Giorgio Poi: chi l’ha detto che il cantautorato italiano è morto?

Certo, non è facile portare il peso di una definizione così altisonante: “cantautore”. Alcuni direbbero che il cantautorato non è cosa da poco e che di cantautori degni di questo nome in Italia non se ne vedano oramai da anni, forse da quando Guccini cantava la sua Avvelenata o da quando De André ci raccontava de La guerra di Piero.

Eppure, ci troviamo ogni giorno sommersi da nuovi giovani artisti che scrivono i loro testi e compongono la propria musica per poter condividere un pezzetto di sé con chiunque abbia voglia di ascoltarli.
Fra questi troviamo Giorgio Poi: piemontese, poco più che trentenne, con un passato in cui viaggi e musica si sono intrecciati in più di un’occasione. Dopo aver vissuto fra Londra e Berlino per diversi anni, torna in Italia e compone il suo primo disco, Non fa niente, pubblicato nel 2017.

Il primo disco

In questo primo disco ci racconta in modo delicato e leggero (ma non superficiale) pezzi della sua vita. Così, le delusioni amorose che ci racconta in Niente di strano diventano un po’ anche nostre e lo capiamo quando canta:

Con il cuore al rovescio e gli occhi fermi fuori dalla finestra ho dichiarato guerra a tutta la tua leggerezza. (Da Niente di strano)

È decisamente meritevole di attenzione anche il videoclip di Niente di strano il cui personaggio principale è interpretato da un attore di grande poliedricità e forza espressiva come Luca Marinelli, mentre la regia è curata da Francesco Lettieri, regista dallo stile profondamente riconoscibile che ha collaborato in passato anche con altri artisti allora emergenti, come Calcutta (con il quale ha collaborato anche Giorgio Poi per il singolo La musica italiana) e Liberato.

Allo stesso modo ascoltando Tubature, probabilmente il brano di maggiore successo del suo primo album, riusciamo a immaginare lo skyline di una città che ci appartiene e nella quale ci piace perderci.

Certo, lo scenario che ci si prospetta davanti è surreale: questa città, infatti, è piena di “bambole del gas”, “strane connessioni” e “cereali auricolari”. Nonostante tutto, però, Giorgio riesce a trasportarci in una dimensione parallela nella quale la “stranezza” di ciò che vediamo non è più rilevante. Il bisogno di cercare una spiegazione a queste immagini così poco usuali svanisce.

Il primo secondo disco

Il suo “primo secondo disco”, come l’ha definito lui stesso in un post sul suo profilo Instagram, è stato pubblicato l’8 marzo di quest’anno.

Si chiama Smog e ha in comune con Non fa niente i temi trattati che sono, ancora una volta, degli spezzoni di vita vissuta raccontata tramite accostamenti di parole improbabili ma azzeccati. Anche le sonorità sono decisamente riconoscibili come sue, con la chitarra fortemente presente e quella sua voce così particolare.

Possiamo forse notare una vena di pessimismo un po’ più marcata in questo caso. Prendiamo per esempio il singolo Stella che ha preceduto l’album:

Con il mento dentro un buco nero, un ragazzo ha capito che è vero che non ti puoi fidare nemmeno del cielo. Sembrava una stella, invece è un aereo. (Da Stella)

Una nuova generazione di cantautori?

Insomma, Non fa niente ha riscosso un successo inaspettato tra la critica e tra il pubblico, soprattutto se teniamo conto del fatto che si trattava del primo album dell’artista. Allo stesso modo Smog è stato molto atteso e accolto calorosamente poiché ha seguito un percorso vincente sulla scia delle premesse poste da Non fa niente.

Forse la sincerità, la delicatezza, la sensibilità, la semplicità e la controllata spensieratezza che traspaiono dalla sua musica sono state colte e apprezzate dagli ascoltatori e, forse, questo è quanto basta per annoverare Giorgio fra i cantautori del terzo millennio.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.