Il lato oscuro delle fake news

A partire dall’ascesa al potere di Hitler nel 1933, la Germania subì un fortissimo indottrinamento psicologico, condotto dal ministero per la propaganda retto da Goebbels, uomo spietato e adulatore di Hitler. Grazie ai milioni di finanziamenti utilizzati per la propaganda, l’intera vita dei tedeschi nazisti era impregnata dall’ideale nazionalsocialista. I film, tanto amati sia da Goebbels sia da Hitler, rappresentavano un idilliaco mondo tedesco abitato solamente dalla pura razza ariana e infondevano, soprattutto ai più piccoli, ingenui e liberi da pregiudizi, un senso di appartenenza esclusivo, entro il quale ebrei, zingari, rom e omossessuali non potevano entrare. Sulle riviste e sui fumetti, l’uomo nero era identificato con l’ebreo; si instillava nei giovani la paura e l’odio verso quella razza, basandosi su informazioni assolutamente falsificate. Fu proprio grazie alla propaganda, fondata sulla falsità, che in Germania si radicalizzò l’apologia nazista. Venivano mostrate al popolo cartine geografiche, appositamente modificate in cui gli aerei stranieri erano schierati lungo il confine tedesco per dare l’impressione che la Polonia e la Slovacchia stessero per colpire attraverso un’azione militare la Germania e, quindi, per preparare l’opinione pubblica all’imminente invasione della Polonia, giustificata anche con un finto attacco alla radio tedesca a Gliwice da parte delle SS travestite da soldati polacchi il 31 agosto 1939, il giorno precedente dell’invasione tedesca.

Si può quindi constatare che l’epoca delle fake news non appartiene solamente agli ultimi due o tre anni, bensì ha radici ben più lontane e profonde. Ebbene sì, il potere nazista era fondato praticamente su fake news. La propaganda faceva credere al proprio popolo ciò che il regime voleva, così come agisce la logica delle fake news. Chi legge un articolo fasullo spesso è propenso a credervi, poiché quella specifica notizia conferma ciò che egli stesso vuol credere oppure conferma un pregiudizio che si ha nei confronti di, per esempio, un determinato personaggio pubblico. Ed è lo stesso modo in cui agiva la propaganda nazista: attraverso messaggi, spesso non troppo subliminali, venivano date informazioni alle persone per alimentare o instillare pregiudizi. La logica con cui agiscono le fake news, benché non sia la stessa, si rispecchia molto con quella della propaganda per quanto riguarda gli effetti sulle persone.

Escludendo approssimativamente gli under 25, la maggior parte degli utenti su Facebook, Twitter, Instagram, Whatsapp, non si rendono conto che ciò che stanno leggendo sia una falsità e proprio a causa di ciò la notizia può raggiungere altissimi numeri di condivisioni, con effetti tutt’altro che positivi. Infatti il problema delle fake news non deve essere sottovalutato, poiché a causa della velocità con cui si diffondono le informazioni, si può mettere in difficoltà l’intero sistema informativo. In alcuni paesi, come l’India, il governo ha dovuto prendere provvedimenti seri per risolvere il problema, poiché attraverso le false informazioni si sono generati fenomeni preoccupanti a causa della diffusione di un messaggio tramite whatsapp in cui si avvertiva la popolazione di prestare attenzione perché si aggiravano ladri di bambini. Questa notizia ha suscitato un sentimento di paura e timore contro qualsiasi forestiero che entrava nei villaggi e, di conseguenza, la folla è arrivata ad auto proteggersi aggredendo lo straniero scambiato per criminale.

Questa è una dimostrazione significativa degli effetti che la circolazione di informazioni false su ampio raggio può scatenare. Allarmismo e complottismo sono due essenze di cui si nutrono gli autori di fake news. A questo proposito, negli ultimi anni si sono moltiplicate le teorie complottiste, ma soprattutto si è diffusa la tendenza ad essere diffidenti verso qualsiasi informazione che ci viene comunicata. Dietro ad ogni elezione politica, miglioramento delle conoscenze aerospaziali, scientifiche, ecc., si scatena un marasma di utenti che sul web condividono la loro più discutibile teoria complottista e tutto ciò non fa altro che instillare nelle persone il dubbio di veridicità dietro a qualsiasi notizia.

