Dal mito del genio alla realtà della grinta (seconda parte)

Abbiamo già visto nella prima parte, che nel modello scientifico della grinta di Angela Duckworth l’impegno conta il doppio del talento naturale per raggiungere un risultato di alto livello: qualcuno si potrebbe chiedere se la stessa grinta sia però un talento naturale, e fortunatamente la risposta è che solo in parte la grinta sembra essere ereditaria: certamente essa si può migliorare dall’interno – è in una certa misura responsabilità di chi la vuole avere – ed è anche favorita o indebolita dall’ambiente.

Gli aspetti della grinta sotto il controllo individuale sono 4: interesse, esercizio, scopo, speranza

“Qualunque sia la cosa che volete fare, nella vita scoprirete che se non siete appassionati del vostro lavoro non riuscirete a portarlo avanti con perseveranza”

disse Jeff Bezos, fondatore di Amazon, ai laureati di Princeton, citato da Duckworth in merito al primo pilastro della grinta: l’interesse. Le ricerche lo confermano: rendimento e soddisfazione sono più alti se si svolge un lavoro che risponda alle proprie inclinazioni personali e ciò influenza anche i livelli di grinta. Se questo non sempre è possibile, è altrettanto vero però che è possibile coltivare un atteggiamento mentale che metta nella condizione di scoprire a quale interesse con la i maiuscola dedicare l’esistenza. Ancora l’autrice:

Quasi tutti i miei modelli di grinta e dedizione  mi hanno raccontato di aver passato anni a esplorare diversi interessi e che quello che ha finito per occupare tutti i pensieri della loro vita di veglia (e parte di quella onirica) non era riconoscibile a prima vista come il destino di un’intera esistenza.

In altre parole, bisogna mettersi nella condizione di esplorare e darsi un po’ di tempo per vedere che succede: in questo modo, con l’esperienza diretta molto più che con l’introspezione, sarà possibile capire se si sta andando nella direzione giusta.

Il secondo aspetto individuale della grinta è il desiderio e l’intenzione di crescere attraverso una forma particolare d’esercizio: la pratica deliberata, che è caratterizzata da: obiettivi graduali chiaramente definiti, massima concentrazione, feed-back immediato e pertinente, ripetizione con riflessione e perfezionamento. In altre parole, sembra dire l’autrice, se ci si allena in un certo modo si alimenta la grinta e essa a sua volta alimenta lo svolgimento di allenamenti sempre più intensi. Questa idea di esercizio vale per qualsiasi attività umana: dal managament allo sport all’arte…e funziona se diventa un’abitudine vissuta come una sfida stimolante.

Il terzo aspetto individuale della grinta è la vocazione a perseguire uno scopo che trascende se stessi in ciò che si fa. Questo aspetto accomuna molte ricerche sul benessere e quelle della Duckworth non fanno eccezione da questo punto di vista: è più facile essere perseveranti se quello che ci sforziamo di fare è coerente con i nostri valori di riferimento.

Infine, il quarto elemento che potenzia la grinta è la speranza, intesa qui soprattutto come la volontà di rialzarsi dopo una sconfitta. In questo senso, la speranza va intesa come una sorta di ottimismo flessibile: di fronte a un intoppo, a un errore, a una delusione, possiamo reagire in molti modi. Un modo utile è considerare quanto accaduto come una lezione che ci insegna qualcosa: un errore da non ripetere, un aspetto in cui crescere, una cosa da imparare laddove è effettivamente possibile cambiare le cose:

… i miei colloqui con modelli esemplari di strenua dedizione, più di mezzo secolo di ricerca psicologica, convergono su questa conclusione di buon senso: quando si continua a cercare il modo di migliorare la situazione è probabile che lo si trovi, ma quando vi si rinuncia, convinti che non ci sia nulla da fare, l’insuccesso è garantito. Ovvero, secondo il detto attribuito a Henry Ford, sia che pensi di potercela fare, sia che pensi di no, ci indovini.

Fin qui gli aspetti psicologici che ciascuno di noi può imparare a gestire individualmente per aumentare la propria grinta.

E l’ambiente?

Conta almeno altrettanto: crescere allevati da adulti in grado di educare alla grinta, avere la possibilità di esplorare tanti contesti di vita per apprendere dalle esperienze e scoprire i propri interessi, trovare ambienti lavorativi che promuovono una cultura della grinta, sono tutti aspetti molto importanti per mantenerla nel tempo.

E a questo livello, il piano psicologico si intreccia inevitabilmente con quello politico, perché è evidente che tanto più una società garantisce pari opportunità di sviluppo, quanto più tutti potranno giocare la partita della perseveranza ad armi pari.


FONTI
Duckworth A. (2017), Grinta- Il potere della passione e della perseveranza, Firenze, Giunti


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