Quando la tecnologia diventa fashion

La moda è un settore in continua evoluzione. A partire dalla storica macchina da cucire Singer, la moda si è sempre migliorata. Un matrimonio azzardato, ma sicuramente necessario e apprezzato, è stato quello con la tecnologia. Da sempre l’ispirazione futuristica è al centro dell’attenzione dei fashion designer, basti pensare alla sfilata di Chanel che si tenne nel 2017 a Parigi. Robot, computer come sfondo, una moda che strizza l’occhio a tutti gli appassionati di tecnologia. Una tecnologia che paradossalmente, nell’immaginario comune, risulta essere molto distante dal concetto di fashion. Non sono mancate anche nel passato, applicazioni interessanti alle passerelle, come accadde nel 1999 per Alexander McQueen. Dei robot, in occasione della sfilata, coloravano sul momento gli abiti delle modelle.

Negli ultimi anni in realtà, la moda non ha solo deciso di prendere ispirazione dal punto di vista meramente visuale. Un cambio di mentalità ha avvicinato la moda alla tecnologia, in un’ottica di collaborazione sempre più stretta, in quanto la vita di oggi è sempre più esigente nei confronti degli abiti. Eleganti ma anche funzionali, rispettosi dell’ambiente, innovativi nel darci la possibilità di esprimere noi stessi. Tra gli esempi più scenici, sicuramente meno adatti alla vita quotidiana, troviamo la Enlighted Designs Spa. L’azienda si è specializzata nel tempo, nella creazione di abiti di alta qualità, ispirandosi ad una evoluzione costante del rapporto tra arte e tecnologia. Il loro scopo? Rivelare la rockstar che è in tutti noi, ma in un modo fashion. Tra gli endorsers più famosi non potevano mancare i misteriosi e affascinanti Daft Punk, così come il frontman della più famosa band alternative rock, Matthew Bellamy dei Muse. I loro design sono stati infatti largamente sfruttati nel corso del Resistance tour del 2010, dove un completo composto da giacca e cravatta si illuminava grazie ad una serie di LED applicati alla stoffa, ridefinendo il corso del cantante nel buio del palcoscenico.

Non solo moda e aspetto, come già abbiamo detto, animano il desiderio dei designer negli ultimi anni. Il caso è sicuramente quello della Cutecircuit: pioniera nel campo dei wearables, unisce una moda dal design futuristico con tecnologie avanzate e tessuti “smart”, creando un nuovo paradigma di innovazione tecnologica. Fu fondata nel 2004 da Francesca Rosella e Ryan Genz, secondo i quali, nel futuro, i corpi saranno delle interfacce per la collezione dei dati, diventando così una seconda pelle, intelligente. Tramite l’innovazione tecnologica saremo in grado di connetterci tra di  noi in modo più intuitivo e intimo. Tra le loro creazioni più apprezzate troviamo la Soundshirt: una maglietta che permette alle persone sorde di percepire la musica sulla loro pelle, tramite delle vibrazioni e pulsazioni. In questo modo, anche l’esperienza di un concerto dal vivo può essere sperimentata da tutti, ma come?

All’interno della maglia, si trovano 16 micro attuatori, incorporati nel tessuto. Questi, una volta ricevuto il segnale dato dalle onde della musica, suonata in tempo reale, lo trasformano in dati, che poi vengono riconvertiti in pulsazioni che saranno sentite in parti diverse del corpo. Sarà possibile percepire i violini sulle braccia, la batteria sulla schiena, in questo modo si potrà concretamente creare un’esperienza unica per tutte quelle persone fino ad oggi escluse dalla percezione della musica, come la conosciamo noi. L’intera esperienza del concerto, prende vita sotto forma di tocchi (Haptic sensation). Il design dell’abito permette una fruizione confortevole e senza cavi o ingombri, nel pieno rispetto della persona. Tra i loro prodotti spiccano anche abiti creati per Katy Perry, una commissione da parte del Museo delle belle arti di Boston e abiti che sfruttano il grafene, materiale che valse il premio Nobel per la fisica 2010 ai due fisici Andrej Gejm e Konstantin Novosëlov dell’Università di Manchester.

Un altro campo nei confronti del quale la moda sta rivolgendo il suo sguardo, sempre più attento e incuriosito, è quello delle nanotecnologie. Quest’ultime, grazie alle loro dimensioni estremamente ridotte, permettono di modificare la struttura delle diverse materie alle quali sono applicate. In questo modo, si possono conferire alle fibre diverse proprietà: antimicrobiche, resistenza allo strappo, all’abrasione, alle macchie o alle pieghe. Un esempio interessante in questo campo è il Vantablack, il materiale più nero che esista: dipingendo una stanza con questo colore si perderebbe l’orientamento (ma noi siamo sicuri che tutti gli amanti del total black non ci penserebbero due volte a indossarlo!). Ciò che lo rende così scuro, è la presenza di nanotubi di carbonio. I colori in particolare, potrebbero portare ad una vera e propria rivoluzione nella vita quotidiana, come nel caso del YInMn blue, formato da ittrio, ossido di indio e manganese riscaldati fino a 1200 gradi. Grazie a questo trattamento, il colore ottiene una capacità riflettente che non teme rivali. Potremmo infatti stare freschi sotto il sole cocente. La moda dovrebbe sicuramente tenere d’occhio questo genere di scoperta, basi pensare alla start-up londinese Volleback, specializzata nell’applicare la scienza all’abbigliamento. Uno dei loro design più apprezzabili è quello di una giacca che protegge il corpo da pioggia e intemperie. Interessante anche l’esperienza di Inov-8 di Manchester, con la sua sneaker dalla suola rinforzata con grafene, per correre più a lungo e affaticandosi di meno. Per ora, resta un dato di fatto che queste innovazioni restino prerogativa di chi si può permettere un prezzo molto alto da pagare, senza contare che si tratta in molti casi di pezzi unici o pensati per occasioni uniche. Il futuro, tuttavia, sembra sempre più orientato verso l’incorporazione della tecnologia all’interno della nostra vita: passeremo dagli smartwatch, ormai abbondantemente diffusi, ad abiti sempre più smart?


FONTI

Fonte 1

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Fonte 4

Fonte 5

Fonte 6

Fonte 7: Vogue Italia n.824

 

 

 

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