Facebook contro le fake news: 23 pagine non ufficiali chiuse

Il 12 Maggio 2019, a seguito di un’indagine del movimento cittadino Avaaz, Facebook è intervenuto per chiudere 23 pagine italiane promulgatrici di fake news e -in più di un caso- incitanti all’odio.

Abbiamo rimosso – spiega il portavoce di Facebook – una serie di account falsi e duplicati che violavano le nostre policy in tema di autenticità, così come diverse pagine per violazione delle policy sulla modifica del nome. Abbiamo inoltre preso provvedimenti contro alcune pagine che hanno ripetutamente diffuso disinformazione. Adotteremo ulteriori misure nel caso dovessimo riscontrare altre violazioni.

Tali pagine contavano diversi milioni di followers e -come è stato affermato da Avaaz- avevano totalizzato un numero di seguaci persino più elevato rispetto a quello delle pagine ufficiali di Lega (506 mila followers) e Movimento 5 Stelle (1,4 milioni) messe insieme, generando negli ultimi tre mesi 2,44 milioni di interazioni.

Secondo Luca Nicotra, rappresentante del movimento cittadino,  vi erano 14 network sulla piattaforma di Facebook che comprendevano 104 pagine e gruppi che diffondevano disinformazione e contenuti d’odio. La lista è lunga: molte pagine divulgavano commenti razzisti e discriminatori nei confronti dei migranti, altre cercavano di incrementare la già piuttosto diffusa disinformazione sui vaccini, additando il modo di pensare “no vax” come l’unico corretto; altre ancora, in prossimità delle elezioni politiche, tendevano addirittura a violare i tre parametri principali della politica di privacy di Facebook: autenticità, modifica del nome e disinformazione. Oltre alle pagine dichiaratamente politiche come “Lega Salvini Sulmona”, “Noi siamo 5 stelle” e “Beppe Grillo for president”, ve n’erano anche alcune dal contenuto apparentemente innocuo che parevano voler condividere messaggi d’amore e d’amicizia, ma che in realtà diffondevano contenuti politici.

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Facebook si dichiara dispiaciuto per l’accaduto e promette che agirà sempre a favore della fiducia da parte dei propri utenti, in modo tale che questi possano navigare in sicurezza senza il timore di lasciarsi ingannare da contenuti falsi.

La pagina non ufficiale più gettonata e più seguita era “Vogliamo il movimento 5 stelle al governo”: essa oltre a diffondere gli ideali politici del proprio partito favorito, era solita propagare fake news raccapriccianti e fortemente improbabili, come quella attribuita allo scrittore e giornalista anti-mafia Roberto Saviano.

Sinceramente preferisco salvare i rifugiati e i miei fratelli clandestini, che aiutare qualche terremotato italiano piagnucolone e viziato.

Ovviamente il giornalista ha dovuto negare pubblicamente la notizia di fronte alle innumerevoli critiche ricevute a causa di tale bufala. Un’altra pagina che doveva-necessariamente- essere chiusa era “ Lega Salvini Premier Santa Teresa di riva”.

E’ stata quella -precisa il movimento cittadino Avaaz- che di recente ha maggiormente condiviso un video che mostrava migranti intenti a distruggere una macchina dei carabinieri. Il video, che ha quasi 10 milioni di visualizzazioni, è in realtà una scena di un film e la bufala è stata smascherata molte volte negli anni, ma continua ad essere condiviso.”

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Tale pagina, inoltre, era una delle tante che violava la politica di Facebook inerente il cosiddetto riciclaggio di followers: era nata inizialmente come gruppo di confronto di allevatori di Messina, per poi cambiare progressivamente nome fino a diventare un canale di diffusione di contenuti politici e diffamatori, mantenendo, però, tra i followers gli allevatori. Altre pagine hanno agito nella medesima maniera: “Vogliamo il movimento cinque stelle al governo” era nata come “Bombe sexy”, “Noi siamo 5 stelle” come “Calcio passione”, “Lega Salvini Sulmona” originariamente si chiamava “Il peggio del Grande Fratello 2018” e “Catena umana” era “Da quando ti conosco non faccio che pensare a te”.

Fabio Chiusi, giornalista e ricercatore freelance esperto di fake news, ha messo in guardia il suo seguito riguardo -a suo parere- la poca trasparenza di Avaaz e Facebook nell’individuare le pagine da chiudere:

“Non sottovaluto il fenomeno -dichiara il giornalista- ma le regole devono essere chiare. Ci fidiamo delle segnalazioni di una piattaforma di attivisti e delle decisioni di una società di 40 miliardi di dollari di fatturato? Questa è una questione di democrazia. Che pagine hanno considerato e perché? Perché fanno propaganda? Fino a prova contraria fare propaganda è lecito, altrimenti dovresti vietare la politica. Perché manca la nota di studio? Decide Facebook chi mettere offline? Avaaz solleva il problema che c’è: la manipolazione del consenso e delle fake news  oggi è evidente. Ma il metodo deve essere chiaro , altrimenti si tratta di censura in via preventiva.

Come si concluderà la vicenda? Emergeranno nuove pagine pronte a continuare l’operato di quelle chiuse?

 

 

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