Freddie Mercury: Queen e moda

Freddie Mercury non è stato il pioniere dell’ondata glam rock Uk – prima di lui, infatti, ricordiamo Marc Bolan dei T Rex – ma sicuramente è stato un precursore del tempo odierno.

Negli anni ’60, frequenta il corso di grafica e design dell’Ealing College of Art e l’ambiente multietnico e frizzante di quel periodo è terreno fertile per il giovane figlio di immigrati, la swinging London pane per le sue fauci affamate di cultura, innovazione e cambiamento. Impazza, in quegli anni, la cultura hippy. La moda cambia. Mary Quant con la sua minigonna e gli abiti colorati spopola tra gli under 20. Il negozio Biba, gestito da Barbara Hulanicki, offre abbigliamento moderno e con forte connotazione contro-culturale. Hulanicki descrive, così, la sua clientela:

postwar babies who had been deprived of nourishing protein in childhood and grew up into beautiful skinny people: a designer’s dream. It didn’t take much for them to look outstanding.

Mentre le intenzioni di mercato sono le seguenti:

I didn’t want to make clothes for kept women, I wanted to make clothes for people in the street, and Fitz [marito della Hulanicki] and I always tried to get prices down, down to the bare minimum.

Il giovane Mercury è appassionato sostenitore della nuova ondata rivoluzionaria che utilizza il look non come componente marginale, ma anzi come accessorio strutturante.

L’ avventura musicale di Freddie Mercury inizia nel 1970 dall’incontro con il chitarrista Brayan May e il batterista Roger Taylor. Successivamente, precisamente nel 1971, si aggiunge alla formazione il bassista John Deacon. Passione e una visione del futuro estremamente limpida proiettano la band attraverso il tortuoso percorso dello show business. Mercury, in un’intervista del 28 luglio 1973 a Melody Maker (magazine musicale attivo fino al 2000), dichiara:

We’re confident people will take to us, because although the camp image has already been established by people like Bowie and Bolan we are taking it to another level. The concept of Queen is to be regal and majestic. Glamour is part of us and we want to be dandy. We want to shock and be outrageous instantly. We don’t want people to have to think of they like us or not, but to formulate an opinion the moment they see us.

Il gruppo ha una forte caratterizzazione live grazie soprattutto a Freddie, che unisce energie, grinta, sudore a una tecnica vocale sopraffina senza tralasciare il glamour, componente essenziale delle sue numerose personalità. Tramite look esagerati, a volte eccentrici, sopra le righe cerca di metterle tutte in scena.

Sul palco alterna tutine aderenti, tutine con pailettes (famosissima quella finita sulla cover del magazine Classic Rock), a giacche in pelle con spalline oversize e frange. Come non citare, poi, il travestimento da casalinga repressa (gonna in pelle, top rosa e enormi orecchini a disco) nel video della canzone I want to break free del 1984. Se a volte appare sofisticato e teatrale, in altri frangenti è semplice, acqua e sapone, senza però dimenticare la sensualità ottenuta con semplici jeans chiari e canottiera bianca a torace in vista.

Tutti questi eterogenei aspetti “Mercuryiani” sono tutt’oggi usati e reinterpretati da numerosi stilisti e case di moda. Dando un’occhiata alle sole collezioni autunno/inverno 2018 troviamo in Balmain, così come Faith Connexion, Redemption e AMIRI, chiari riferimenti alle giacche di Mercury, tutte spalline over e décor preziosi, mentre Moschino e Andreas Kronthaler per Vivienne Westwood hanno rivisitato le mantelle fluttuanti e le tute sinuose. Ann Demeulemeester e Saint Laurent hanno preso a prestito il torace a vista, nel primo caso semplicemente esibito, mentre nel secondo mostrato e glitterato. Hedi Slimane per Celine, invece, propone giacche di pelle in perfetto stile rockettaro.

La figura di Freddie Mercury si muove sopra i generi non curante dello status quo. Rompe gli schemi, esagera, distrugge e crea, in nome di un’espressione libera. Precursore di un abbigliamento laico genderless, unisce abiti femminili e maschili. Dichiara più volte la sua solitudine, intravista anche in alcune sfaccettature del recente biopic Bohemian Rhapsody, ma non per questo rinuncia alla sua anima. Forse è proprio questo suo mettersi a nudo con il pubblico che lo ha reso il mito che è stato. Anticipatore di mode, ieri oggi domani, ispirerà stilisti, musicisti e teatranti.


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