Il coraggio di alzare la voce di Emma González

Per molti i 18 anni sono una delle età più belle, segnata da molti traguardi. Si finisce la scuola superiore, si comincia a pensare cosa si voglia fare effettivamente da grandi, si prende la patente. In America c’è il Prom, il tanto agognato ballo di fine anno che chiude il circolo scolastico. Ma non solo: ci si può anche ritrovare a soli 18 anni ad essere una delle sopravvissute alla più sanguinosa sparatoria all’interno di una scuola in tutta la storia americana.

Classe 1999, Emma González aveva da poco compiuto i fatidici 18 quando il giorno di San Valentino del 2018 Nikolas Cruz decise di aprire il fuoco nel suo vecchio liceo, lo Stoneman Douglas High School di Parkland, in Florida. Il carnefice all’epoca aveva soltanto un anno in più di Emma ed era poco più grande dei 14 studenti che persero la vita durante l’attentato.  Altre tre vittime non erano studenti ma membri del corpo docenti del liceo. Ci furono anche ulteriori 17 persone gravemente ferite.

Alle vittime che non sopravvissero l’attentato vanno sommate anche altre due morti per suicidio avvenute a un anno di distanza dall’evento. Inoltre moltissimi dei ragazzi e dei docenti presenti sul campus quel giorno cominciarono a soffrire di sindrome post traumatica da stress. Altri invece cominciarono a presentare sintomi della cosiddetta sindrome del sopravvissuto, condizione psicologica caratterizzata dal senso di colpa che subentra appunto in seguito all’aver scampato un avvenimento drammatico.

L’intera comunità si ritrovò sotto shock, anche perché la sparatoria si era verificata in un periodo di grande dibattito riguardo l’uso delle armi. Tale diatriba, ovviamente, si è riaperta in seguito a questo massacro. Tra le figura più attive troviamo proprio i giovani sopravvissuti del 14 febbraio che, avendo vissuto in prima persona il terrore di un attentato,  reclamano una più efficiente regolamentazione delle armi. Emma González è uno dei membri di questo gruppo di attivisti.

Il movimento Never Again MSD

Coloro che sono sopravvissuti a questo gesto estremo di odio non potevano stare zitti. Per questo motivo Cameron Kasky, studente del lo Stoneman Douglas High School, insieme a una ventina di suoi compagni, ha deciso di formare un movimento volto ad ottenere una maggiore regolamentazione riguardo le armi da fuoco: il Never Again MSD. Tra i volti più noti di questo gruppo di giovani attivisti vi è appunto quello di Emma González.

Nei giorni seguenti all’attacco, Emma e i suoi compagni organizzarono un raduno a Fort Lauderdale, in Florida, con l’obiettivo di sensibilizzare i piani alti riguardo questo tema. I ragazzi decisero inoltre di sfruttare l’ondata mediatica scatenata dall’attentato per rilasciare il più alto numero possibile di interviste, in modo da raggiungere sempre più persone.

Durante questa manifestazione, la González fece un discorso della durata di 11 minuti che è passato alla storia come il We Call B.S.” speech, che significa letteralmente “noi diciamo che sono stronzate”. Quest’espressione volgare ma allo stesso tempo efficace, dettata dalla foga del momento, è stata detta in risposta alle leggi riguardo le armi. Il discorso ha subito fatto il giro del web, diventando un video virale. Addirittura la pop star Madonna ha campionato un estratto del discorso per inserirlo all’interno del suo singolo I Rise, rilasciato nel 2019.

March for our lives : 6 minuti e 20 secondi di discorso                  

Il 24 marzo 2018, esattamente un mese e 10 giorni dopo l’attentato, gli studenti del Stoneman Douglas High School organizzarono una marcia pacifica a Washington D.C. Nello stesso momento in tutti gli Stati Uniti si erano svolti più di 800 eventi simili, con l’obiettivo di far luce sulla questione della vendita di armi e di impedire l’acquisto di pistole e fucili d’assalto. Più di un milione di adolescenti (e non) parteciparono all’evento, trovando anche supporto sia morale che economico da personalità come George e Amal Clooney, Steven Spielberg, Justin Bieber e la casa di moda italiana Gucci.

Apice dell’evento fu il discorso di Emma González. Dopo aver elencato i nomi delle 17 vittime, rimase in silenzio per una manciata di minuti. La scelta della durata del discorso non fu però casuale. 6 minuti e 20 secondi esatti, ovvero il tempo che è servito a Cruz per entrare nel suo vecchio liceo, aprire il fuoco e andarsene mescolandosi fra la folla di studenti terrorizzati.

Gli effetti del movimento, piccoli passi in avanti

Nonostante tutto il criticismo ricevuto, l’impegno e la dedizione di Emma González e dei suoi compagni non è stato invano. Infatti, nel marzo del 2018 la legislatura della Florida ha promulgato una legge come reazione alla March for our lives. La legge, che porta il nome del liceo scenario dell’attacco, proclama che l’età minima per comprare un’arma da fuoco è stata alzata da 18 a 21 anni. Inoltre, sono state istituite delle liste d’attesa in modo da poter eseguire dei controlli sulla fedina di chi è intenzionato ad acquistare una pistola. Un altro passo avanti è stato fatto mettendo fuori legge i bump stocks, ovvero dei meccanismi che rendono automatiche mitragliatrici nate come semi-automatiche. Si è parlato anche dell’istituzione di una polizia scolastica e della possibilità di fornire armi direttamente ai professori.

Sicuramente questa legge non è una soluzione definitiva. Il dibattito sulla questione in America è ancora molto acceso e sembra essersi fermato in una situazione di stallo. Nonostante ciò, bisogna riconoscere il coraggio e la perseveranza di millennials come Emma che non hanno avuto paura di alzare la voce sulle questioni “dei grandi”.

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