BookCity 2018: il racconto della serata inaugurale

Ieri mattina, si è aperta la settima edizione di BookCity, la manifestazione milanese dedicata al mondo dei libri e dei lettori che ogni anno riesce ad alzare l’asticella delle aspettative e a raggiungere nuovi record. Come da tradizione, la prima giornata della kermesse è stata interamente dedicata al mondo delle scuole e delle università. Diversi sono infatti gli incontri che si sono tenuti nei principali atenei milanesi. È innegabile, però, che sebbene tutti gli eventi fossero di grande interesse, l’appuntamento più atteso della giornata sia stato quello al Teatro Dal Verme, consueta location della serata inaugurale di BookCity.

Noi de Lo Sbuffo ci siamo stati e ora ve la raccontiamo.

La serata si apre in musica con l’esibizione di Paolo Jannacci che delizia il pubblico con l’interpretazione piano e voce del brano Parigi di Paolo Conte. «È un brano tanto caro a me e alla mia famiglia» dice Jannacci, ricordando così anche il padre Enzo, che con la sua musica e il suo teatro ha fatto grande Milano.

Prende poi la parola Piergaetano Marchetti, presidente del comitato organizzativo di Bookcity, che ancora una volta sottolinea il potere aggregativo di questa manifestazione basata sulla capillarità metropolitana; conclude poi ringraziando tutti coloro che lavorano al funzionamento di Bookcity, ma soprattutto le centinaia di volontari di ogni età che dedicano quattro giornate intere alla kermesse e dunque alla valorizzazione della letteratura.

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Jonathan Coe sul palco del Teatro dal Verme

Non mancano i momenti commoventi; prima ancora che la serata entri nel vivo, Marchetti spende giustamente qualche minuto per ricordare due personalità monumentali dell’editoria italiana venute a mancare recentemente: Inge Feltrinelli e Cesare de Michelis. Poco dopo sale sul palco il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che conferisce il Sigillo della Città di Milano allo scrittore britannico Jonathan Coe, ospite d’onore di questa serata inaugurale. Coe adora l’Italia e il capoluogo lombardo soprattutto per il cibo e per l’affetto dei suoi lettori.

«Sono venuto in Italia per la prima volta nel 1995, sono passati oramai ventitré anni e ho imparato a dire soltanto due parole in italiano: grazie e grazie mille»

dichiara ironicamente lo scrittore a Barbara Stefanelli, vicedirettrice de Il Corriere della Sera, che lo intervista circa il suo ultimo romanzo Middle England, uscito proprio ieri per Feltrinelli.

«È un libro sulla distanza che da due anni a questa parte si è instaurata tra l’Inghilterra e il resto dell’Europa. Spero tanto che i miei libri facciano capire ai lettori che nulla è perduto, c’è ancora possibilità di dialogo tra di noi»

afferma Coe, raccontando di come il romanzo sia nato proprio due anni e mezzo fa, all’indomani della Brexit. «Volevo scrivere un nuovo romanzo, molti mi dicevano di scrivere un libro sulla Brexit e questa cosa era noiosissima. Non si può scrivere un libro sulla Brexit, Brexit non può essere considerata il tema di un romanzo.» Si potrebbe dire che parla di esseri umani e di relazioni ai tempi del divorzio tra Inghilterra ed Europa, semmai. «Lei è arrabbiato per quello che sta succedendo nel Regno Unito?» domanda Stefanelli a Jonathan Coe, che risponde di essere confuso più che arrabbiato.

«Oggi ho controllato le news su internet ogni mezz’ora per capire se avessimo ancora un Primo Ministro»

continua lo scrittore, dichiarandosi preoccupato per la delicatissima situazione in cui riversa il suo paese. Nello specifico, il celebre autore si riferisce al clima di tensione degli ultimi giorni, dovuto al rischio che Theresa May si dimetta dall’incarico (per quanto l’atmosfera incandescente da qualche anno non sia una novità per il governo inglese). La conversazione prosegue su questi temi e ancora Coe si scaglia contro la Brexit, affermando che agli inglesi è sempre interessato poco dei rapporti con l’Unione Europea fino al 2016, quando, chiamati a esprimersi, hanno sicuramente frainteso la domanda del referendum, leggendola come se il quesito reale fosse: «Sei felice con la vita che stai vivendo?». La risposta della maggioranza è stata un secco no. Coe non dimentica di ricordare Jo Cox, la parlamentare uccisa una settimana prima del referendum britannico da un nazionalista. In conclusione, fa una grande dichiarazione d’amore alla musica. «La musica è sempre presente nei miei romanzi. Adoro il folklore inglese e gli Smith, se non fosse che Morrissey – il leader della band – ha votato a favore di Brexit.»

Si chiude così la serata inaugurale di Bookcity 2018. Ora la giostra è ufficialmente partita, la città è invasa dai libri, ricoperta di parole. Non mancate di partecipare agli eventi della kermesse. Noi ci saremo, seguiteci sulla nostra pagina Instagram per scoprire quali eventi seguiremo più da vicino.

Buon Bookcity a tutte e a tutti!

 


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Immagine 1 by Lo Sbuffo

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