“La Casa de Papel”: un cult inaspettato

Il primo ventennio del 2000 ha segnato l’epoca delle serie televisive e delle loro piattaforme di riproduzione. E’ stata la volta de Il Trono di Spade, di Breaking Bad, di The Walking DeadSherlock. Titoli che tutti noi conosciamo, ma che hanno raggiunto l’apice del successo gradualmente, stagione dopo stagione. Quello che nessuno si sarebbe aspettato, è che una serie televisiva spagnola, proiettata in Italia su Netflix, potesse raggiungere il grado di “cult” dopo appena due stagioni.

Si tratta di La Casa de Papel (“La Casa di Carta” in italiano), ideata e prodotta da Alex Pina. Presentata ufficialmente nel 2017 su Antena 3 e divisa, attualmente, in tre stagioni o tre parti. E’ stata inoltre la prima serie spagnola a ricevere il riconoscimento International Emmy Award, garantendosi una luce propria sotto i riflettori. Onde evitare spoiler, analizzeremo genericamente la trama e i suoi personaggi, per lasciare al lettore la curiosità di questa peculiare e indimenticabile esperienza.

IL COLPO DEL SECOLO

La storia verte su un progetto estremamente ambizioso: la rapina più grande della storia, l’assalto alla Zecca di Stato spagnola, ad opera di un gruppo di rapinatori organizzati, di cui si conoscono solo degli alias.
I membri, guidati dal misterioso e carismatico Signor Professore, usano nomi di città nel mondo per identificarsi: Tokyo, Rio, Nairobi, Mosca, Denver, Berlino, Oslo ed Helsinki. Poco altro si sa del loro passato, se non che sono quasi tutti criminali schedati e in fuga, con poco o nulla da perdere.

Mediante un piano geniale architettato dal Professore, i rapinatori riescono a barricarsi all’interno della Zecca armati fino ai denti, indossando delle tute da lavoro rosse e una maschera di Salvador Dalì. Il loro scopo è trascorrere all’interno una decina di giorni, sotto assedio della polizia, e usare i macchinari per stampare una quantità inimmaginabile di denaro con cui fuggire: diverse decine di miliardi di euro. Il gruppo, che condivide questo spazio per moltissimo tempo, è composto da donne e uomini in egual misura; ognuno dei membri ha delle specializzazioni e tutto sembra andare per il verso giusto… per un po’.

Non ci dilungheremo ulteriormente sulla trama, consci che una serie drammatica come questa merita assolutamente una visione diretta; quello che è certo, è che La Casa de Papel è riuscita in poco tempo a far innamorare milioni di spettatori, infrangendo la sottile linea che separa i criminali dalle forze dell’ordine.

Berlino, Denver, Mosca, Nairobi, Rio, Tokyo e il Professore

BUONI O CATTIVI?

Non è chiaro; o meglio, non sta al regista dircelo. Siamo noi spettatori, con lo sguardo incollato allo schermo, a dover decidere. Inizialmente potrebbe sembrare il classico cliché della rapina in banca vista e rivista ad Hollywood: i rapinatori entrano, cercano di rubare il denaro, ma poi la polizia li arresta o li abbatte. Niente di più diverso da La Casa de Papel. Quello su cui il regista ha preferito concentrarsi, non sono le iconiche maschere di Dalì che tappezzano i cartelloni nelle nostre strade. Anzi, per la maggior parte del tempo, i rapinatori non le indossano se non per non farsi identificare dalla polizia.

Pina vuole quasi farci capire che dietro una maschera e un fucile si nasconde un uomo o una donna, non un robot. Ognuno dei personaggi è estremamente caratterizzato e diverso da tutti gli altri. Berlino, per quanto sia un leader raffinato e gentile, nasconde in realtà un maniaco molto pericoloso. Tokyo è una ragazza forte e indipendente, ma la sua impulsività mette a rischio la vita di tutti. In questo ampio universo di volti e storie, lo spettatore finisce inevitabilmente per innamorarsi di uno o dell’altro personaggio, mentre i continui cliffhanger tra le puntate lo spingono a divorare la serie come un piatto gustoso.

NON SOLO AZIONE

Forse uno degli aspetti più interessanti della serie è l’interazione umana tra personaggi primari e secondari, semplici identità che vengono a contatto e che discutono di temi sociali fondamentali. Per fare un esempio, il tema dell’aborto viene affrontato più volte in diverse conversazioni, così come le scappatelle giovanili, la politica e persino il declino delle relazioni amorose dopo la nascita di un figlio.
In tutto questo, diversi personaggi vivono una evoluzione psicologica interessante, alimentando i colpi di scena e gli sviluppi della trama.

Insomma, La Casa di Carta non sembra voler essere solo una action-series, ma un lungo e complesso viaggio che lo spettatore intraprende insieme al mondo in cui la storia si svolge. Certo, non mancano le azioni inattese e le sparatorie frenetiche, ma sembrano essere più una specie di contorno che un piatto principale. Sebbene non brilli sempre per livello recitativo, i colpi di scena e i dialoghi di alcuni personaggi salvano la scena quasi sempre. Nel complesso La Casa De Papel è una apprezzatissima boccata d’aria fresca nel panorama netflixiano, una sorpresa inaspettata per la maggior parte dei binge watchers e, se vogliamo, una esperienza da vivere e condividere con gli amici.

Consigliata la visione in lingua originale.

FONTI

IMDb

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