Il teatro non è cosa per vecchi: al Kerkìs attori #Millennials

Tra i Millennials c’è ancora voglia di fare teatro. La “prima generazione digitale”, ovvero i nati tra gli anni Ottanta e  2000, non ha perso l’attaccamento affettivo verso il genere artistico più lontano dall’ondata di digitalizzazione. Il teatro conserva la più ancestrale delle relazioni umane. Il rapporto tra spettatori e pubblico, infatti, è autentico e privo di mediazione. Davanti a uno spettacolo teatrale, il pubblico è immerso in una vicenda che si sviluppa in uno spazio-tempo che lo comprende, partecipa emotivamente ed è chiamato in prima persona a diventare parte attiva della messa in scena. L’attore è percepito concretamente dallo spettatore, attraverso la sua energia e potenza scenica. Il rifiuto dell’utilizzo di una mediazione tra lo sguardo dello spettatore e la rappresentazione, distanzia il teatro dalla mentalità Millennials. Sembra perciò strano conciliare la prima generazione esperta dei nuovi media alla forma artistica più lontana dalla tecnologia.

Eppure, il desiderio di fruizione attivo e passivo del teatro resiste. Il teatro resiste nonostante l’incombenza del fenomeno cinematografico e la diffusione di televisione e internet. Fu proprio la diffusione dello schermo ad accantonare lo spettacolo dal vivo. I vantaggi del cinema rispetto al teatro, infatti, non sono indifferenti. La possibilità di visualizzare nuovamente i contenuti e interromperli sono solo alcuni dei numerosi pregi. Senza contare la comodità di godere di un contenuto digitale nelle case. La proiezione digitale inoltre trasmette immagini filtrate e scelte, idealmente perfette. Il teatro invece mette in scena vicende che cambiano, inevitabilmente, ogni sera. Gli attori infatti sono fallibili e imperfetti. In sintesi, rispetto al teatro, il cinema rientra a pieno nei canoni culturali di una generazione immersa nel progresso.

Analizzare le ragioni che spingono i Millennials a conservare un legame, seppur esiguo, con il teatro è complesso. Innanzitutto è bene distinguere tra spettatori e attori di teatro. Per quanto riguarda la prima categoria, i dati ISTAT risalenti all’anno 2017 mostrano come il 22,7% dei ragazzi dai 20 ai 24 anni abbia assistito almeno a uno spettacolo teatrale annuo. Rilevante è riconoscere come il dato sia superiore alla media nazionale (19,2%). I ragazzi sono ricercatori di emozioni. Assistere a uno spettacolo teatrale significa accantonare l’iper connessione e affidarsi agli attori sul palcoscenico. Il teatro assume la funzione di “purificare” gli spettatori dalla vita caotica. Riattiva inoltre le emozioni, purtroppo spesso sublimate nella società attuale.

Ancora più rilevante tuttavia risulta riflettere sui Millennials attori di teatro. Molti sono i progetti educativi che coinvolgono piccole e grandi associazioni teatrali. Così, a livello amatoriale, è frequente incontrare giovani o giovanissimi sui palcoscenici. I risultati sono spesso sorprendenti: la scarsa esperienza è compensata da un’alta qualità e spirito d’iniziativa. L’idea è quella di sperimentare la vita altrui all’interno di un ambiente protetto (il palcoscenico). Michele Panella, direttore artistico di “Tramedautore”, riflette sulle modifiche apportate dai Millennials nei teatri:

Le difficoltà dei trentenni di oggi sono tantissime, ma le nuove compagnie sono più abituate a lavorare in team, a creare dei progetti mettendo insieme le forze a livello economico e artistico. I gruppi sono più uniti. Ad esempio il drammaturgo torna ad avere il ruolo che aveva in passato: è caduta l’egemonia del regista del secondo 900, l’autore continua a seguire i lavori anche durante la preparazione dello spettacolo.

Il teatro quindi, sembra allontanare l’individualismo, protagonista di una società sempre più egoistica ed egocentrica. Predilige, al contrario, lavori di squadra e cooperazione. Le compagnie di giovani sono, infatti, solitamente molto ricche di attori. La formazione attorale è spesso accompagnata da progetti associativi e comunitari e gli insegnanti possiedono approfondite conoscenze pedagogiche.

Tra le Associazioni operanti nella zona milanese, rilevante è l’Associazione Kerkìs, Teatro Antico in scena. Il suo scopo è di incentivare lo studio e la messa in scena di spettacoli appartenenti alla tradizione classica, greca e latina. L’Associazione nacque nel 2011 in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore e, proprio per la specificità dell’indirizzo di ricerca, costituisce una peculiarità nel mercato teatrale milanese. Molti sono i corsi teatrali attivi all’interno dell’Associazione, primo fra tutti il “Corso di Alta Formazione”. Ciò coinvolge specialmente giovani, i Millennials universitari. A seguito di un’approfondita ricerca e operazione di traduzione del testo letterario classico, l’obiettivo è la realizzazione di una messa in scena. Ai ragazzi partecipanti è offerto un corso di formazione attorale di base: la conoscenza del linguaggio verbale e corporeo è, infatti, essenziale per la realizzazione scenica.

I ragazzi quindi sono coinvolti in prima persona nella produzione di spettacoli teatrali con drammaturgie e scenografie complesse. L’obiettivo dell’Associazione, oltre che divulgativo e letterario, è pedagogico. Un’équipe composita di insegnanti (professori, attori) collabora per trasmettere a giovani motivati la passione del testo teatrale e della rispettiva messa in scena. Gli attori sono quasi totalmente Millennials. Anche se inevitabilmente carenti di esperienza, sono molto energetici e propositivi. Gli spettacoli sono interessanti proprio perché rappresentano la fusione tra ingenuità attorale e “pesantezza” dell’opera rappresentata. La tragedia antica- o commedia- viene filtrata attraverso la prospettiva di giovani: questi, grazie al loro sguardo virginale, conferiscono al dramma un alone di freschezza.

Infine, degno di nota è THAUMA, il “Festival di Teatro Antico in Scena” organizzato da Associazione Kerkìs. Il Festival consiste in una competizione annuale: 12 spettacoli teatrali e 12 progetti di scenografie, maschere, costumi (tratti dalla tradizione classica) si confrontano durante 3 giornate di gara. Tradizionalmente, i gruppi partecipanti sono costituiti da attori giovani e amatoriali. L’obiettivo è quello di promuovere, ancora una volta, la cultura classica e la passione per il teatro tra i giovani.

Consideranto dunque la pluralità di iniziative teatrali sul territorio, bisogna allontanarsi dall’idea di un “teatro vecchio” o “teatro per vecchi”. I giovani, i Millennials, sentono ancora il bisogno di assistere a spettacoli dal vivo. Escobar, Direttore del Piccolo Teatro di Milano, analizza questo fenomeno affermando:

Il teatro […] scende nel profondo delle spaccature e dei conflitti, non risolve i problemi ma dà gli strumenti per comprendere. I giovani non vogliono risposte immediate, ma vogliono conoscenza e comprensione.

 

 

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