Creme solari nemiche della barriera corallina

Occhiali, telo, infradito e crema solare. Ecco l’abc per stendersi in spiaggia, godersi il sole e assaporare un po’ di brezza marina. Eppure nel vademecum del buon viaggiatore, un elemento danneggia inaspettatamente il fondale marino: la crema solare. Sicuramente sorprende pensare che una crema benefica, se non addirittura indispensabile, per l’uomo, possa disturbare il benessere marittimo.

Siamo giunti in un’epoca in cui quasi tutto quello che l’uomo ha inventato, a partire dal secondo dopoguerra a oggi, è diventato tossico e inquinante per il pianeta, quasi in maniera irreversibile. Grazie al boom economico degli anni Cinquanta e Sessanta, le case delle persone hanno iniziato ad accogliere una gran quantità di oggetti, solo per la smania consumistica che stava coinvolgendo tutta la società.

Le fabbriche producevano a un livello elevatissimo e probabilmente, pur di soddisfare la domanda sempre crescente di beni, qualche imprenditore si è dimenticato di fare attenzione alla salute dell’uomo e della terra. Forse è per questo che oggi la maggior parte delle economie mondiali è costretta a ripensare la produzione della maggior parte dei beni che ci circondano.

Tanto necessarie quanto (spesso) dannose

Questo stesso discorso vale anche per le irrinunciabili creme solari. Esse sono costituite spesso da octyl methoxycinnamate e oxybenzone, ossia un composto organico usato come fotostabilizzatore all’interno di molte protezioni solari; si tratta di una sorta di filtro chimico che protegge dai raggi UV.

Attraverso gli studi più recenti però, è emerso che questo componente potrebbe essere dannoso per gli esseri umani, perciò in molti suggeriscono di evitare prodotti che lo contengono. Oltre a essere pericoloso per la nostra salute, questo elemento sta diventando un problema per la barriera corallina. Laddove vi sono acque cristalline, il numero di turisti aumenta, e di conseguenza si moltiplica il numero di persone che si cospargono di lozione protettiva per evitare ustioni, aumentando i livelli di oxybenzone che vanno a disperdersi in acqua.

Le prime vittime: coralli e pesci

I coralli presenti assorbono questa e altre sostanze e quando la concentrazione è alta, si avvelenano. Il danneggiamento viene denunciato dal fatto che prima iniziano a sbiadirsi e poi smettono di riprodursi perché avvelenati, portando alla morte di tutto l’ecosistema di cui sono composti. Le piante marine che solitamente spuntano sui coralli, smettono di crescere e così anche tutti i pesci che depongono lì le uova perdono il loro “nido”.

I biologi marini hanno notato che anche i pesci che entrano in contatto con queste sostanze, modificano il loro comportamento sessuale. È stato stimato che ogni anno circa 14 mila tonnellate di crema solare si riversa in mare, inibendo la capacità dei coralli di riformarsi.

I primi governi intervengono

Per questo motivo nella repubblica di Palau (Hawaii), nello Yucatan in Messico e nei Caraibi, precisamente nell’isola di Bonaire, sono state vietate creme solari contenenti l’oxybenzone. Nelle Hawaii e nei Caraibi queste leggi entreranno in vigore rispettivamente nel 2020 e nel 2021. Quindi le maggiori case produttrici di lozioni solari sono già all’opera per adeguarsi alle nuove normative e utilizzare componenti come l’ossido di zinco e il biossido di titanio, dunque sostanze naturali che comunque garantiscono un’efficace protezione dai raggi ultravioletti. Nell’isola di Palau, come deterrente contro chi vende protezioni solari non a norma di legge sono previste multe fino a mille dollari. Considerando che l’uomo inquina già abbastanza di per sé, è importante che si prendano misure preventive, prima di giungere a un punto in cui vedremo la barriera corallina soltanto in vecchie fotografie.

Non è banale preoccuparsi anche delle conseguenze economiche che potrebbe causare la perdita di una bellezza simile. Milioni di visitatori giungono ogni anno in quelle terre paradisiache per ammirare i fondali marini mozzafiato. Zone come quelle, spesso, riescono a soddisfare le proprie esigenze economiche proprio grazie al turismo e senza di esso, oltre alla barriera corallina, anche la popolazione locale ne soffrirebbe. È importante che si faccia una giusta campagna informativa tra le persone, così da evitare di arrivare a un punto di non ritorno.

Sarebbe molto più impegnativo per i governi cercare di riportare in salute i coralli, piuttosto che prevenirne la morte. La soluzione è possibile e sembrerebbe essere a portata di mano, in quanto anche i prodotti con sostanze naturali, proteggono la pelle allo stesso modo. Una giusta informazione associata a creme solari rispettose della natura, potrà permetterci di ammirare a lungo delle bellezze che madre natura ha creato per essere ammirate, di certo non distrutte.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Un commento su “Creme solari nemiche della barriera corallina”