La diffusione di informazioni fasulle può nascere dalla volontà di qualche società, creata appositamente per favorire un certo candidato politico rispetto a un altro, immettendo in rete migliaia di post che avvantaggiano il proprio favorito, portando avanti una propaganda scorretta. In questo caso è sempre molto difficile per gli amministratori dei vari Social Network bloccare la propagazione di tali post, anche perché fino a poco tempo fa c’era la paura di ledere la libertà di espressione. Gli amministratori di Facebook o Twitter ad esempio avevano il timore di agire come giudici supremi con il compito di decidere quale informazione pubblicare e quale invece oscurare. Il problema sempre più sentito, soprattutto dopo le vicende accadute in merito alle elezioni politiche del 2016 negli Stati Uniti, quando trionfò Donald Trump, hanno fatto sì che gli amministratori dei vari social abbiano detto basta. In quell’occasione la società Cambridge Analytica era stata coinvolta dallo stesso Trump per raccogliere informazioni degli utenti Facebook, utili per la propria campagna elettorale; in realtà si teme anche un possibile coinvolgimento della società per aver favorito Trump e gettato discredito contro la Clinton, pubblicando post in favore del tycoon. Dato questo fatto, Facebook e Twitter hanno deciso di porre un freno all’uso improprio della loro piattaforma, bloccando attraverso complicati algoritmi la diffusione di tali notizie.

Il problema non è circoscritto a Facebook. Se ci fermiamo un attimo a riflettere, anche su Youtube assistiamo ad un atteggiamento analogo. Ormai spopolano centinaia di persone che condividono una parte di sé facendo video sui più svariati argomenti. Alcuni di essi riescono a raggiungere una visibilità tale da chiamarli youtuber e il problema può sorgere proprio in questa occasione. Immaginiamo una situazione in cui uno youtuber sia appassionato di politica e inizi nei suoi video a discutere di tale argomento, favorendo uno schieramento politico. I suoi iscritti ascolteranno i suoi video e probabilmente ne saranno influenzati e magari inizieranno a pensarla proprio come lui. Teniamo presente che oramai viviamo in un mondo in cui si insegue il proprio idolo ad occhi sbarrati, senza mai mettere in dubbio ciò che ci comunica. Il nostro cervello entra in un’ottica del tutto sbagliata in questi casi, inconsciamente tendiamo a credere a qualsiasi informazione che ci viene comunicata anche se detta da uno youtuber e o proprio perché è “famoso”, siamo automaticamente portati a credervi. La colpa non è del ragazzo/a che ha voluto esprimere la propria idea, la libertà di espressione deve essere sempre rispettata, la colpa sta in chi recepisce tali informazioni assimilandole come corrette, senza preoccuparsi di verificarne l’effettiva veridicità, favorendo magari la trasmissione di falsità.Secondo i dati più recenti gli under 25 riescono a capire quando si tratta di una fake news soprattutto in base al nome del link, infatti se si tratta di “www.verenotizie.com” oppure “www.tuttiicriminidegliimmigrati.it”, nei ragazzi sorge il dubbio di essere di fronte a siti non proprio affidabili. I giovani d’oggi inoltre, una volta letta la notizia, prima di condividerla o commentarla, si ritagliano del tempo per appurarne l’attendibilità; questa abitudine invece non è propria degli over 25, i quali dichiarano apertamente di non saper riconoscere una fake news e di essere pigri nel non accertarsi della sincerità dell’articolo letto sul web. I più giovani per di più, si riservano l’accortezza di denunciare agli amministratori dei Social Network la presenza di articoli fake, consentendo loro un monitoraggio più ampio.

Il problema delle fake news dunque, non deve essere sottovalutato. L’esperienza nazista, diffusasi a livelli troppo estesi grazie anche ai milioni spesi per la propaganda, ne è un chiarissimo esempio. Qui non si sta sostenendo che se non verranno presi provvedimenti più rigidi, potremmo ricadere in un regime totalitario. Il punto d’osservazione è un altro: colui che intende sfruttare la disinformazione sui social secondo i propri fini, ha un campo molto ampio d’azione e può diventare assai pericoloso. Ognuno di noi deve fare attenzione a quali mezzi di comunicazione affidarsi per avere della sana informazione, infatti, internet, pur essendo un’infinita risorsa, non dovrebbe sostituire telegiornali, radio e quotidiani. Bisogna evitare di dare autorevolezza a tutto ciò che circola in Internet.

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