It’s the End of the World, ma ridiamoci su

Copertina dell’album Document

It’s the End of the World as We Know It (And I Feel Fine) è una canzone pubblicata dalla band statunitense R.E.M. nel 1987, e successivamente riproposta nel 1991. Il brano fa parte del quinto album scritto e diffuso dal gruppo, Document. Il contenuto del pezzo ha una stretta relazione con lo sceneggiato radiofonico di Orson Welles, La guerra dei mondi – tratto dall’omonimo romanzo di fantascienza di Herbert George Wells – la cui trasmissione creò panico generale tra il pubblico a causa dell’allusione a una imminente invasione aliena. Il brano venne inoltre utilizzato nel 1996 come colonna sonora di Independence Day, il film di Ronald Emmerich.

Locandina di Independence Day

Il videoclip ufficiale del brano, diretto da James Herbert, narra la fine del mondo attraverso il personaggio di un ragazzo che si trova, insieme al suo cane, in una casa abbandonata e totalmente in disordine. Il protagonista gira per le stanze e mostra alla camera diversi oggetti: alla fine del video, il giovane trova uno skateboard e inizia a inscenare alcune mosse mentre la telecamera si allontana lentamente.

Flusso di coscienza

Il testo della canzone venne scritto dal leader dei R.E.M., Michael Stipe. Lo stile di Stipe è molto confusionario, oscuro e difficile da comprendere a una prima analisi. Sebbene sia uno dei pezzi più famosi e di successo, It’s the End of the World non fa eccezione a questa caratteristica. Nel testo vengono narrate molte storie e ci sono riferimenti ad alcune proteste contro il capitalismo. Le parole in lingua inglese hanno una grande sonorità, come il verso “the ladder starts to clatter with fear fight down height” oppure “you vitriolic, patriotic, slam, fight, bright light”.

L’artista ha dichiarato che la canzone è stata scritta utilizzando la tecnica del flusso di coscienza e per questo motivo alcune parti non trovano una spiegazione logica, ma sono semplicemente accostamenti di parole nati da un’intuizione personale dell’artista.
Il testo inizia con una scena apocalittica, la descrizione della fine del mondo:

È grande, comincia con un terremoto, uccelli e serpenti,
un aeroplano e Lenny Bruce non ha paura.

Lenny Bruce è un cabarettista, comico e attore satirico statunitense che viene citato anche alla fine della canzone. Michael Stipe dichiarò di aver sognato di trovarsi a una festa dove tutti gli invitati avevano come iniziale del nome la lettera L e del cognome la lettera B. Per questo motivo tutti i personaggi citati nel testo hanno questa particolarità.
La narrazione procede e continua a essere descritto un mondo catastrofico dove i popoli si scontrano su un campo di battaglia.

Siamo in un incendio che rappresenta sette partite,
un governo preso a noleggio e in un campo di battaglia.
A sinistra dell’ovest e scappando in fretta con le furie col fiato sul collo.

Un governo preso a noleggio, forse un governo incapace?
Inondazione, popolazione, cibo in comune. Ma nel momento del bisogno il messaggio della canzone è chiaro: bisogna salvare se stessi. L’importante è preoccuparsi per il proprio futuro. Un insegnamento stravagante e anomalo rispetto ai principi solidali declamati maggiormente nelle canzoni, come la fratellanza, il coraggio e la fiducia.

Salva te stesso, salva te stesso.
Il mondo soddisfa i suoi stessi interessi, ascolta il tuo cuore, sanguina.

Le persone sono descritte come patriottiche, ma combattute nel loro spirito. Dopo due strofe è tempo del ritornello che si sviluppa attorno a un’unica frase ripetuta più volte. Solo alla fine si aggiunge il sentimento dell’artista che esprime una sensazione di gioia, sebbene la circostanza sia tragica.

È la fine del mondo per come lo conosciamo
È la fine del mondo per come lo conosciamo
È la fine del mondo per come lo conosciamo e mi sento bene.

Emblematica è anche la parte in cui viene descritta una scena in cui vengono bruciati dei libri. Il rogo dei libri è un’immagine che viene spesso ricondotta ai regimi totalitari, come il nazismo, ma quest’ultimo non è l’unico sistema politico a cui si allude nel testo:

Montagne schiacciate in una linea,
Leonard Bernstein. Leonid Brezhnev,
Lenny Bruce e Lester Bangs.
Festa di compleanno, cheesecake, caramelle jelly, boom!

Leonard Bernstein è stato un compositore, pianista e direttore d’orchestra: il suo personaggio era conosciuto per essere profondamente di sinistra. Parallelamente, Leonid Brezhnev fu segretario generale del partito comunista dell’Unione Sovietica, mentre Lester Bangs fu critico musicale e personaggio di spicco della controcultura statunitense. Personaggio di spicco per essere contrario alla politica statunitense e ai suoi principi. Come accennato nell’introduzione: ecco gli elementi contro il capitalismo.

La canzone si chiude con il ritornello ripetuto parecchie volte – quattro per la precisione – fino alla conclusione del brano, che termina con una dissolvenza che ci spinge a riflettere sulle ultime parole ascoltate…

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