fibre acquisiscano proprietà antimicrobiche, resistenza all’abrasione, protezione dai raggi UV, e una serie di caratteristiche utili a rendere il capo sempre più all’avanguardia. Altre due innovazioni nella creazione degli abiti sono l’utilizzo degli enzimi (sostituivi dei prodotti chimici molto spesso tossici per l’uomo) e dei materiali a cambiamento di fase (capaci di regolare la temperatura corporea). Tutte queste nuove tecnologie, non sono solo applicate ai tessuti in sé, bensì anche nella realizzazione stessa dell’abito, come ad esempio l’impiego del taglio laser o delle stampanti 3D, che consentono di ottenere abiti innovativi e adatti ad ogni stile e corporatura, il tutto portato a termine con la massima precisione.

Abiti digitali

Si pensava di aver visto qualsiasi cosa nel campo della moda degli ultimi tempi, ed eccoci invece di fronte a un nuovo vero e proprio modo di concepire l’abbigliamento con la nascita degli abiti digitali.  Ebbene sì; si tratta di capi progettati e creati in 3D, per essere “indossati” solo digitalmente poiché non esistono fisicamente. L’idea nasce dalla casa di moda norvegese Carlings. Funziona così: l’abito della collezione viene comprato su una piattaforma digitale per € 20/30 circa, si carica la foto del capo scelto su un software per modellare il vestito sul proprio profilo e il lavoro è terminato. Qual è lo scopo? Non si riceve nulla a casa, non ci sono né pacchi né consegne, bensì il risultato è l’ootd più ricercato per una nuova foto da caricare sul proprio profilo Instagram.

I designer della casa di moda sono stati in grado di fornire ai diversi utenti delle foto con abiti che calzassero a pennello con ciascun profilo creato da ogni singolo compratore sul software; il tutto poi è stato pubblicizzato sui sociali grazie all’aiuto di diversi influencer, fino ad arrivare al sold out. Oltre a Carlings, anche la casa di moda The Fabricant si è cimentata nella realizzazione di queste vere e proprie opere d’arte della tecnologia, creando un abito intitolato Iridescence, battezzato così per la sua capacità di cambiare colore e per il suo colore “luminoso”. Il capo è stato “indossato” da Johanna Jaskowska ed è stato presentato su Instagram a New York in occasione dell’Ethereal Summit (per poi essere battuto all’asta per il valore di 9.500 dollari).

Molti appoggiano il digital clothing come un modo per ridurre i consumi, e di conseguenza aiutare l’ambiente; mentre altri invece replicano, sostenendo che questo continuo progresso, con il tempo, porterà ad un’eccessiva valorizzazione dell’immagine digitale di ogni singolo utente, mettendo in secondo piano la vera esistenza concreta dell’uomo nella realtà di tutti i giorni.

Ebbene, in ogni caso nel campo della moda si è aperta una nuova porta, positiva o negativa che sia; sarà delle future generazioni il compito di utilizzare questi nuovi mezzi al meglio.


 

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