Biografia di Emma Bonino, radicale ed europeista convinta

Emma Bonino, donna sostenitrice di molte battaglie per i diritti civili, è una delle personalità politiche del radicalismo liberale italiano più importanti dell’Italia repubblicana.

Gli inizi

Emma, nata a Bra il 9 marzo del 1948, è una donna che lavora in politica da oltre quarant’anni. La sua carriera in politica è iniziata infatti nel 1973, quando fonda il Centro d’informazione sulla sterilizzazione e sull’aborto (CISA) con lo scopo di informare e fornire assistenza su aborto, sterilizzazione e contraccezione. Nel 1975, legato a ciò, c’è il suo arresto per il reato di procurato aborto.

L’anno dopo, a soli 28 anni, Emma Bonino diventa per la prima volta deputato della Repubblica italiana nelle file del Partito Radicale. Nel 1979, invece, deputato del Parlamento Europeo. Grazie a questa nomina promuove in prima persona numerose battaglie referendarie ideate dai radicali, soprattutto sui temi dei diritti civili.

A partire dalla seconda metà degli anni Ottanta sostiene una serie di campagne internazionali per la difesa dei diritti umani, civili e politici nei Paesi dell’est Europeo. Nel 1989 diviene presidente del Partito Radicale Transnazionale (carica che ricopre fino al 1993). Conclusa la carica di presidente del PRT, nel 1993 invece subentra come segretaria del Partito Radicale.

Deputata, poi in Bosnia

Nel 1994 viene eletta ancora deputata della Repubblica Italiana. Questa volta però  sostenuta dalla coalizione di centrodestra guidata da Silvio Berlusconi. E l’anno dopo, su indicazione del governo Berlusconi, diviene commissario europeo alla Politica dei consumatori e agli Aiuti umanitari. La collaborazione con l’imprenditore milanese non è stata vista di buon occhio perché considerata come un tradimento della politica radicale.

Poi, il 27 gennaio 1995 la Bonino si reca in Bosnia con lo scopo di denunciare l’impotenza dell’Europa e il disinteresse dell’ONU dinanzi alle guerre jugoslave. In tale occasione, per un articolo del Corriere della Sera, scrive:

“Può sembrare paradossale, certamente amaro se “da convinta nonviolenta quale sono da sempre” mi ritrovo a condividere, se non addirittura a invocare, l’uso della forza da parte della comunità internazionale per mettere fine ai crimini contro l’umanità che vengono impunemente perpetrati in un angolo d’Europa chiamato Bosnia. Sia chiaro: non sono pacifista, non sono per la pace ad ogni costo, soprattutto quando il costo è qualcun altro a pagarlo e a questo prezzo. Sono, invece, per la supremazia del diritto ad ogni costo, ed è amaro doversi arrendere all’evidenza che esistono circostanze storiche in cui la difesa della legalità non può essere affidata, ancorché temporaneamente, che all’uso delle armi”.

A causa di questa dichiarazione e del suo schierarsi a favore dell’intervento militare in Kosovo, il mondo nonviolento e pacifista non sostiene più le sue idee.

Dopo vari viaggi in Africa a sostegno del diritto dei profughi all’assistenza umanitaria, nel 1997 si reca in Afghanistan per denunciare il regime dei Talebani. In tale occasione viene sequestrata dai essi in un ospedale di Kabul in Afghanistan. Per quale motivo? Perché andata a verificare il funzionamento degli aiuti umanitari europei. I Talebani la rilasciano dopo quattro ore. Dopo questa esperienza denuncia in tutto il mondo le terribili condizioni di vita delle donne afghane.

Il ritorno in Parlamento

Dopo vari successi e insuccessi elettorali, sia in Europa sia in Italia, la Bonino nel 2006 si presenta a sostegno della coalizione di centrosinistra l’Unione di Romano Prodi con la lista della Rosa nel Pugno, un nuovo partito nato dall’unione di Radicali Italiani e Socialisti Democratici Italiani di Enrico Boselli.

La lista ottiene un risultato deludente, ma comunque sufficiente a far eleggere la Bonino parlamentare dopo dodici anni di assenza. In occasione di questa legislatura e del secondo Governo Prodi, la Bonino diventa per la prima volta un ministro. Nello specifico entra in carica come Ministro per gli Affari europei. Inoltre è la prima volta che un radicale ottiene la nomina di Ministro della Repubblica.

Grazie alle elezioni politiche del 2008, diventa senatrice come capolista del Partito Democratico nella circoscrizione Piemonte. Si ritrova tra le fila del PD per via di un accordo fra democratici e Radicali, all’interno della delegazione Radicale nel PD. Il 6 maggio 2008 poi viene eletta vicepresidente del Senato della Repubblica.

Negli ultimi anni..

In occasione delle elezioni italiane del 2018, Emma Bonino ha lanciato, insieme ai radicali Antonella Soldo e Riccardo Magi, la lista +Europa, di orientamento europeista e radicale. Essa è formata dai Radicali Italiani, dal Centro Democratico e dal movimento Forza Europa. La lista, che si è schierata nella coalizione di centro-sinistra, ha ottenuto nel 2018 il 2,56% di voti alla Camera e il 2,37 % di voti al Senato. Nonostante i risultati deludenti della lista, Emma Bonino è risultata eletta senatrice con il 38,91% di preferenze al collegio uninominale di Roma 1. La lista non ha dato la fiducia al Governo Conte e si è schierata all’opposizione.

Emma Bonino, quando ha saputo che il maxi-emendamento sulla legge di bilancio di dicembre 2018 non sarebbe stato discusso in Commissione Bilancio al Senato ma sarebbe stato direttamente inviato all’Aula per la votazione finale, con annessa una richiesta di fiducia da parte del Governo, ha dichiarato:

“Voi che non capite il senso delle istituzioni, non avete idea di quanto sia grave…ci passate sopra come rulli compressori, e un giorno serviranno anche a voi. Intervengo con grandissimo disagio, il disagio di chi per cultura, tradizione e pratica ha fatto del rispetto delle istituzioni il punto cardine della propria attività politica. Oggi compite un ulteriore, grave attacco, il più grave della storia della nostra Repubblica, alla democrazia rappresentativa, alla Costituzione, all’ordinamento liberale così come, seppure imperfetto, lo abbiamo conosciuto in questi anni. Che il Parlamento sia umiliato, esautorato, ridotto all’irrilevanza, direi quasi alla farsa, non è un trofeo del quale andare orgogliosi, non è un vulnus all’opposizione. È una ferita grave a tutti, al Paese e alla democrazia”.

 Il 27 gennaio 2019 +Europa da lista è diventata partito in occasione del congresso nazionale a Milano. Alle elezioni europee del 2019, inoltre, la Bonino era candidata dai liberal-democratici del gruppo ALDE a guidare la Commissione europea. Ella ha accettato la proposta dell’ALDE di diventare presidente della commissione europea perché ai nazionalismi e ai populismi “si può rispondere con istituzioni europee efficienti e forti”.

In definitiva poche sono le donne che hanno avuto il coraggio di condurre battaglie importanti e Emma Bonino e una di queste. Un chiaro esempio sono le battaglie a sostegno dell’aborto e a sostegno del diritto dei profughi all’assistenza umanitaria.

Fonti:

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