Birkenstock l’odi et amo delle nuove generazioni

Che si amino o che si odino, esistono alcuni accessori e capi di abbigliamento in grado di dividere l’opinione delle persone che li indossano o che semplicemente li osservano dalle vetrine dei negozi: un esempio di questo tipo di articoli controversi sono sicuramente le Birkenstock, più comunemente identificabili come “i sandali da tedesco in vacanza”, spesso associate a un bel paio di calzettoni bianchi. Si tratta di scarpe considerate sicuramente molto comode ma esteticamente non appaganti, almeno per i più attenti allo stile, anche perché, oltre a non essere particolarmente “belle”, non sono in grado di slanciare la persona che le indossa, accorciandone inevitabilmente la figura e rendendola più tozza. Per anni, dunque, queste calzature sono rimaste relegate tra le mura di casa e utilizzate come semplici ciabatte, mentre più di recente sono state riabilitate dal mondo della moda, dove però continuano ad essere al centro di profondi dibattiti e controversie tra coloro che vanno avanti a odiarle, considerandole troppo brutte per essere acquistate, e coloro che invece hanno iniziato ad amarle, abbinandole persino a look più eleganti e sofisticati.

Le origini delle Birkenstock

Per tracciare la storia delle Birkenstock e per capire quali sono stati i motivi che hanno portato prima a un’esclusione e poi a un’assoluzione di queste scarpe, è opportuno considerare le loro origini e le motivazioni che hanno portato alla loro creazione. Questi sandali nascono alla fine del XIX secolo a Langen-Bergheim, una piccola cittadina alle porte di Francoforte sul Meno, da un’intuizione semplice ma rivoluzionaria di un uomo che possedeva due negozi di calzature, Konrad Birkenstock: egli si rende conto, infatti, che sia necessario realizzare nelle scarpe un plantare sagomato che avvolga e supporti il piede per creare un confortevole Fußbett, letteralmente traducibile come “letto per il piede”, che è ormai il marchio di fabbrica dell’azienda e tramite il quale il brand si è affermato nel campo dell’ortopedia. Un’ulteriore innovazione avviene negli anni Sessanta, quando il nipote di Konrad, Karl Birkenstock, inizia a produrre sandali con il plantare in sughero, tramandati fino a oggi nei diversi modelli, tra cui il classico Madrid.

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La fortuna di queste calzature inizia tuttavia a partire dal 1966, quando Margot Fraser, una nota sarta di Brema, contribuisce all’avvio delle esportazioni delle Birkenstock negli Stati Uniti a seguito di un trasferimento in California, dove inizia a venderle in uno stand alla fiera dei cibi salutari di San Francisco: da questo momento in poi, le calzature cominciano ad essere associate alla controcultura americana, e in particolare agli hippy e alle attiviste che si battevano per i diritti LGBTQ negli anni Settanta. Per la prima vera e propria incursione dei sandali tedeschi nel mondo della moda, tuttavia, bisogna attendere il 1990, quando la celebre modella inglese Kate Moss appare in un servizio fotografico pubblicato su «The Face» indossando un maglione lungo, il pezzo sotto di un bikini e un paio di sandali Birkenstock, anticipando l’utilizzo casual delle calzature negli anni Novanta.

La svolta

Il 2012 è l’anno delle Birkenstock: durante la settimana della moda di Parigi, infatti, Phoebe Philo, allora direttrice creativa di Céline, riabilita le calzature tedesche proponendo in passerella sandali che ricordano il modello Arizona, ma foderati con pelliccia di visone. Da questo momento numerosi altri stilisti e designer si dichiarano fan delle Birkenstock: tra questi Giambattista Valli, che ne realizza una versione con le borchie, e Givenchy, che ne propone una variante in cuoio nero con rose rosa stampate. Inizia così ad imporsi un nuovo stile, che viene battezzato dal «New York Magazine» il normcore, che nobilita nell’ambito della moda scelte stilistiche fino ad allora considerate discutibili e che celebra “la volontà di non distinguersi come un nuovo modo di essere cool, senza cercare per forza di fare la differenza”.

Céline Spring 2013 Ready-to-Wear Collection - Vogue

Il traguardo più importante per l’azienda tedesca viene raggiunto però nel 2017, quando sfila a Parigi con una collezione di abbigliamento nel Jardin des Tuileries e inaugura un punto vendita itinerante, la Birkenstock Box, presente in città come Berlino, Milano, Los Angeles e negli Hamptons.

Insomma, pare che le Birkenstock, per quanto antiestetiche, siano ormai diventate un prodotto di moda, anche se all’azienda e al suo amministratore delegato Oliver Reichert sembra non importare più di tanto: dichiarano infatti di non prestare particolare attenzione alle tendenze e temono che un’eccessiva domanda possa mandare in tilt la produzione.



     

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