Le forme artistiche hanno da sempre come ambizione quella di rappresentare il mondo, o uno dei mondi possibili. Che sia una resa realistica, una visione soggettiva o un’interpretazione personale, l’arte, in ogni sua declinazione, fornisce a suo modo uno specchio della realtà. Uno dei soggetti privilegiati della rappresentazione artistica, che questa sia letteraria o intesa come arte visiva e pittorica, è senza ombra di dubbio l’uomo. Certamente l’arte nel corso dei secoli ha subito dei cambiamenti, ha attraversato diverse epoche e sono molti i movimenti artistici che si sono succeduti.
Non solo è mutata la percezione che l’umanità ha dell’arte, ma si assiste anche all’evoluzione di come l’artista vede l’uomo e, di conseguenza, di come questo viene rappresentato. Per quanto riguarda l’ambito letterario, sin dalle origini gli autori hanno utilizzato la scrittura come strumento di indagine per capire e interpretare l’uomo in ogni sua sfaccettatura. Si è infatti preso in analisi l’essere umano declinato in ogni contesto: in quello sociale, antropologico, sentimentale, psicologico etc… Ma il modo di scriverne e di considerarlo è tutt’oggi in continua evoluzione.
In una prospettiva diacronica è possibile delineare una linea temporale che descrive il percorso evolutivo della rappresentazione letteraria dell’uomo e dunque anche del personaggio, giungendo infine all’elaborazione di una sorta di tipologia storica. Il primo iniziale mutamento del personaggio all’interno del romanzo deriva sicuramente dall’influenza che il mondo cristiano ha avuto in prima battuta sulla società e di conseguenza anche sulle forme letterarie.
Un’altra svolta significativa per la rappresentazione del personaggio nella letteratura si ha verso la fine del Medioevo con Boccaccio. Si impone infatti un personaggio con una personalità storica e contingente, che agisce sostenuto dal proprio ingegno e non sospinto da forze provvidenziali. Questo tipo di uomo, con una sua morale indipendente, diventa poi il modello principale di individuo romanzesco, che predomina lungo tutta l’età moderna e caratterizza la narrativa successiva sino a oggi.
All’inizio del XX secolo infatti, in seguito anche alla grande influenza esercitata dalla psicoanalisi sulla narrativa, il personaggio tende a dissolversi e si riduce a un “succedersi di atomi psicologici, dotati di una straordinaria autonomia”, come ricorda Debenedetti. Questa tipologia di personaggio è quello messo in scena da autori come Pirandello, Svevo, Proust e Kafka. In questo momento storico compaiono personaggi come Zeno Cosini o Mattia Pascal, uomini in conflitto con se stessi in primis, ma anche con il mondo che li circonda, incapaci di trovare il proprio posto nel mondo e di vivere armonicamente con la comunità.
Il processo di disgregazione della personalità e l’avanzata delle incertezze raggiungono il loro culmine nel romanzo postmoderno, sviluppatosi tra gli anni Trenta e gli anni Ottanta dello scorso secolo. In questo periodo il personaggio appare privo di un’identità definita, giunto ormai alla completa disgregazione del sé. La situazione sembra invece svoltare nuovamente nel romanzo contemporaneo.
Per quanto riguarda invece le arti figurative, nel corso dei secoli si assiste a una totale evoluzione nel modo di dipingere e in particolare nella stessa idea di ciò che significhi fare arte, così com’è avvenuto per il romanzo. Su queste tematiche si sofferma l’opera L’eclissi del volto, di Itzhak Goldberg, professore di storia dell’arte all’Università di Saint-Étienne, edito per Marietti 1820 e pubblicato nel maggio 2019. Si tratta di un breve saggio, tratto dal volume dello stesso autore L’art du vide, che ripercorre il cambiamento nell’arte che si verifica lungo il XX secolo: in questo periodo si assiste in merito al soggetto a una tendenza insolita, quella in direzione dell’anonimato piuttosto che della specificità e del dettaglio minuzioso.
In apertura si trova un’interessante prefazione, a opera di Jean Luc Nancy, filosofo francese considerato tra i più illustri esponenti del decostruzionismo – indirizzo filosofico e critico che manifesta la tendenza a rilevare contraddizioni e lacune nei testi filosofici e letterari, negando ogni oggettività ai metodi razionali d’interpetazione – a livello internazionale. Nancy espone una complessa, ma utile ai fini dell’interpretazione dell’opera, riflessione riguardante il concetto di vuoto. Il filosofo spinge il lettore a rivalutare l’idea che ha del niente. Tendenzialmente, infatti, alla parola “niente” si è soliti associare la mancanza di qualcosa, la stessa cosa vale per “nessuno”.
A differenza di tutti i contenitori, o di tutti gli involucri non vuoti, il vuoto designa se stesso sia come involucro sia come contenente contenuto in sé medesimo e a esclusione di ogni altra cosa se non questa cosa stessa, in sé, che si dà a se stessa. (…) Quando è possibile entrare in un luogo, è perché non è vuoto: è occupato dalla possibilità che ci si entri. Ma il vuoto pieno di niente non è penetrabile: al contrario è lui che penetra e ci attraversa.
Il luogo in cui il vuoto si può esprimere nel migliore dei modi è proprio il volto; da qui, appunto, il titolo del libro. Un libro che di per sé non è molto voluminoso – appena una sessantina di pagine – ma che al suo interno racchiude una riflessione articolata sulla tematica. L’autore non solo presenta l’argomento in modo chiaro e facilmente comprensibile, pur trattandosi di una tematica filosofica e perciò non semplice da comprendere, ma cerca anche di delineare un percorso temporale dell’evoluzione della rappresentazione del volto e dei suoi significati.
Si trovano nel libro numerosi esempi e immagini, utilizzate proprio per rendere il più possibile chiaro il pensiero dell’autore e il percorso che svolge. Tra le pagine si possono scorgere quadri come Deux hommes en pied di Degas, Capriccio n. 6 di Goya, I giocatori di carte di Cezanne e molti altri. Ovviamente, sono tutti accomunati dal fatto di mettere in scena volti che, per la forte espressività o per la totale assenza di essa, sono significativi per il percorso delineato.
questi volti sono un’arma artistica nelle mani di autori che criticano una società il cui volto ha perso ogni traccia umana, una società inquietante con De Chirico, rivoltante con Grosz o Hausmann.
Tuttavia, esiste un’equivalente positivo di questa visione, che non è completamente demonizzante nei confronti della società. Nella trasformazione delle forme artistiche si può notare l’emergere di un uomo nuovo, che rappresenta la modernità. Ovviamente, la questione ha in sé mille sfaccettature, che si possono cogliere leggendo l’opera e osservando attentamente le immagini che vengono riportate come esempi. Goldberg prende dunque per mano il lettore e lo accompagna in un viaggio attraverso le arti figurative, alla scoperta di come l’uomo, la società e la percezione di questi siano cambiati nel corso del tempo.
L’eclissi del volto, I. Goldberg, Marietti 1820, 2019
La comunicazione narrativa, Dalla letteratura alla quotidianità, S. Calabrese, Bruno Mondadori, 2010