Educare al benessere psicologico nelle scuole: l’esperienza del Wellington College

Quando nel 1998 Martin Seligman, tra i più importanti psicologi del secolo scorso, divenne presidente dell’APA (American Psychological Association), si diede come obiettivo quello di incentivare lo studio del benessere psicologico, fino a quel momento trascurato dalle ricerche accademiche, che non avevano mai indagato in modo sistematico cosa caratterizzasse il funzionamento mentale delle persone che fioriscono e valorizzano il loro potenziale. Ci aveva provato prima solo la psicologia umanistica, ma senza indagare i propri costrutti in maniera rigorosa.

Di lì a poco, l’espressione Psicologia positiva (che non va confusa con le correnti di pensiero positivo in ambito new age) nacque ad indicare proprio l’insieme di ricercatori e clinici con questo interesse comune. Così, tra la fine del secolo scorso e l’inizio di questo, il numero di articoli accademici sulla psicologia del benessere è cresciuto enormemente, e con essi anche le applicazioni pratiche di quanto scoperto.

Tra i campi di applicazione c’è l’insegnamento di skills nelle scuole mirate ad accrescere il benessere psicologico degli studenti e a incrementare la resistenza allo stress. Da questo punto di vista le esperienze nei paesi anglofoni possono essere d’esempio anche per le scuole italiane, nelle quali troppo spesso, nei casi migliori, le uniche abilità psicologiche che vengono insegnate sono quelle relative all’intelligenza emotiva, e il resto si risolve in una blanda psicoeducazione – quando c’è- sulla sessualità, sull’uso di sostanze, sull’orientamento sessuale.

Un modello da prendere a riferimento potrebbe essere quello del Wellington College, nel Berkshire, non lontano da Londra: un’esperienza talmente significativa da essere presentata anche nel prestigioso Oxford Handbook of Happiness, edito dalla casa editrice della omonima università britannica.

Al Wellington college tutte le classi, a partire dal 2006, hanno, nei primi tre anni, delle lezioni quindicinali di psicologia della felicità, come parte integrante del programma scolastico. Ogni lezione inizia coinvolgendo gli studenti con un breve video, un gioco, o anche solo una domanda stimolante; quindi prosegue esplorando un aspetto particolare dell’essere umano, e poi arriva sempre il momento di una skill pratica da imparare: come ad esempio una regola di igiene del sonno per favorire l’addormentamento notturno. Infine, ogni lezione si conclude con una valutazione da parte di tutta la classe di quanto appreso.

Il programma triennale prevede che vengano affrontati sei moduli: il primo riguarda la salute fisica e spiega quanto sonno, dieta ed esercizio svolgano un ruolo chiave nell’accrescere il benessere psicologico percepito e la capacità di apprendere. Nel secondo modulo si lavora sulla capacità di coltivare le relazioni, ad esempio attraverso esercizi pratici su come ascoltare e rispondere costruttivamente. Il terzo modulo è sullo sviluppo di un atteggiamento mentale elastico e in grado di favorire il fronteggiamento degli stressors, senza precipitare in problemi di ansia e/o depressione: si spiega come riconoscere i modi di pensare rigidi e cambiarli. Il quarto modulo è sulle forze del carattere, ed è centrato sul favorire la comprensione nei ragazzi di quali siano le loro attitudini e di come valorizzarle. Il quinto modulo è dedicato a capire i condizionamenti culturali e a sviluppare un atteggiamento critico verso di essi. Infine il sesto modulo è dedicato a riflettere su senso e significato nella vita, nell’ottica di iniziare ad allenare gli studenti a fare scelte coerenti con i propri valori personali.

Tutto questo viene fatto trasferendo competenze metodologiche, basate sull’evidenza scientifica, per dotare ciascun alunno della capacità di farne l’uso che ritiene più opportuno per la propria fioritura.

Sebbene questo programma di educazione alla felicità venga svolto in un college privato e d’eccellenza, i contenuti dei moduli non richiedono strutture o materiali particolarmente costosi, si tratta quindi di un’esperienza relativamente facile da replicare e che è auspicabile possa essere presa ad esempio anche nelle scuole italiane.


FONTI

Morris I. (2013), Going beyond the accidental: happiness, education and the Wellington College experience, in David S., Boniwell I., Conley Ayers A. (a cura di), The Oxford Handbook of Happiness, Oxford, Oxford University Press

Seligman, M.E.P. (2002), Authentic Happiness: Using the New Positive Psychology to Realize Your Potential for Lasting Fulfillment, New York, Free Press


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