Nel Lazio la cultura diventa protagonista: gli impegni del Centro di Eccellenza DTC

È un lunedì come un altro, il cielo è ancora nuvoloso, e alle porte le persone si coprono dal freddo. Ma all’interno dell’aula magna dell’Università di Roma La Sapienza l’aria si scalda. Ogni sedia, ogni fila è gremita di persone. Inizia il primo convegno annuale sul Distretto Tecnologico per i Beni e le Attività culturali, frutto di un accordo di programma quadro tra Regione Lazio, MIUR, MIBACT e MISE.
A partecipare non sono solo professori delle più importanti università del Lazio, ma studenti, rappresentanti del MiBac, del DTC e il sottosegretario ai Beni Culturali.

Lazio

Il Centro di Eccellenza DTC

Il Centro di Eccellenza DTC è un vero e proprio centro di integrazione di competenze tecnologiche e digitali applicabili alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio storico-artistico e culturale della regione Lazio. I suoi obiettivi sono quelli di voler valorizzare le competenze di ricerca, sostenere iniziative di qualificazione e specializzazione di studenti e professionisti nel settore e coadiuvare i processi di messa in rete delle risorse tecnico-scientifiche.

Tutto al fine di consentire un salto di qualità nella crescita delle tecnologie per i beni e le attività culturali, contribuendo alla costituzione di un polo di eccellenza competitivo non solo a livello nazionale, ma internazionale.

In questa seduta sono stati trattati attività e obiettivi conseguiti nel primo anno. Ad aprire i lavori ci sono i rettori delle Università che hanno partecipato al progetto, tra cui Tor Vergata, Roma 3, Università della Tuscia e La Sapienza. A seguire, un’importante descrizione dell’operato da parte della prorettrice Professoressa Maria Sabrina Sarto.

Sono 42 i milioni di euro che sono stati investiti nel Centro di Eccellenza, una cifra non indifferente, di cui solo 23 milioni sono confluiti per la digitalizzazione e l’ampliamento tecnologico per la valorizzazione del patrimonio culturale laziale. Questa, come spiegato in sede, è una scelta atta a simboleggiare una prima fase di avanzamento verso uno sviluppo nella realizzazione di un turismo più tecnologico.

“È un’esperienza formidabile, per la tutela di un inestimabile patrimonio.”

Come ha affermato il Rettore di Roma Tre, Luca Pietromarchi, è l’inizio verso una nuova esperienza che vedrà l’area umanistica contaminata dall’area tecnologica.

Come parte tutto?

Con dei finanziamenti di formazione. La DTC si impegna infatti da tempo ad offrire gli strumenti necessari per un’efficace conservazione dei beni culturali, dai Master annuali ai Corsi di Alta Formazione, afferenti a sei aree di formazione differenti ma in linea con gli obiettivi del Centro.

Eppure, gli obiettivi della DTC, dalla messa a sistema di risorse tecnico-scientifiche al miglioramento della qualità, non sono un mero esercizio accademico. A dirlo è il professore Giuseppe Di Battista, che ha esposto le strategie di sviluppo adottate in quest’anno, i cui ambiti sono:

  • Tecnologie digitali e virtualizzazione: realizzazione di piattaforme multimediali, sistemi di comunicazione e digitalizzazione.
  • Tecnologie per diagnostica, conservazione e restauro: riqualificazione, valorizzazione, sostenibilità energetica e qualità dell’ambiente.
  • Tecnologie per progettazione e gestione risorse: riqualificazione, valorizzazione delle identità locali per lo sviluppo turistico attrattivo e competitivo

I progetti

I progetti nati sono:

  • Progetto Adamo, che si costituisce di due fasi: una prima che vede la scelta dei siti e una seconda di attività sul campo.
  • Progetto Ecodigit: raccolta e analisi delle fonti informative, per poi analizzare le tecnologie disponibili.
  • Progetto Sismi: in collaborazione con Enti pubblici nazionali e locali, con aziende interessate alla prevenzione e al controllo, si occupa di restauro e riabilitazione strutturale.

Ma non sono solo le tecniche di conservazione e valorizzazione del patrimonio ad interessare la DTC e la platea in ascolto. In un momento in cui si sta vivendo una rivoluzione silenziosa, non si può non affacciarsi verso il mondo della gestione delle più importanti destinazioni culturali.

Secondo i dati più recenti, solo nel 2018 i visitatori nei musei a livello nazionale sono stati oltre 55 milioni, cinque milioni in più rispetto al 2017. Una vera e propria rivoluzione silenziosa, appunto. Un aumento che ha riguardato anche gli ingressi a pagamento, 24.938.547 nel 2018 rispetto a 24.068.759 nel 2017. Maggiori restano comunque gli ingressi gratuiti, passati da 26.100.557 del 2017 a 30.565.825 del 2018.

Prima conseguenza?

Importante incremento di incassi lordi: da 193.915.765 euro del 2017 ai 229.360.234 del 2018 (più di ben 35.444.469 di euro), poi re-investiti nella gestione e nella tutela delle aree culturali.
Speciali sono infine i numeri su Roma. Il Colosseo- Foro Romano- Palatino, da 7.036.104 visitatori del 2017  è passato a 7.650.519 del 2018, un aumento del 10,78% di introiti lordi.

Dati che non possono non essere presi in considerazione.

Così il Dottor Antonio Lampis (Direzione Generale Musei) ricorda l’aumento del 40% dei visitatori negli ultimi quattro anni. Una percentuale che non può che portare a nuove esigenze di gestione e direzione. Si parla perciò di un necessario collegamento trai i musei, per mezzo dello sfruttamento delle innovazioni apportate col digitale. Perché sì, manca tuttora un collegamento informativo connesso con il ministero che favorisca lo scambio di informazioni.

Compito del DTC è perciò quello di realizzare un sistema che agevoli la comunicazione tra gli Enti, offrendo importanti possibilità di sviluppo.

“Bisogna far conoscere i musei, prima di entrare nei musei!”

Ha affermato il professore Nigri, dell’Università La Sapienza.

Sono risultati davvero importanti. Si tratta di una nuova consapevolezza che porterà tutte le destinazioni culturali laziali a cambiare prospettiva.
Che questo non sia solo l’unico ma il primo di molti eventi per celebrare l’attenzione del pubblico verso una realtà che ci accomuni tutti. Come simbolicamente espresso dal Dottor Lampis:

“L’Italia ha una Ferrari, ma con il freno tirato”.


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