Magistratura Italiana Punta Chiesa

La magistratura italiana ora punta sulla Chiesa?

Nei giorni scorsi il magistrato Nicola Gratteri ha presentato la sua ultima fatica letteraria: il saggio Storia segreta della ‘ndrangheta scritto insieme ad Antonio Nicaso. Si tratta dell’ultimo di una lunga serie di testi che il procuratore ha dedicato al tema della storia della criminalità organizzata in Italia. Negli anni precedenti infatti ha scritto, sempre insieme a Nicaso, Il grande inganno. I falsi valori della ‘ndrangheta,  Acqua santissima. La Chiesa e la ‘ndrangheta: storia di potere, silenzi e assoluzioni insieme a molte altre pubblicazioni. Del resto Gratteri, procuratore antimafia di Catanzaro, è una delle figure che meglio conosce i meccanismi delle mafie italiane, avendo coordinato importanti indagini contro mafia, camorra, ‘ndrangheta.

Oltre che sul tema della criminalità in generale, Gratteri negli ultimi anni sembra essersi dedicato, soprattutto nelle sue dichiarazioni pubbliche, a indagare in modo particolare il rapporto problematico tra Chiesa e ‘ndrangheta, camorra e mafia. Non si contano negli ultimi anni suoi interventi sul tema. Nel 2014, per esempio, ha commentato con parole altisonanti l’affermazione di Papa Francesco “I mafiosi sono scomunicati”.

Da più di un secolo aspettavamo che un Papa pronunciasse il termine ‘ndrangheta, che un Papa scomunicasse i mafiosi.

Parole un pochettino fuori misura, se si considera che non molti anni prima Papa Benedetto XVI a Napoli si era appellato a Stato, scuola e istituzioni culturali per combattere il flagello della criminalità:

La scuola e il lavoro possono mettere i giovani in salvo dalla camorra

E a riguardo della mafia sono celebri le parole di Papa Giovanni Paolo II nella valle dei Templi ad Agrigento:

Dio ha detto una volta: non uccidere. Non può l’uomo, qualsiasi uomo, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio. Nel nome di Cristo, mi rivolgo ai responsabili: convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio!

Inoltre già nel 1944 (e poi ancora nel 1952) l’episcopato siciliano aveva punito con la scomunica l’appartenenza a gruppi criminali. Certo le zone d’ombra, l’acquiescenza di certa parte del clero non è mancata né mai mancherà (scomunica o meno).

In altre occasioni il magistrato anti-mafia ha avuto occasione di meglio precisare il suo pensiero in merito alla rivoluzione apportata da Papa Francesco. Per esempio, in un’intervista a Famiglia Cristiana nel 2017, ha detto, sempre riguardo alla scomunica di Papa Francesco alla ‘ndrangheta:

Il Papa, contravvenendo a convenzioni e rituali, ha strappato il discorso preparato e ha parlato a braccio. Ed è andato oltre sia alle parole di papa Wojtyla nella valle dei Templi ad Agrigento che alle frasi di papa Ratzinger. Francesco per la prima volta, più che ai mafiosi, si è rivolto ai vescovi e agli uomini di Chiesa. Da allora vedo le posizioni di alcuni vescovi molto più chiare e determinate contro la criminalità organizzata.

In quest’occasione la rivoluzione si è quindi spostata dalla riflessione filologica sull’uso o meno del termine ‘ndrangheta da parte dei Papi al destinatario dell’appello: con Papa Francesco si tratta della Chiesa stessa.

Quando nei giorni scorsi Nicola Gratteri ha presentato il suo ultimo libro questo percorso in un certo senso ha trovato il suo perfetto compimento: al TG2 è arrivato ad entrare direttamente in questioni puramente ecclesiali. Ha lanciato un appello al Papa a creare più cardinali per evitare che la sua rivoluzione possa essere bloccata da un eventuale successore intenzionato a “riportare tutto indietro”, dicendosi e mostrandosi preoccupato non tanto per eventuali minacce mafiose ai danni del Papa (come sarebbe legittimo per il suo ruolo) ma per questioni che interessano e sono di esclusiva competenza della Chiesa. Quindi, a ben vedere, è entrato a gamba tesa in questioni sulle quali non ha nessun titolo per parlare in veste ufficiale. Anzi, rappresenta un pericoloso precedente che un’autorità dello Stato pretenda di indicare chi, che cosa e come deve organizzarsi una realtà religiosa. Siamo di fronte a una riedizione postmoderna del giuseppinismo o del cuius regio eius et religio? Dopo la conquista della politica, la magistratura, in salda unione con una stampa sempre più vero e proprio quarto potere, è pronta a gettare un’OPA sulla Chiesa?

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