La rivoluzione del corteggiamento

La prima definizione di rivoluzione a cui si pensa in genere è quella di un movimento organizzato e violento che in alcune occasioni nel corso della storia ha portato a diversi cambiamenti importanti. Ma può essere rivoluzionario anche uno sconvolgimento di costumi e consuetudini.

Per secoli, le coppie si sono formate a seguito di un procedimento molto rigido: l’uomo chiede la mano della donna al padre; analisi patrimoniale; concessione. Un passaggio di proprietà insomma, in cui la donna non ha molta voce in capitolo, ma soprattutto in cui il corteggiamento è quasi del tutto inesistente: qualche pratico convenevole.

Per fortuna, con il tempo qualche dinamica è cambiata. Fino al secolo scorso le fasi da rispettare non erano poi tanto diverse, con l’aggiunta di qualche novità: comincia a esser preso in considerazione anche il parere della futura sposa, ci si conosce un minimo prima del grande passo, si fanno passeggiate (come ricorda la famosa canzone Io, mammeta e tu), ma il “corteggiamento” si ferma ad un mazzo di fiori e qualche cioccolatino.

Sembra assurdo, avendo ben chiara in mente la situazione attuale, pensare alle consuetudini del passato. Come si corteggia infatti al giorno d’oggi? Per cominciare a snocciolare questa annosa questione, si può possono prendere in considerazione un paio di periodi tratti da Wikipedia:

Il corteggiamento è considerato il mezzo con il quale attrarre la persona amata. Nel suo dispiegamento entrano in gioco fattori legati all’istinto ma anche complessi fattori antropologici o culturali.

Con ‘complessi fattori culturali e antropologici’ cosa vorrà mai dire Wikipedia?

Un famoso detto suggerisce “quando il maschio si fa avanti la donna lo ha già scelto”, un detto tanto vecchio quanto banale, che ancora oggi viene orgogliosamente ripetuto da ragazze e che perpetua il ruolo passivo che è stato sempre riservato alle donne nella scelta dell’uomo in tempi remoti: infatti la donna in questa situazione, sebbene sia interessata, non agisce per prima. Una vecchia costrizione sociale si è poco a poco trasformata in una consuetudine, che ha poi lasciato posto a una convinzione: l’uomo fa il primo passo. A questo dovrebbe poi seguire la fase di corteggiamento, che oggi corrisponde alle azioni più disparate, dai fiori ai regali. L’uomo, insomma, è colui a cui si affida tradizionalmente il compito di conquistare il cuore della donna, con una serie – non ben precisata – di gesti romantici.

E quando l’uomo non fa il primo passo? Il web offre numerosi consigli su come sedurre un uomo in modo passivo, facendo una differenziazione sugli approcci in base al sesso che perpetuano stereotipi di genere.

In fondo il corteggiamento è semplicemente un mezzo, non solo per attrarre, ma anche per esporre i propri sentimenti, che sono l’input per un gesto considerato romantico, dolce e a cui segue quel pizzicore che prede dalla testa allo stomaco. Il non sapere come la persona amata reagirà alimenta il nervosismo e la vergogna di un papabile rifiuto a volte può paralizzare e impedire di mettersi in gioco, soprattutto in una società che a volte continua a ripeterci – in un fastidioso binarismo di genere – che la donna non può fare il primo passo. Ma è bene tenere a mente che bisogna vivere i sentimenti senza il timore di essere rifiutati, perché nell’esporli sinceramente non c’è nulla di cui vergognarsi.


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