#fridaysforfuture e tutto quello che c’è da sapere sullo sciopero globale del 15 marzo

Il 15 marzo oltre un milione di studenti (e non solo) sono scesi nelle piazze italiane in risposta all’appello lanciato dalla sedicenne svedese Greta Thunberg, in quello che è stato il più grande sciopero globale contro il cambiamento climatico della storia. Più di cento nazioni e mille settecento città (europee, asiatiche, americane ed africane) hanno infatti partecipato all’iniziativa globale messa in moto dalla giovane attivista. Così, la generazione dei pigri, dei viziati, di coloro che non conoscono i sacrifici, la generazione dei Millenials, si è riversata nelle strade delle città di tutto il mondo con uno scopo ben preciso: rivendicare il proprio diritto ad avere un futuro. Come ha affermato la giovanissima Greta in un discorso tenuto alla Cop 24 di Catowice, davanti a dirigenti provenienti da tutto il globo:

non siamo venuti qui per pregare i leader a occuparsene. Tanto ci avete ignorato in passato e continuerete a ignorarci. Voi non avete più scuse e noi abbiamo poco tempo. Noi siamo qui per farvi sapere che il cambiamento sta arrivando, che vi piaccia o no.

Ma chi è Greta Thunberg?

16 years old climate activist with Asperger’s, questa la biografia che troviamo sulla pagina Instagram della giovane svedese, seguita dai due hashtag che dall’inizio accompagnano la sua lotta: #fridaysforfuture e #climatestrike. Anche se il fenomeno “Greta Thunberg” raggiunge la massima estensione nel 2019, la mobilitazione della ragazza risale all’agosto dell’anno precedente. Da sempre sensibile al tema dell’ecologia, dopo aver convinto la sua famiglia a diventare vegana, nell’estate 2018 la svedese rimane sconvolta dalla serie di incendi che avevano prostrato il Nord Europa. Inizia così la sua protesta, in questa fase ancora solitaria: a partire dal 20 agosto, ogni venerdì Greta sciopera da scuola per sedersi davanti al Parlamento svedese reggendo un cartello tanto semplice quanto efficace: “Skolstrejk för klimatet”, ovvero sciopero da scuola per il clima.

La nascita del movimento #Fridaysforfuture

L’immagine di Greta, appena quindicenne e paladina del Pianeta, fa il giro del mondo. I social diffondono le sue foto in ogni angolo della Terra. Sempre più giovani decidono di aderire ai suoi scioperi del venerdì, e Greta non è più sola. Le sue trecce diventano un simbolo di presa di coscienza, di richieste pressanti ai governi per garantire ai Nativi Digitali un futuro migliore.

Il 4 dicembre 2018 Greta viene invitata all’incontro Cop24 (vertice dell’Onu), tenutosi a Catowice, in Polonia, per affrontare la tematica del cambiamento climatico. Il suo discorso, di una lucidità estrema pur nella sua semplicità, viene ritwittato, likeato, rebloggato ovunque. Si tratta di primo passo verso la presa di coscienza globale: bisogna fare qualcosa.

Io ho imparato che non sei mai troppo piccolo per fare la differenza esordisce Greta, continuando poi così:

La nostra civiltà viene sacrificata per dare la possibilità a una piccola cerchia di persone di continuare a fare profitti. La nostra biosfera viene sacrificata per far sì che le persone ricche in Paesi come il mio possano vivere nel lusso. […] Voi dite di amare i vostri figli sopra ogni cosa, ma gli state rubando il futuro proprio davanti ai loro occhi. […] Non possiamo risolvere una crisi senza trattarla come una crisi: dobbiamo lasciare i combustibili fossili sotto terra e dobbiamo focalizzarci sull’uguaglianza e se le soluzioni sono impossibili da trovare in questo sistema significa che dobbiamo cambiare il sistema.

La polemica

Da allora la giovane attivista viene scaraventata al centro del discorso politico internazionale. E proprio questo è il suo obiettivo. Affetta da mutismo selettivo, Greta parla solo quando è strettamente necessario: e in questo momento lo è (come afferma lei stessa in un discorso tenuto al TEDTalk x Stockholm). Non si parla abbastanza di cambiamento climatico, e lo scopo della sedicenne è invertire questa tendenza, portare il surriscaldamento globale al centro dell’opinione pubblica globale. Purtroppo la notorietà è inevitabilmente accompagnata dalla polemica: Greta viene accusata di essere una semplice marionetta gestita dai poteri forti (quali le Banche), o anche un giocattolo nelle mani di una potente macchina ipocrita e lava-cervelli. A nulla sono valse le risposte dell’attivista, che afferma di parlare solo per sé stessa e, pur ricevendo il supporto di svariate associazioni, di agire sempre in forma gratuita.

Una nuova tempesta si è abbattuta sulla giovanissima attivista quando ha caricato sulla sua pagina Instagram una foto che la ritrae in treno, mentre pranza con due bottiglie di metallo, due banane e del pane confezionato nella plastica. La gogna mediatica degli haters si è abbattuta con violenza sulla giovane attivista, accusata di mangiare banane fuori stagione (sai che le banane non crescono nei supermercati) e soprattutto di servirsi di confezioni di plastica. Così c’è stato anche chi nei commenti ha augurato il cancro ad una sedicenne che lotta per garantire un futuro al nostro pianeta. La risposta di Greta non ha tardato a farsi sentire: stava affrontando un viaggio in treno di 32 ore per recarsi in Svizzera e partecipare al World Economic Forum di Davos, e quelli erano gli unici alimenti vegani disponibili sul mezzo di trasporto.

Ha davvero senso scagliarsi contro una ragazzina che ha come unico obiettivo risvegliare le coscienze riguardo i pericoli che la Terra sta correndo, e desidera migliorare le condizioni di vita di ogni abitante del globo?

Lo sciopero globale del 15 marzo

Fortunatamente la forza delle proteste silenziose di Greta supera la violenza dell’odio. Nella sola Italia un milione di studenti (ma anche adulti e bambini) sono scesi in piazza venerdì 15 marzo per rispondere all’appello lanciato da Greta a livello internazionale, dando vita allo sciopero globale per l’ambiente più grande della storia. Milano, Como, Pavia, Roma, Napoli, Torino… le strade delle principali città Italiane si sono riempite di giovani che hanno fatto sentire la propria voce reclamando il diritto ad avere un futuro sano, su un pianeta altrettanto sano. Non c’è un pianeta B, questo il motto della giornata. Ma sui cartelloni si leggevano molti altri slogan, dai più incisivi quali ci avete rotto i polmoni e as the ocean we rise, fino a quelli più ironici: put plastic in the Kardashians, not in our seas.

Così, anche in un paese demograficamente vecchio quale l’Italia, di cui i giovani costituiscono una minoranza generazionale, e nel quale il discorso politico è incentrato su argomenti come le pensioni piuttosto che sulle prospettive per il futuro, i Millenials si sono fatti avanti assieme agli studenti di tutto il mondo. La situazione deve cambiare, e questo cambiamento deve partire dal basso, da ognuno di noi.

In segno di riconoscimento per il suo impegno incondizionato, Greta è stata candidata al premio Nobel per la Pace 2019.


 

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