L’UNRWA, che da 70 anni lavora per dare dignità ai rifugiati palestinesi, tra speranze e sfide

Lo scorso 4 aprile l’UNRWA, l’agenzia ad hoc delle Nazioni Unite che si occupa dei rifugiati palestinesi in Medio Oriente, ha compiuto 70 anni dalla sua nascita. Una nascita che secondo le intenzioni originarie avrebbe dovuto avere un seguito di breve-medio termine, mentre ormai appare chiaro della necessità di un operato stabile e a lungo termine. Ciò in ragione del protrarsi del conflitto palestinese-israeliano che non riesce a vedere una decisiva soluzione, ma solamente brevi tregue seguite da feroci riprese.

Sorge pertanto spontaneo domandarsi quali siano le prospettive future per i rifugiati palestinesi. Ne ha parlato lo scorso 2 aprile Pierre Krähenbühl, Commissario Generale dell’UNRWA, presso la sede dell’IAI- Istituto Affari Internazionali di Roma– confrontandosi con i presenti e spiegando il perché da più di mezzo secolo è importante lavorare per dare un futuro dignitoso a quelle generazioni che nascono come rifugiate e crescono nei centri profughi.

Che cos’è l’UNRWA?

UNRWA – United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees – è stata creata dall’Assemblea Generale della Nazioni Unite nel 1949, dopo la nascita dello Stato di Israele, per assistere i rifugiati palestinesi. Essa è presente operativamente nella Striscia di Gaza, in Siria, Libano, Cisgiordania e in Giordania.

L’agenzia è l’unica istituita dall’ONU per fornire alla popolazione palestinese supporto umanitario e di sviluppo, inclusi i servizi primari essenziali tra cui cibo e acqua, in territori spesso insidiosi, nonché l’istruzione scolastica, medicine e micro-credito, per un totale 3,5 milioni di persone registrate. Per la maggior parte di queste persone e per intere generazioni le tende in mezzo alla polvere rappresentano le loro case e i campi di rifugiati rappresentano le loro città.

Le stime dei rifugiati palestinesi in totale si aggirano intorno ai 5 milioni. 700 scuole sono state istituite per fornire un’educazione scolastica a circa 525.000 tra ragazzi e ragazze. L’educazione è proprio la chiave del lavoro dell’agenzia per poter dare un’opportunità di una vita migliore a migliaia di ragazzi ogni anno. Alcuni di loro riescono anche a ricevere borse di studio per andare all’università. Come fa notare il Commissario Krähenbüh:

“fornire loro un’istruzione è l’unico modo per dargli la possibilità di una vita diversa come esseri umani.”

Le sfide del futuro

Questa domanda non può prescindere dagli  incerti sviluppi di uno dei conflitti più tristemente irrisolti e polarizzati della storia moderna, quello arabo-palestinese in cui gli attori internazionali sembrano spesso dimenticare le terribili conseguenze sulla popolazione di quei territori.

L’agenzia lavora per mantenere alto il livello di attenzione sui problemi della popolazione civile e annualmente riceve fondi anche da paesi limitrofi quali Qatar e Arabia Saudita ed Iran nonché europei quali la Germania. L’Italia dal canto suo ha fornito nell’ultimo anno all’Agenzia circa 14 milioni di Euro e rimane attivo il suo ruolo nella cooperazione per una soluzione conciliativa al conflitto, che richiede la coesione anche di tutta la penisola del Golfo oltre che dell’ Unione Europea e delle potenze occidentali, come auspica la diplomazia.

Infine ci sono paesi come la Giordania ed il Libano il cui contributo di solidarietà è cruciale: il Libano per esempio ospita 1 milione di rifugiati palestinesi su una popolazione nazionale di 4 milioni. Il Commissario dell’UNRWA, di nazionalità svizzera, ironizza, ma neanche troppo:

“La Svizzera ha circa 8 milioni di abitanti e fa tante storie per accogliere 3.000 rifugiati”.


FONTI

Fonte 1

Evento del 2.04.19 presso l’IAI, Roma

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