Mineko Iwasaki, storia di una geisha

Mineko Iwasaki, all’anagrafe Masako Tanaka, (nata a Kyoto il 2 novembre 1949), è stata una delle più famose geisha giapponesi dei suoi tempi, fino al suo improvviso ritiro avvenuto all’età di 29 anni. È famosa per avere ispirato il libro best seller “Memorie di una Geisha” di Arthur Golden. La donna, però, aveva accettato di collaborare a patto che la sua collaborazione non fosse resa nota. Invece Golden la citò nei commenti e in molte interviste; perciò, subito dopo la pubblicazione del libro, la donna querelò lo scrittore accusandolo di aver scritto un romanzo completamente diverso da quanto emerso dalle loro interviste. Mineko ha sempre affermato che lo scrittore ha distorto la realtà, in particolare per quanto riguarda l’aspetto della prostituzione ritualizzata; senza contare che molti personaggi e situazioni, in realtà positivi nella vita della geisha, vengono invece rappresentati negativamente nel libro. Pertanto, nel 2002 scrive la sua autobiografia intitolata “Storia proibita di una Geisha. Una storia vera” dove racconta la sua vita  definendosi una Geisha indipendente e padrona del suo destino, completamente diversa dalla vita della protagonista del romanzo. Da questo libro è stato tratto di recente un film giapponese chiamato “Hana Ikusa”.

La “vera” storia di una geisha
Mineko lasciò la sua casa natale a soli cinque anni per dedicarsi allo studio della danza giapponese tradizionale all’okiya (casa delle geisha) Iwasaki, nel quartiere Gion di Kyoto. Fu legalmente adottata dalla padrona dell’okiya, Madame Oima, e ne prese il cognome, Iwasaki, venendo inoltre scelta come erede della casa (atotori). Prese il nome di Mineko e iniziò giovanissima a prendere parte agli spettacoli delle Geisha nei ruoli marginali adatti ad una bambina, mostrando immediatamente innate doti per questo tipo di arti. All’età di quindici anni Iwasaki divenne maiko, ovvero apprendista geisha; mentre il 15 febbraio 1965, avvolta in un kimono di seta azzurro e arancio (i kimono arrivano a costare da cinque a settemila dollari per vestire una geisha), la giovane maiko, con i capelli acconciati a dovere in cima al capo e il volto sbiancato dal trucco pesante secondo la nota iconografia, affrontò il suo primo giorno da geisha. A ventuno anni, dopo essersi fatta una reputazione come migliore danzatrice e maiko del Paese, divenne ufficialmente geisha. La giovane donna diventò la più ricercata per la sua bravura nella danza, per l’eleganza e lo stile, per l’assoluta padronanza delle regole di una rigida etichetta.
Durante la sua carriera Iwasaki intrattenne numerose celebrità e esponenti politici di spicco, sia giapponesi che stranieri, e partecipò agli Zashiki organizzati per le visite ufficiali in Giappone della Regina Elisabetta e del Principe Carlo d’Inghilterra. La sua fama le procurò un vasto stuolo di ammiratori, ma anche invidie e pettegolezzi e addirittura un certo numero di aggressioni fisiche.
La donna racconta nel suo libro sia la rigida e tradizionalista vita delle geisha sia il suo quotidiano e i suoi rapporti con gli uomini: lei avrebbe potuto coltivare liberamente i suoi amori ma, a causa della mancanza di tempo materiale – voleva diventare la geiko migliore di Gion – e di un grave trauma (la tentata violenza da parte del nipote) ha allontanato da sé gli uomini e per molto temoiha chiuso il suo cuore all’amore e ai rapporti con il sesso opposto al di fuori del lavoro. Nel 1982, tuttavia, ha sposato l’artista Jin’ichirō Satō, che l’ha resa madre del figlio Kosuke nel 1983.

Il ritiro
La donna ha sempre lottato per la valorizzazione della figura femminile affinché fosse scevra da tutte le connotazioni negative che le venivano falsamente attribuite dalle fantasia di un mondo maschilista e perverso. Significativa è la sua continua esortazione  a non chiamare le sue colleghe geisha (“artista”) ma geiko, (“donna d’arte”), e tuttora definisce “ridicoli” coloro che considerano le geisha semplici prostitute. Tuttavia Iwasaki divenne progressivamente stanca del mondo rigidamente tradizionale delle geisha, specialmente a causa di quelle che lei vedeva come limitazioni nell’educazione, e si ritirò in giovane età, a soli 29 anni e all’apice della carriera. Iwasaki aveva sperato che questa mossa agisse come una provocazione, stimolando il mondo che ruotava attorno a Gion a scuotersi e ammodernarsi. Tuttavia l’effetto più evidente causato dal suo ritiro fu il corrispondente ritiro di altre settanta geisha che desideravano emularla, spingendola a chiedersi se non sia stata anche lei stessa, involontariamente, una delle cause che hanno innescato il forte declino numerico delle geisha negli ultimi anni. Con notevole coraggio e intraprendenza, dunque, si è opposta alle convinzioni che non le permettevano più di vivere in maniera autentica per scegliere di tornare a essere semplicemente una donna. Oggi conduce una vita molto riservata e appartata con la sua famiglia in Giappone.

 

FONTI:

Mineko Iwasaki – Rande Brown, Storia proibita di una Geisha, una storia vera, Newton Compton Editori, 2002

Nippop.it

Criticaletteraria.org

https://it.wikipedia.org

http://www.lefotochehannosegnatounepoca.it/

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