John Lennon e “God”: il definitivo distacco dai Beatles

Qual è stato il momento preciso in cui i Beatles si sono separati e hanno deciso di prendere strade differenti? Senza dubbio la risposta più immediata a questa domanda la possiamo identificare nel periodo a cavallo tra il 1969 e il 1970, quando i quattro ragazzi di Liverpool registrano e pubblicano il loro ultimo famosissimo album, Let it be.
È in questa fase infatti che John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr annunciano lo scioglimento di quello che viene considerato uno dei gruppi più importanti dello scenario rock del XX secolo.

Tuttavia, se si contestualizza la decisione presa in quel periodo, è possibile cogliere diverse sfumature di quello che successe all’interno degli studi di Abbey Road a Londra. I quattro musicisti da questo momento presero strade diverse e iniziarono a pubblicare album come solisti.

Senza i fab four

John Lennon di lì a poco scrisse Imagine (1971), brano che sarebbe diventato ben presto l’icona di un’intera generazione, oltre a una serie di canzoni che gli permetteranno di affermarsi a livello internazionale anche senza il sostegno dei fab four.

Ma è nel 1970 che Lennon diede realmente inizio alla sua carriera da solista pubblicando il primo album successivo alla scissione dai Beatles, un progetto molto interessante dal titolo John Lennon/Plastic Ono Band.

Cover di Yōko Ono/Plastic Ono Band
Cover di John Lennon/Plastic Ono Band

Plastic Ono Band è il nome del gruppo fondato qualche mese prima dello scioglimento dei Beatles dallo stesso Lennon e da Yōko Ono. I due erano gli unici membri ufficiali, infatti il gruppo era una sorta di progetto “itinerante” a cui parteciparono artisti sempre diversi. Con questo nome venne pubblicato anche il primo disco solista della stessa Yōko, dal titolo Yōko Ono/Plastic Ono Band. Una curiosità su questi due dischi riguarda il progetto grafico della copertina: le fotografie utilizzate risultano praticamente identiche e si distinguono unicamente dal fatto che sull’album di Lennon è Yōko a essere appoggiata all’albero, mentre sull’album della Ono le posizioni si invertono.

 Il disco di Lennon contiene alcuni singoli degni di nota, come Mother, in cui viene approfondito ed esaminato il rapporto che lo legava alla madre, morta in un tragico incidente stradale, e Working Class Hero, all’interno della quale emerge la tematica politica, che diventerà poi dominante nelle strofe di Lennon negli anni successivi.

Tra le canzoni presenti nell’album del 1970, una in particolare sottolinea il definitivo distacco dai Beatles: God. Si tratta probabilmente di uno dei brani più complessi da analizzare tra quelli pubblicati da John Lennon nella fase post-Beatles, a causa del testo struggente e dell’atmosfera calda e accogliente. Le strofe si susseguono rapidamente, fino ad arrivare a un elenco estenuante e ripetitivo, all’interno del quale l’autore descrive tutto ciò in cui non crede di più.

L’anafora “I don’t believe in…” domina la parte centrale della canzone e i riferimenti che troviamo sono vari e differenti: si passa da Bob Dylan a Elvis, da Hitler a Gesù Cristo, fino ad arrivare a Kennedy e a Buddha. Tuttavia, la parte più rilevante del pezzo la troviamo verso la fine, quando Lennon afferma qualcosa di incredibile, in contemporanea allo stacco musicale, che ne evidenzia l’effetto:

I don’t believe in Beatles.

Il cantante potrebbe non aggiungere altro e tutto sarebbe già chiaro per quei fan che hanno cantato e amato le canzoni dei fab four, e invece qualche strofa più avanti prosegue:

I just believe in me,
Yōko and me, that’s reality.

Ciò che colpisce è la strofa conclusiva, durante la quale Lennon segna il suo definitivo distacco con una delle esperienze musicali più entusiasmanti della storia della musica. Se nel 1967 aveva scritto il singolo I’m the Walrus, pubblicato nello psichedelico album Magical Mistery Tour, ora, a distanza di soli cinque anni, afferma che:

I was the walrus
but now I’m John.

E così il sogno è finito, con questo brano i Beatles non ci sono più, e nemmeno le speranze dei fan. È una dura realtà da accettare per chi è cresciuto con le loro canzoni, ma per il quartetto questo è stato un passo necessario da fare per andare avanti e poter proseguire per la propria strada.

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