Quella metà di noi: chi non ha qualcosa da nascondere, ha almeno una verità da raccontare

La prima candidatura al Premio Strega per Paola Cereda si realizza in un inizio col botto: Quella metà di noi è il suo quinto romanzo ed è entrato a far parte della rosa dei dodici finalisti resa nota il 17 marzo durante una conferenza stampa all’interno della rassegna Libri Come.

La sua candidatura è stata proposta da Elisabetta Mondello, scrittrice, critica e insegnante all’Università La Sapienza di Roma, che ha definito il romanzo «intenso e coinvolgente» e ne ha sottolineato la linearità della lingua e la profondità che fa emergere le difficoltà contemporanee.

Il romanzo è ambientato a Torino, di cui si descrivono i quartieri e le strade popolate da personaggi fortemente caratterizzati dal luogo in cui sono cresciuti. È il caso della stessa protagonista, Matilde, che ha trascorso tutta la sua vita a Barriera di Milano, quartiere popolare a nord-est della città piemontese. La donna, vedova e insegnante di scuola elementare in pensione, lavora come badante per il signor Dutto, un ingegnere ex dirigente della Fiat, invalido a seguito di un ictus. Nella nobile casa del signor Dutto, in via Accademia Albertina, la vita di Matilde si incrocia non solo con quella del suo assistito ma anche della moglie Laura, giocatrice d’azzardo, e della domestica romena, Dora.

A stimolare le dinamiche del romanzo è la pretesa di settantamila euro da parte della figlia della protagonista, Emanuela, per salvare la sua attività di veterinaria. Pagina dopo pagina, questa richiesta permette di far luce sull’origine delle difficoltà economiche di Matilde e sulla ragione della necessità di continuare a lavorare malgrado la pensione. Uno scavo nel passato farà riemergere un segreto mai rivelato e, con una maggiore consapevolezza, Matilde sarà in grado di fare i conti con i suoi fantasmi – o, meglio, il suo fantasma, che porta il nome di Amedeo e molti anni in meno di lei – e di venirci letteralmente a patti.

In una trama senza particolari colpi di scena e con uno svolgimento sufficientemente prevedibile, ciò che impreziosisce questo romanzo è lo scavo e la descrizione della vita emotiva dei personaggi e dei rapporti umani che tra loro si instaurano. Emergono differenti forme d’amore, come quello conflittuale che lega Matilde a sua figlia e alle nipoti, catturate dalla tecnologia e incapaci di comunicare con la nonna; o quello tra la signora Laura e l’ingegnere, frutto di un matrimonio frettoloso e consolidatosi nel tempo in una complicità e cura nel bisogno; ancora, quello tra Laura e Dora, la domestica, che si scontrano quotidianamente per non ammettere la reciproca indispensabilità.

Quanto al rapporto tra Matilde e Amedeo, sebbene sia all’origine della storia, non viene particolarmente approfondito e questo fa sì che alcuni passaggi poco sviluppati della vicenda amorosa facciano pensare a una Matilde un po’ sciocca e in balìa degli eventi. D’altra parte, siamo di fronte alla storia di una donna che, dopo la morte del marito, ha colto l’opportunità di innamorarsi ancora e di riporre piena fiducia nel suo nuovo compagno. Forse un atto di leggerezza, ma senza dubbio di profonda umanità e l’umanità, senza pretese di perfezione, è ciò che caratterizza i personaggi di questo romanzo.

Quella metà di noi fa riferimento alla parte segreta di sé che non si mostra agli altri ma che maggiormente definisce la nostra identità. Tutti abbiamo dei segreti, «ci sono segreti che esistono per il piacere di non essere raccontati e altri che si trascinano appresso la vergogna». Quello di Matilde Mezzalama appartiene all’una e all’altra categoria: da un lato ha protetto il segreto della sua relazione amorosa per preservarne il valore, dall’altra l’ha nascosta per la vergogna dei troppi anni di differenza di età e poi per l’umiliazione di aver subito un abbandono. Quello che questo libro ci racconta è che prima o poi i segreti vengono a galla e ci costringono a farci i conti, a scoprirci nei confronti degli altri ma prima di tutto ai nostri occhi. In “quella metà di noi” ci sono anche i segreti che non vogliamo confessare a noi stessi.

Il linguaggio della scrittrice brianzola è posato, armonioso, pulito. Il romanzo si legge con facilità e immediatezza pur costringendo alla riflessione grazie a una profonda analisi dei rapporti umani e della loro evoluzione del tempo, dallo slancio sentimentale a un contratto vero e proprio tra le parti.

 


FONTI

P. Cereda, Quella metà di noi, Giulio Perrone editore, 2019

 

 

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