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Un androide paranoico nella musica dei Radiohead

Ho il cervello grande come un pianeta e mi fanno unicamente raccogliere un pezzo di carta.

Essere un robot della serie CPV significa avere “caratteristiche di persona vera”. Un grande cervello, dunque, ma anche una costante depressione tipicamente umana, causata dal dover svolgere compiti non all’altezza della propria intelligenza. Marvin l’androide paranoico nasce dalla penna di Douglas Adams, autore del fortunato ciclo dapprima radiofonico (BBC, 1978-80) poi trasposto in romanzo e in film, Guida galattica per autostoppisti.

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Guida galattica per autostoppisti (Hammer & Tongs, 2005)

Nella pentalogia, Marvin vive a bordo della nave spaziale Cuore d’Oro, e trascorre il tempo a lamentarsi della vita, cosa che irrita continuamente i membri dell’equipaggio e costringe al suicidio i computer delle navicelle cosmiche.

Morirà poi nel quarto volume della serie, dopo aver trovato finalmente la consolazione di fronte all’ultimo messaggio di Dio al creato.

Che Marvin abbia qualcosa di importante da dire al mondo lo colgono bene i Radiohead, che proprio al tristissimo androide dedicano la loro Paranoid Android, primo singolo estratto dal terzo album della band, OK Computer.

Paranoid Android, Radiohead

Quando uscì OK Computer, la band inglese capitanata da Thom Yorke era nota al pubblico per il brit-pop, per il sound alla Smith, per la hit Creep. Poi, nel 1997, arriva un disco che racconta l’alienazione dell’uomo moderno e che si svincola dalla pura malinconia delle prime canzoni con un rock epico, psichedelico e sperimentale. Da allora, niente sarà più come prima.

Il brano più lungo dell’album (6 minuti e 27 secondi) è proprio Paranoid Android, che segna una svolta all’interno della svolta. MTV ne trasmetterà a lungo il videoclip animato, diretto da Magnus Carlsson. L’animazione è molto semplice, simile a quella dei cartoni del sabato mattina degli anni Sessanta, la cosiddetta “radio illustrata“. Una tecnica che si riconosce fin dall’inizio, laddove il protagonista della clip si sveglia e si muove per la stanza, mentre lo sfondo rimane fermo.

Robin, la versione umana dell’androide Marvin, è un ragazzino triste che fa la doccia col cappello e si mette lo shampoo negli occhi come a volersi estraniare completamente dalla realtà che lo circonda. Non è solo depressione: è rifiuto, fuga silenziosa. Il testo del brano, che si lega indissolubilmente a quanto narrato nel video, è infatti la confessione disperata di un uomo disturbato da voci mentali, evidentemente paranoico, ma che sa di non essere un robot: come spiegare altrimenti le emozioni, panico compreso, che incalzano di fronte alla meschinità e alla crudeltà del mondo?

Please could you stop the noise
I’m trying to get some rest
From all the unborn chicken voices in my head
What’s that?
What’s that?

paranoid android
Boris Yeltsin

Il Robin del video è accompagnato nella sua quotidianità da un ragazzino di colore che, come lui, osserva ingenuo ubriachi e prostitute per la strada, mentre al tavolo delle nazioni siede Boris Yeltsin, allora avaro presidente russo.

Robin evade dalla realtà immaginando un mondo tutto suo, dove poter volare su un elicottero e giocare a ping pong con un angelo. Di fronte alla verità, l’alternativa alla nausea, allo stress e al panico incipiente è proprio la fantasia. Ecco perché il cantante dei Radiohead invoca la pioggia. Come a lavare via tutto.

Rain down, rain down
Come on rain down on me
From a great height
From a great height, height.

Nel frattempo Boris Yeltsin, disapprovato allora per la sua politica riformatrice e accusato di corruzione, si autodistrugge nel video con le sue stesse mani, tagliandosi gambe e braccia, per poi cadere da un ponte a causa degli arti mancanti.

Ma, si sa, God Loves His Children. Anche il potente di turno sembra meritare una seconda possibilità. Ecco perché, a salvare Yeltsin, accorrono due sirene in topless, che lo avvolgono in fasce come un neonato e lo posizionano su un albero, pronto a essere riaccolto dal mondo.

Paranoid android

È un video crudo, terrificante, che di fatto venne trasmesso su MTV in gran parte censurato. Non sono solo le scene di nudo e di violenza a ferire, ma è l’intera musica dei Radiohead, capace di alternare potenti assoli di chitarra e batteria e riff elettronici nel finale a momenti più calmi, quasi opposti. La sensazione che si prova resta, dall’inizio alla fine, quella di profondo disagio. La musica è surreale, come il video, e la voce di Thom Yorke non fa eccezioni.

L’effetto di incongruenza tra i vari movimenti musicali va considerato alla luce di quanto dichiarato dallo stesso leader dei Radiohead. Paranoid Android si compone infatti di quelli che avrebbero dovuto essere tre pezzi autonomi. La band, non riuscendo però a completarli, decise di unirli ispirandosi a Happiness is a Warm Gun dei Beatles.

Ma il sound dei Beatles è solo uno spunto. In Paranoid Android c’è la sperimentazione e c’è l’innovazione. C’è anche, dall’altra parte, la volontà di pescare nella tradizione letteraria, per cui uno dei personaggi più tristi della storia della narrativa britannica diventa emblema della condizione contemporanea. Claustrofobia e disagio avanzano musicalmente e contenutisticamente, mentre la filosofia di vita proposta dai Radiohead si rivela nichilista: per evitare la depressione rifugiarsi nella fantasia è necessario e inevitabile.

Il rischio è che si diventi matti, che si sentano voci. Come Belluca, il docile e abitudinario contabile protagonista della novella di Pirandello Il treno ha fischiato. L’immaginazione come unica forma di evasione alle trappole della vita? Il messaggio dei Radiohead ci lascia atterriti e pensierosi.

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