Ormai da tre anni, nel maggio 2016, è nato a Londra un progetto chiamato Bread & Roses con l’obiettivo di aiutare l’integrazione di rifugiate di guerra in fuga dall’Asia, nello specifico Siria, Iraq, Afghanistan e dall’Africa. In realtà non si tratta del tipico aiuto umanitario, quasi standardizzato in ogni parte d’Europa: il programma intende reintegrare queste donne nel mondo del lavoro, soprattutto però in una realtà comunitaria e sociale.
Olivia Head e Sneh Jani sono le due donne che hanno deciso di dar vita a questo progetto. La prima impegnata sempre in missioni di supporto alle persone in difficoltà e senza dimora, aiutandole a trovare un impiego per garantirsi un’esistenza dignitosa; la seconda, invece, operava come traduttrice presso l’UNHCR, cioè l’alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. Essendo donne, hanno deciso di rivolgersi alle rifugiate richiedenti asilo in Europa, perché solitamente oltre ai bambini, sono le figure più deboli e che risentono maggiormente della pressione del viaggio che si vedono costrette ad affrontare. Oltretutto può capitare che durante il tragitto portino in grembo un bimbo o ne stiano accompagnando uno, aumentando così la pericolosità, lo stress e la paura dell’intero percorso.
Ma in che modo Bread & Roses contribuisce al riscatto personale di queste donne?
Sostanzialmente ciò che Olivia e Sneh offrono è un corso formativo di sette settimane a cui possono partecipare venti donne per volta, alle quali si insegna loro come prendersi cura di piante e fiori grazie alla supervisione di esperti nel settore. La conoscenza dell’inglese è un’altra prerogativa imprescindibile e infatti alle partecipanti viene dato un supporto anche in questo senso, insegnando le basi dell’inglese e la terminologia tecnica utile nella ricerca di un lavoro. La lingua è un collante molto forte che sta alla base di ogni società o piccola comunità che sia, senza questa conoscenza ci si esclude automaticamente dal cerchio ristretto che stabilisce chi può farne parte e chi non è idoneo.
Perché sono stati scelti proprio i fiori per ridare vigore a queste donne?
Molte testimoni di questa iniziativa hanno descritto il loro timore, la paura, la diffidenza, la sfiducia che hanno provato a seguito degli abusi che hanno dovuto sopportare dal giorno della partenza dall’Africa o dall’Asia fino al loro approdo in Europa e spesso, a fatica, hanno raccontato come fosse comunque difficile aprirsi e relazionarsi a delle sconosciute, seppur donne come loro, e questo fondamentalmente per proteggersi da eventuali ferite. I fiori invece non possono fare alcun male, se non qualche spina infilzatasi nel dito. La cura del fiore, delicata, paziente, armoniosa e silenziosa ha aiutato le rifugiate a riacquistare confidenza con il mondo esterno, pian piano infatti, come la fioritura di una rosa, il mondo ha iniziato a rivelarsi ai loro occhi meno brutto e crudele e più accoglienze e permissivo.
L’iniziativa di Olivia e Sneh è stata molto importante per il futuro di queste donne, poiché prima di tutto hanno potuto imparare una nuova lingua, quindi hanno mosso il primo passo all’interno della società anglosassone; sono state istruite nella cura dei fiori, ma non solo, perché infatti i membri di Bread & Roses hanno cercato di insegnare a quest’ultime varie competenze e capacità trasferibili e impiegabili in diversi ambiti lavorativi, in modo da ampliare la gamma di scelta e di opportunità; come ultimo aspetto, anche se forse il più rilevante, a queste donne è stata una seconda chance, diverse infatti hanno tentato il suicidio, ma con questo progetto hanno avuto la possibilità di lasciarsi alle spalle un passato travagliato e tumultuoso e di volgere lo sguardo ad un’Europa alcune volte sorridente e amica.