Bamba-lavoro: gli adolescenti nel mondo lavorativo tra cocaina e soldi facili

Bamba-lavoro suona come il titolo di una canzone per i più piccoli. La parola bamba in sé, con la “B” allitterante, crea nell’immaginario collettivo la figura di un gioco per bambini. Tuttavia la bamba è tutto trann che un gioco. La bamba è, nel gergo giovanile, la cocaina: secondo la Relazione Europea sulla droga 2018, l’Italia è il quarto paese dell’Unione Europea per uso di cocaina. Una macchina mortale che devasta soprattutto i giovani, nella fascia di età compresa tra i 15 e i 35 anni.e

Oltre al consumo di questa sostanza stupefacente, un altro fenomeno sta cavalcando le tendenze giovanili: il bamba-lavoro, cioè lo spaccio. Siamo arrivati al punto in cui la cocaina non circola più tra i giovanissimi solo per essere usata, ma si muove e si concretizza anche per essere venduta.

Diversi fatti di cronaca hanno portato alla luce il ruolo dei giovani nello spaccio: in alcune città italiane, i bambini di 8 anni sono già dei mini pusher, traghettatori di cocaina, perfetti grazie alla loro innocenza per superare l’attenzione delle forze armate. Ovviamente, la paga che ne deriva supera le aspettative di ogni ragazzo, che si getta e si catapulta in questo binomio di consumo-vendita.

Già Vice nel 2015 aveva analizzato il fenomeno dello spaccio, intervistando quattro ex spacciatori, studiando il loro rapporto con la droga e l’inizio di questo “lavoro”. Tra le righe delle interviste si legge come tutti e quattro abbiano iniziato questo percorso lavorativo da adolescenti: il denominatore comune che ha li ha trasformati in pusher è stata la povertà.

Da piccolo ero povero, ma sono finito in una scuola superiore buona perché ero sveglio. Comunque, pagare cinque dollari per un pranzo era un grosso problema, mente tutti gli altri ragazzi arrivavano a scuola con macchine di lusso e vivevano in una villa. Volevo anche io far parte di quel mondo, ma a casa la mia vita faceva schifo. La mia infanzia è stata abbastanza turbolenta —mia madre mi ha avuto a 19 anni, i miei genitori sono divorziati, nessuno dei due aveva finito le scuole e mio padre soffriva di un disturbo psichico. Spacciare era una questione di sopravvivenza. Era un modo per uscire da quella realtà e finire nel mondo figo, quello dei soldi.

La maggior parte degli arresti dei blitz antidroga segnala un dato allarmante: oggi gli spacciatori minorenni sono aumentati in modo esponenziale. Sono soprattutto gli adolescenti ad essere immischiati in giri di droga clandestini. Un caso che ha sconvolto l’Italia è stato l’arruolamento in un clan camorristico di una bambina di 8 anni, capace di impacchettare cocaina e discutere di “affari” con i suoi familiari.

Inutile fare tanti giri di parole: lo spaccio permette di guadagnare molto di più di un normale stipendiato. Cosa spinge a spacciare? Ovviamente la situazione economica in cui versa la famiglia: spesso molti ragazzini vedono nel bamba-lavoro una possibilità economica. Altri lo fanno per il semplice gusto di sentirsi criminali, prepotenti e potenti. Molti ci entrano da consumatori, e si trasformano in venditori.

La storia è la stessa per tutti: si inizia dall’erba e si arriva alle “altre cose”: cocaina, eroina, LSD, antidolorifici. Il passo successivo accresce la ricchezza. Fare soldi facili, velocemente e senza “faticare”, il paradiso ideale per ottenere divertimento senza studiare, senza lavorare nei weekend, senza accontentarsi della paghetta settimanale.

Nonostante le numerose interviste e inchieste di siti come Vice e Huffington Post, in cui si dimostra la volontà degli spacciatori datati di uscire dal giro, la vita da pusher continua ad ammaliare.

Non voglio farlo per sempre. Mi sento un coglione quando penso che quest’attività è la mia principale fonte di reddito, anche se mi fa guadagnare molto bene. Voglio far vedere ai miei genitori che sono in grado di fare qualcosa di rispettabile. A volte sto male a pensare che i soldi che guadagno sono letteralmente l’unica cosa di cui posso vantarmi nella vita.

Gli adolescenti non comprendono il male che si aggira intorno a questo mondo “lavorativo”. Studiare, desiderare un vero lavoro e sacrificarsi per ottenere risultati sono obbiettivi che sfuggono realmente agli occhi di tanti adolescenti. Di chi è la colpa? Delle istituzioni? Della famiglia?

Le difficili condizioni economiche in cui versano numerose famiglie e l’assenza dello Stato giocano un ruolo incisivo nel futuro dei giovani: la mancanza di speranza e di prospettive conduce a cercare percorsi alterni e giustapposti ai “sogni nel cassetto.”

Il bamba-lavoro è una nuova frontiera lavorativa: riusciremo ad abbattere questo fenomeno pericoloso?

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