Oggi siamo intrappolati in un mondo creato da tecnologi per altri tecnologi. Ci è stato persino detto che “essere digitali” costituisce una virtù.
Non è vero: gli individui sono analogici, non digitali; biologici non meccanici.
Donald Norman
Luis Quiles (Gunsmithcat) e Pawel Kuczynski sono illustratori satirici contemporanei. Coetanei d’età, ma separati nella provenienza. Il primo è spagnolo, il secondo polacco. Nonostante il nome di Kuczynski sia più celebre e affermato sulla scena artistica, i due artisti trovano affinità nei temi da loro affrontati. Diverse sfaccettature della realtà declinate dallo sguardo della denuncia sociale. E ci interessa, perché la loro realtà è la nostra. Una realtà che non può non prescindere dalla comunicazione digitale, anche in maniera ossessiva. Se ne nutre famelica e inconsapevole e avvolge nel suo vortice ipnotico le giovani menti. Sono quelle più plasmabili, la cui educazione diventa educazione digitale. Ma come può l’arte raccontare tutto ciò?
L’illustrazione è sicuramente il mezzo più efficace e lo dimostra il grande successo mediatico dei due artisti. Sono particolarmente noti alle nuove generazioni, che ne condividono i contenuti sui social network. C’è quindi una consapevolezza temporanea, che però è soffocata da una più pervasiva inconsapevolezza permanente. Semplicemente non ce ne rendiamo conto. Ma le immagini di Quiles e Kuczynski sono una doccia ghiacciata, un pugno allo stomaco. Controverse, irriverenti, a volte disturbanti. Ci piacciono e siamo morbosamente spinti a osservarle.
Non è solo la raffinata qualità grafica, che si ramifica in due stili distinti e particolari. Da un lato, la nitidezza cromatica, la definizione dei contorni e il tocco pop di Quiles, dall’altro il tratto sfumato dalle tinte pastello e l’atmosfera surrealista creata da Kuczynski. Sotto la coltre di perfezione stilistica ci siamo noi, la nostra quotidianità raccontata in presa diretta. Un mondo duale, che offre ampie possibilità inedite già limitate in sé, perché sono mediate da un display a cristalli liquidi. L’altrove si traduce in immagini ad alta definizione, la conoscenza dell’altro è preceduta da una scheda social informativa che dice già tutto. Ma in realtà dove c’è tutto, non c’è niente.
Ogni uomo è un’isola, soprattutto in alcuni momenti storici. È il titolo di un’opera di Kuczynski, in cui svariati cellulari galleggianti accolgono sulla loro superficie piccole isole, ciascuna abitata da un solo uomo. La contemporaneità digitale ribalta dunque la celebre frase del poeta inglese John Donne: «Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso. Ogni uomo è una parte del tutto». Sembra però che il tutto sia attualmente frammentato in bit, byte e multipli. Unità digitali inconsistenti, che riescono paradossalmente a dare coesione a un intero universo digitale, dove però ognuno è solo.
La tecnologia ha cambiato il nostro modo di comunicare ma non penso che sia peggio ora del passato, è semplicemente differente.Nelle grandi città ancora oggi ci sono problemi di comunicazione. Da un lato con internet è più semplice, dall’altro è più facile anche isolarsi dalla realtà, restare quindi soli.
L’isolamento sociale causato dai new media è un tema cardine delle opere dei due artisti. Dissacrante, così come la mercificazione del corpo femminile piegato al successo. Un argomento particolarmente affrontato da Quiles e concentrato nella raccolta artistica Revolutionary Road (2015). Qui si trova il lato più oscuro della rete, ma anche il più diffuso. Asservimento del corpo femminile alla rete. Ricerca di visibilità, inganno, manipolazione. Sono tante le sfumature da tenere in considerazione. Ma per Luis Quiles è necessario raccontarle tutte, dar loro visibilità così che il suo messaggio risulti ancora più efficace. Per questo dà piena visibilità alle sue 100 opere sul sito Deviantart. La sente come un’esigenza.
Per molto tempo i miei disegni li ho tenuti per me. Li vedevano solo gli amici più cari, era la mia valvola di sfogo. Sentivo il bisogno di farlo.
Alla dark comedy di Quiles si accostano gli acquerelli di Kuczynski, che incorniciano un’attività trasformista di satira vincitrice di 102 premi fino al 2015. Il mondo digitale funziona come paraocchi per l’umanità, una forma di controllo sulle masse, che si piegano con devozione religiosa. La contemporaneità è talmente deformata dall’intervento digitale, che assume le fattezze di un quadro surrealista in cui non c’è più distinzione tra realtà e immaginazione.
Sembra che entro il 2030 gli insegnanti saranno sostituiti quasi completamente da avatar, educatori virtuali nascosti dietro uno schermo da computer. È una previsione, forse più accreditata di altre, ma sicuramente conformata sul pensiero comune di come sarà il futuro. Un futuro digitale alla cui labile inconsistenza affidiamo la deformazione della realtà.