Sogni diventati Startup: intervista a Icegloo

Il mondo ha bisogno di grandi avventure, di rimboccarsi le maniche e combattere per un sogno e un progetto. Ne abbiamo parlato con Niccolò Ranzolin e Giovanni Strazzabosco, studenti di Farmacia e fondatori e Sales Manager del team di ICEGLOO®ITALIA: una startup innovativa che ha sviluppato un dispositivo medico per una comoda terapia del ghiaccio. A stupire è stata soprattutto la giovanissima età dei due ragazzi: 25 anni Niccolò, 22 Giovanni.

Com’è nato il prodotto?

L’idea del prodotto è nato dall’ambito sportivo: giocando a basket mi sono reso conto di come il ghiaccio fosse importante a seguito di traumi e nella fase post-allenamento. Ma da qui la nostra idea ha ampliato i propri orizzonti: si è affacciata in ambito medico e nel post-operatorio. Dopo le operazioni di sclerotizzazione dei capillari, viene richiesto a pazienti anziani di proseguire il completo riassorbimento con impacchi di ghiaccio. Il nostro dispositivo ha lo scopo di facilitare i movimenti ed evitare le ustioni da contatto.

Come mai avete scelto la modalità della startup?

Start-up innanzitutto perché si hanno numerose agevolazioni fiscali. Inoltre, svariati bandi e concorsi sono rivolti proprio alle start-up: abbiamo partecipato ad esempio al CesenaLab, una Start-up Competition, a dicembre scorso e siamo arrivati terzi su altre 70 partecipanti. Ci siamo aggiudicati così un periodo di accelerazione aziendale: diverse figure professionali, fra marketing e social media, sono state messe a disposizione della nostra causa.

Quali sono state le salite e quali le discese, fino ad oggi?

Non è stato estremamente difficile fino ad ora, anzi spesso è stato divertente: dovevamo capire come trasformare un’idea in un prodotto utile ed esteticamente gradevole. La difficoltà ora è vendere il prodotto: certo, stiamo avendo dei buoni riscontri soprattutto dai medici che lo consigliano ai propri pazienti, e ci stiamo attivando anche con pubblicità su Facebook ed Instagram. Non è stato tanto complicato creare il prodotto, quanto ora lo è venderlo.

Quali sono stati gli step per creare il prodotto?

Ci siamo concentrati nella ricerca di poli industriali che si occupassero di calzature elastiche, scoprendo diverse industrie nella zona di Mantova. Abbiamo scritto loro e abbiamo avuto riscontri molti interessanti: non hanno richiesto nessun compenso per i prototipi iniziali e abbiamo apprezzato molto questa attenzione nei nostri confronti. Dopo diversi esperimenti abbiamo raggiunto un buon risultato. Successivamente abbiamo immaginato un packaging, interamente brandizzato: la confezione comprende la fascia e il ghiaccio in gel.

Ora la vendita: come vi siete mossi?

Ora ci stiamo facendo aiutare da un ragazzo che, dopo aver creato una propria Start-up di successo, ha deciso di occuparsi anche di consulenza: anche lui è stato una grande risorsa, soprattutto per il marketing online.

L’online è stato un valido alleato?

Sicuramente il sito è stato fondamentale: è attivo da meno di un mese e abbiamo festeggiato la nostra centesima vendita pochi giorni fa. Certamente c’è stato un grande lavoro offline da parte di medici e farmacisti che hanno consigliato il prodotto, che è stato successivamente acquistato sul sito. Per ora non abbiamo avuto un grande riscontro da Facebook ed Instagram: la pubblicità è partita da pochissimi giorni, occorre ancora individuare un target di età, interessi e genere, ed è un percorso che può richiedere anche mesi.

Quanto pensate che sia stato importante la presenza di un adulto con competenze e conoscenze tecniche specifiche?

Sicuramente l’apporto pratico ed economico di mio padre (Flavio Ranzolin, Founder e COO per Igloo, N.d.R.), parte attiva nel progetto, è stato fondamentale. Lo è stato soprattutto nella fase iniziale, poi ha deciso di farci camminare con le nostre gambe: adesso lo consultiamo, ma il lavoro di tutti i giorni lo facciamo noi.

Quanto la burocrazia vi ha messo i bastoni fra le ruote?

In realtà, di problemi veri e propri non ne abbiamo avuti: l’unica problematica l’abbiamo riscontrata con la registrazione del nostro dispositivo al Ministero della Salute, che cerchiamo di completare da quasi un mese. Quando tutto sembra essere concluso, spunta qualche documento che non è in nostro possesso: dalla nostra abbiamo gli studi di Farmacia, che ci aiutano a comprendere appieno diversi passaggi. D’altra parte abbiamo notato con stupore una profonda preparazione ed una grande collaborazione nell’ambito del portale d’Impresa e del Ministero.

Quanto i libri hanno risentito di questa vostra avventura?

A livello di formazione certamente è una grande opportunità, mentre per quanto riguarda le ore di studio sottratte siamo stati capaci di organizzarci bene: siamo entrambi ad un ottimo punto della nostra carriera universitaria e non abbiamo dimenticato anche le nostre personali esigenze, come il basket.

Per la vostra esperienza, quanto è importante il valore intrinseco di un prodotto e quanto lo è la capacità di venderlo?

Eticamente credo sia più importante il valore del prodotto, ma ci siamo resi conto che, se anche si possedesse il prodotto migliore del mondo ma non si usasse un buon canale di vendita, i risultati sarebbero davvero minimi. Allo stesso modo, grazie al potere di Internet, si possono spacciare alcune ‘cinesate’ per ottimi acquisti. E’ importante saper vendere, ma non vogliamo passare per dei senza cuore!

Quali consigli dareste?

Fare dei test, buttarsi, provare: all’inizio c’è la fase WOW, quella in cui ‘sarebbe fighissimo se..’, poi si passa a quella di fasciarsi la testa, quella in cui ‘quanto spenderò’, ‘chissà quanta burocrazia’. Quando in realtà poi si affrontano uno per volta i problemi, ci si rende conto che è fattibile, almeno provarci. Almeno per Startup legata ad un prodotto fisico, come la nostra: diverso è il discorso per StartUp digitali, che magari si scontrano con software costosi.

Rifareste tutto?

Si, certamente.

E con questo secco si, dopo i saluti e le anticipazioni su futuri progetti, si è chiusa questa intervista. Due menti interessanti, piene di idee e progetti che hanno lasciato una grande consapevolezza: l’imprenditoria non è morta, vive nelle idee di chi ancora ci crede.

FONTI:

Intervista a ICEGLOO®ITALIA

CREDITS:

Immagine di copertina:  Immagine sul sito di ‘Icegloo’

Immagine 1:  Niccolò Ranzolin, 25 anni

Immagine 2:  Giovanni Strazzabosco, 22 anni

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